Kaufmann, lezione al San Carlo: Canto la gioia

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“La forza non è necessaria nel canto, occorre naturalezza, eleganza, flessibilità. Il segreto del mio successo? la gioia”. Un po’ guru e molto sexy Jonas Kaufmann, 47 anni, il tenore tedesco considerato il numero uno al mondo, è stato accolto da superstar al Teatro San Carlo di Napoli da una platea composta dagli studenti dei quattro conservatori della Campania e dai giovani coristi del Massimo per una master class di oltre due ore. Sempre al San Carlo, questa sera, il gala in suo onore alla presenza del premier Renzi. Prodigo di consigli (“vi spiego come fare i vocalizzi, così con il palmo sulla bocca, bastano pochi minuti”) e di riflessioni (“Ho cominciato a 5 anni in un coro, una esperienza che tutti i musicisti dovrebbero fare, si fa comunità, è un social network ma si parla dal vivo, come accadeva non tanti anni fa”) il divo della lirica è a Napoli per la serata evento ‘Il senso del Mattino’ organizzata dal quotidiano napoletano. E sul palco per il primo appuntamento della giornata insieme al direttore Alessandro Barbano sale anche il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini che ricorda i “piccoli impegni” già mantenuti nel settore della formazione, i seimila nuovi insegnanti di musica, i mille euro agli studenti per l’acquisto degli strumenti. Kaufmann, in jeans, polo blu e mocassini rossi, allegro e comunicativo, non si risparmia nel raccontarsi (“prima dello spettacolo mi piace andare al mare o a visitare un museo, non sono mai nervoso ma mi aiuto con lo yoga”) e nel rispondere alle domande degli studenti ai quali nel suo italiano quasi perfetto raccomanda: “Le lingue sono importanti, bisogna capire quello che si canta. Spesso si vedono sul palco ‘facce vuote’ – nota – E poi leggete molto. Oggi stiamo perdendo la fantasia che solo i libri sanno stimolare e stiamo troppo davanti alla tv o ad uno schermo”. Per lui che la lirica è materia vivissima: “L’opera è un tesoro enorme che abbiamo, è magia, e i giovani l’apprezzano anche quando l’incontrano per la prima volta. Amo diversificare il mio repertorio (da Wagner, celebre il suo Lohengrin alla Scala di Milano nel 2012 diretto da Daniel Barenboim, da Verdi a Puccini, da Mozart a Strauss, ndr) mi annoierei a fare sempre gli stessi ruoli, vorrebbe dire solo replicare. La melodia? E’ tutto, è quello che lo spettatore ricorda, e in Italia a differenza che in Germania c’è ancora un link tra la musica classica e quella pop, ed è la melodia. Certo cantare qui i classici napoletani è un bel rischio che accetto volentieri” dice scherzoso riferendosi ai brani dalla raccolta ‘Dolce Vita’ (Sony Classical, uscita mondiale il 7 ottobre) in scaletta nel Gala sancarliano. “Vorrei sempre cantare in un teatro così bello” esclama tornandovi a 12 anni da “La creazione” di Haydn. Molte le domande sull’uso della voce: “Il grasso non vibra e neppure andare troppo in palestra fa bene perchè i muscoli sono troppo tesi – spiega – la voce non si deve consumare, bisognerebbe cantare con la naturalezza stessa di quando si parla. ma a volte anche i grandissimi non ci riescono e si vede”. Sembra gestire bene il successo planetario. “Certo senza la fortuna cosi in alto non si arriva e lo stress c’è. Ma alla mia vita non rinuncio, anche perchè altrimenti cosa si racconta sul palcoscenico?”. Poi, dopo il saluto della Sovrintendente Purchia, chiude facendo gli auguri ai ragazzi e regalando un soave ‘Non ti scordar di me’. Praticamente impossibile.