Investimenti esteri, i mercati tornano a scommettere sull’Italia

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Significativo balzo in avanti per l’Italia nella capacità di attrarre investimenti esteri. L’Aibe Index, l’indice sintetico che misura l’attrattività del sistema-Italia, passa infatti da un valore di 33,2 registrato nel 2014 all’attuale 47,8 lungo una scala che va da un minimo pari a 0 a un massimo pari a 100, segnando così un incremento di oltre 14 punti. L’indice è elaborato a partire dalla rilevazione realizzata tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 dal Censis con l’Aibe (Associazione Italiana delle Banche Estere) su un su un consistente e autorevole panel composto da manager di imprese multinazionali, investitori istituzionali presenti nel nostro Paese, studi legali che supportano le iniziative di investimento e membri qualificati della stampa estera. 
 
Merito del Jobs Act
Per il 72% del panel l’Italia è diventata più attrattiva rispetto ai sei mesi precedenti la rilevazione e solo il 3% ha percepito invece un peggioramento. Secondo l’85% dei rispondenti sono le grandi riforme, come quella del mercato del lavoro e quella del sistema elettorale, che possono favorire l’attrattività dell’Italia per gli investitori esteri. Per il 59% l’Expo ha contribuito all’aumento del grado di attrattivita’ del nostro Paese. 
L’allentamento del rigore della politica economica europea non è considerato invece un fattore rilevante, se non dal 13%. Il 49% ha riscontrato invece nei ritardi nella digitalizzazione del nostro Paese la causa di un impatto negativo sull’attrattività. Per il 41% manca una strategia generale per la competitività del sistema-Paese.
l giudizio sul Jobs Act è positivo per la maggioranza del panel. Il 42% riconosce che la riforma ha introdotto una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e ha consolidato la crescita occupazionale. Per un ulteriore 13% la riforma può garantire incrementi occupazionali e, nello stesso tempo, una maggiore stabilità per le imprese e le risorse umane. 
 
States, Regno Uniti e Germania sul podio
Su una scala dell’attrattivita’ per un investitore straniero che va da un punteggio minimo pari a 1 fino a un massimo pari a 10, al primo posto si collocano gli Stati Uniti con un punteggio di 8,15, ritenuti dagli investitori il Paese con la maggiore affidabilità nel medio-lungo periodo. Seguono il Regno Unito (7,82) e la Germania (7,77). Cina e Francia sono sopra la sufficienza con un punteggio rispettivamente di 6,85 e 6,51. L’Italia registra un punteggio pari a 5,72, preceduta da India (5,87) e Spagna (5,85). In fondo alla classifica, il Brasile (4,74) e la Russia (4,59). L’attenzione degli investitori esteri si concentra prevalentemente sul funzionamento della macchina pubblica e sulle diseconomie procedurali. Il nostro Paese e’ in grado di rispondere solo parzialmente al profilo ottimale delineato dal panel. 
Per il 74% dei rispondenti, i fattori prioritari su cui l’Italia dovrebbe intervenire per migliorare la capacita’ di attrarre investimenti sono la normativa e la burocrazia, per il 61,5% il carico fiscale, per il 44% i tempi della giustizia civile. Le debolezze del sistema-Italia vengono individuate, infatti, nei tempi troppo lunghi della giustizia civile (promossa appena dal 2,6% del panel), nella farraginosità delle procedure normative e burocratiche (ritenute non disincentivanti appena dal 2,6%), quindi nel carico fiscale (conveniente solo per il 5,3%). L’attrattività dell’Italia, invece, e’ dovuta principalmente alla qualità delle risorse umane (giudicate con un punteggio di 8,11 lungo una scala da 1 a 10), alla solidità del sistema bancario (7,24), alla stabilita’ politica (5,97), all’efficacia dell’azione di governo (5,95), alla disponibilita’ di reti e infrastrutture logistiche (5,82), alla flessibilità del mercato del lavoro