Italia alla vigilia di una guerra civile ma nessuno sembra accorgersene

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in foto la Camera dei deputati

Sempre più frequentemente situazioni che erano rimaste incagliate per tempi biblici o quasi, trovano uno sblocco determinato da altre emergenze che, in qualche modo, hanno punti di contatto con le stesse. Affrontando lunedì l’argomento salario minimo, il particolare che, riferendosi all’ Italia, stride maggiormente è che essa sia compresa in quel 20% circa di paesi EU che, fino a poche ore fa, per un motivo o per un altro, avevano da tempo lasciato nelle retrovie l’argomento. In campagna ricorre spesso l’accompagnare tale fenomenologia con il commento:” ciò che non accade negl anni, finisce col concretarsi in poche ore. Così, martedì mattina all’ alba, dopo una nottata di lavoro, la Commissione EU ha varato qualcosa che riguarda la materia.È bene precisare che, da quel poco che si è appreso in via ufficiosa, non si tratta nè di una direttiva nè di un provvedimento vincolante. Sembrerebbe piuttosto essere qualcosa del genere linee guida, non vincolanti per i paesi ma che possano orientare una revisione della struttura dei contratti di lavoro e delle buste paga. Ancora più sinteticamente, una revisione radicale delle componenti che costituiscono la voce di bilancio “costo del lavoro”. Senza trascurare le variazioni sul tema come gli appesantimenti del tipo cuneo fiscale. Se tale ipotesi si avvicina alla realtà, significherà che ciascun paese della EU potrà muoversi per la bisogna tra cinquanta sfumature se non di grigio, di elaborazioni della materia grigia di ciascuno staff di addetti ai lavori. E si potrà accettare il paragone di quanto appena fatto dalla commissione EU con la mucca primipara che, per partorire il vitellino impiega più tempo del necessario perchè intende farlo bene. Anche se, giustamente, sarà presa con una smorfia da parte dei destinatari più assillati dalla scarsezza di mezzi per arrivare a fine mese, non è pensabile nemmeno per ipotesi che un aumento in busta paga tout court, soprattutto in Italia, possa avere più senso che tentare di dipingere il cielo. È chiaro che operazioni di tale portata non possono essere valutate a prescindere dagli aggiustamenti con altre importanti tematiche quali il fisco, la rappresentanza sindacale e, soprattutto, con l’adeguamento della produttività a quella degli altri paesi della casa comune già a regime, così da costituire una certa omogeneità tra realtà sociali decisamente diverse. Non è un argomento che si potrà risolvere con pochi aggiustamenti, né si potrà fare tabula rasa di tante relazioni sindacali incardinatesi fin dall’immediato dopoguerra. Intanto la misura è pressoché colma e la possibilità che gli italiani si stiano avvicinando sempre più se non a una vera e propria guerra civile a qualcosa che le somiglia da vicino, ancora non è stata messa a fuoco nella maniera giusta. Se è vero, come sembra che sia, che l’impegno più impellente dell’umanità intera debba essere quello di produrre ricchezza, sia per colmare il vuoto che stanno lasciando la pandemia e la guerra, sia di una quantità dello stesso per finanziare nuovi investimenti, esso passa per una nuova concezione di come vada espletato il lavoro. Più precisamente, accanto alla visione dei popoli del nord Europa, che vuole che bisogna lavorare per vivere, sottinteso “sempre meglio”, e non il contrario, si dovrà aggiungere che l’intera concezione del lavoro andrà rivista criticamente. Se, come sembra stia accadendo, il lavoro da remoto continuerà a essere la spinta al cambiamento, avranno ulteriore conferma le teorie di Jeremy Rifkyn sulle modalità di svolgimento del lavoro senza andare in fabbrica da parte di molti. Non sarà una forma di realizzazione di quanto fu visibile a fine anni sessanta nel famoso film di Stanley Kubrick 2001 Odissea nello Spazio, dove l’equipaggio di un’ astronave era condizionato da un’intelligenza artificiale. Si tratterà comunque di qualcosa che gradatamente finirà per somigliare a quella fiction sempre più, sia nel bene che nel male.