Isis: Siria smentisce massacro rapiti

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Fonti militari siriane citate dall’agenzia governativa Sana hanno smentito di aver diffuso una notizia riguardante l’uccisione di 175 lavoratori rapiti nei giorni scorsi dall’Isis a nord-est di Damasco. “L’esercito non ha mai emesso alcun comunicato sulla sorte dei lavoratori”, hanno affermato le fonti, dopo che alcuni media avevano dato la notizia del massacro citando appunto fonti militari di Damasco. La Sana, come aveva fatto ieri, continua a parlare di 300 lavoratori rapiti nella fabbrica Al Badia, vicino alla cittadina di Dumair, circa 50 chilometri a nord-est di Damasco. Altre fonti parlano di un numero inferiore di sequestrati. Tra queste l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), secondo il quale sarebbero circa 170 gli operai finiti nelle mani dello Stato islamico, mentre 140 sarebbero riusciti a fuggire. Una fonte al ministero dell’Industria siriano, anch’essa citata dalla Sana, ha detto che lo stesso ministero “si tiene in contatto con l’azienda e le parti coinvolte per sapere dove si trovano i lavoratori sequestrati e cercare di farli rilasciare”.

Fonti militari siriane citate dall’agenzia governativa Sana hanno smentito di aver diffuso una notizia riguardante l’uccisione di 175 lavoratori rapiti nei giorni scorsi dall’Isis a nord-est di Damasco. “L’esercito non ha mai emesso alcun comunicato sulla sorte dei lavoratori”, hanno affermato le fonti, dopo che alcuni media avevano dato la notizia del massacro citando appunto fonti militari di Damasco. La Sana, come aveva fatto ieri, continua a parlare di 300 lavoratori rapiti nella fabbrica Al Badia, vicino alla cittadina di Dumair, circa 50 chilometri a nord-est di Damasco. Altre fonti parlano di un numero inferiore di sequestrati. Tra queste l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), secondo il quale sarebbero circa 170 gli operai finiti nelle mani dello Stato islamico, mentre 140 sarebbero riusciti a fuggire. Una fonte al ministero dell’Industria siriano, anch’essa citata dalla Sana, ha detto che lo stesso ministero “si tiene in contatto con l’azienda e le parti coinvolte per sapere dove si trovano i lavoratori sequestrati e cercare di farli rilasciare”.