Jabil di Marcianise, trasferimento in Sardegna per 23 ex dipendenti. Sindacati furiosi: Accordi disattesi

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Brusca frenata per il progetto di ricollocamento e reindustrializzazione degli ex lavoratori della multinazionale dell’elettronica Jabil, che ha lo stabilimento a Marcianise, in provincia di Caserta, e che attraversa da oltre due anni una grave crisi produttiva che l’ha costretta a licenziare 220 dipendenti e a ricollocarli in altre realtà, pagando sostanziosi incentivi. L’azienda sarda Orefice Generators, che realizza generatori elettrici, e che oltre un anno fa aveva assunto dalla Jabil 23 lavoratori, prendendo dalla multinazionale americana fondi per quasi due milioni di euro (80 mila euro ad addetto), ha infatti comunicato ai sindacati la decisione di chiudere lo stabilimento aperto nell’ottobre 2020 nell’area industriale di Pascarola a Caivano, in provncia di Napoli, e di trasferire i 23 addetti ex Jabil al sito produttivo di Sestu (Cagliari). Una decisione che ha fatto infuriare i sindacati. Le sigle dei metalmeccanici accusano oggi Orefice, e lo hanno fatto a più riprese nei mesi scorsi, di aver violato gli accordi sottoscritti al Mise nonostante i fondi avuti Jabil per assicurare il ricollocamento degli addetti della multinazionale e garantire soprattutto che la produzione restasse nel Casertano, o al massimo nell’area attigua, come quella napoletana di Pascarola. Andrea Orefice, direttore generale dell’omonima azienda attiva nel 1938, ha sempre respinto le accuse con decisione, e anche oggi incolpa della situazione i sindacati e in misura minore i lavoratori, a suo dire “strumentalizzati dai loro rappresentanti”. “È stata persa un’importante occasione industriale” spiega Orefice. Che qualcosa non andasse si era capito a marzo scorso – due mesi dopo l’avvio della produzione a Pascarola – quando sono stati messi in cassa integrazione una metà dei 23 lavoratori ex Jabil, in particolare quelli meno formati, quindi anche gli altri si sono fermati per solidarietà e sono poi andati in Cig a zero ore; a maggio l’azienda ha quindi presentato la proposta di tornare a lavorare entro un mese, ma i sindacati l’hanno rispedita al mittente, non fidandosi del management. Lo scontro rischia ora di farsi molto duro – domani è previsto un incontro on-line all’Unione Industriali di NAPOLI – e di far esplodere nuovamente la vertenza “madre” Jabil, tutt’altro dall’essere conclusa, visto che la multinazionale americana ha intenzione di procedere ad ulteriori esuberi a Marcianise, e di passare dai 476 addetti attuali ad una forza lavoro di 250 unità; coloro che saranno licenziati dovrebbero essere ricollocati, ma l’esperienza Orefice rischia di rendere tutto più difficile, anche perché problemi si segnalano anche nell’altra azienda, la Softlab, che ha assunto dalla Jabil circa 200 addetti, la maggior parte dei quali in cassa integrazione a zero ore.