Istat, famiglie sempre più piccole anche nei grandi comuni del Mezzogiorno

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Nei 26 comuni con più di 150mila abitanti il numero di famiglie è passato da 5.073.253 del Censimento 2011 (20,6% del totale delle famiglie) a 5.491.564 del Censimento 2019 (21,2%), la popolazione in famiglia da 11.256.535 residenti (19,0%) a 11.608.316 (19,6%). In questa tipologia di comuni le famiglie sono cresciute dell’8,2% (+5,0% a livello nazionale) mentre il numero medio di componenti si attesta a 2,11 da 2,22 del 2011. È quanto emerge dal Censimento Istat permanente della popolazione: le famiglie in Italia 2018 e 2019 di Istat. Solo il comune di Messina perde contemporaneamente famiglie (-2,1%) e popolazione in famiglia (-6,4%) tra il 2011 e il 2019. Torino, Genova, Venezia, Trieste, Livorno, Napoli, Bari, Taranto, Reggio di Calabria, Palermo registrano invece un aumento del numero di famiglie e al contempo una riduzione della popolazione in famiglia. Nei restanti comuni aumenta sia il numero di famiglie che la popolazione in famiglia; tra questi Milano, Parma, Roma, Cagliari spiccano per una crescita delle famiglie superiore al 10%.
Nel confronto con il 2011 gli andamenti tra i capoluoghi e gli altri comuni della provincia risultano differenziati. Ad esempio, per le province di Ravenna, Perugia e Catania il grande comune guadagna popolazione e gli altri comuni la perdono. Il contrario si verifica a Venezia dove sono gli altri comuni della provincia a incrementare la popolazione mentre il grande centro registra un calo.Nel 2019 il numero medio di componenti per famiglia va dal minimo di circa 1,9 a Milano, Genova, Trieste e Bologna a valori superiori alla media nazionale a Reggio di Calabria (2,37), Catania (2,35) Prato e Palermo (intorno a 2,5) fino al massimo di Napoli (2,57).Nel confronto tra 2011 e 2019 emerge una decisa variabilità geografica: il numero medio di componenti rimane costante in alcuni comuni del Nord, in particolare dell’Emilia-Romagna – Parma, Reggio nell’Emilia, Modena e Bologna – che già al censimento 2011 presentavano un’ampiezza familiare in media più bassa. Si riduce in modo consistente a Napoli, Bari, Taranto, Reggio di Calabria e Cagliari, a conferma di un processo di frammentazione che interessa anche aree in passato caratterizzate da una dimensione familiare più estesa.
Nei 26 grandi comuni, che hanno una distribuzione diversa rispetto alla media nazionale, prevalgono le famiglie monocomponenti (42,6%, in crescita dal 37,4% del 2011), seguite da quelle con 3-5 componenti (30,8%) e con 2 componenti (25,4%). Rispetto alla media nazionale è invece più bassa la quota di famiglie con 6 componenti e più (1,2% contro 1,4%). Le famiglie con due componenti si riducono in misura maggiore nei comuni di Torino, Venezia, Padova, Trieste, Bologna, Firenze, con picco negativo a Milano (-5,3 punti percentuali), mentre aumentano a Palermo e Messina.Tra i 12 comuni che hanno una quota di famiglie monocomponenti superiore alla media delle città più grandi (42,6%), due sono localizzati nel Centro Italia (Firenze e Roma), uno è nel Mezzogiorno (Cagliari) e nove sono al Nord (Torino, Milano, Brescia, Genova, Verona, Venezia, Padova, Trieste, Bologna). A Milano e Bologna queste famiglie superano il 50% del totale.Le famiglie unipersonali sono generalmente più frequenti nei comuni capoluogo rispetto al resto della provincia, con le eccezioni di Livorno, Palermo e Messina. La situazione si presenta differenziata per le famiglie di due componenti che nel Mezzogiorno sono relativamente più numerose nei grandi centri urbani (ad eccezione di Catania) mentre al Centro-nord sono maggiormente rappresentate nel resto della provincia (fanno eccezione Parma e Livorno). Le famiglie di dimensioni medie (3-5 componenti) hanno sempre un peso relativo maggiore nel resto della provincia (eccezioni Livorno e Messina), lo stesso accade per quelle numerose (ma non a Prato, Perugia, Taranto, Palermo, Messina e Catania).