L’illegalità frena il fatturato per 2 imprese su 5

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La criminalità economica frena il fatturato delle imprese. Quasi 2 imprenditori su 5 vedrebbero aumentare il proprio giro d’affari in assenza di illegalita’. Corruzione (65%), frodi finanziarie (28,7%), lavoro sommerso (19,6%) sono a giudizio delle aziende gli ambiti di attivita’ illegale maggiormente presenti nel proprio contesto economico. Un fenomeno in crescita secondo piu’ di tre aziende su 5. E’ quanto emerge dall’indagine Unioncamere e Istituto Tagliacarne sulla percezione da parte delle imprese dell’illegalita’ economica e della criminalita’ in Italia che sara’ alla base dell’incontro di domani al Forum PA 2015 nell’ambito del convegno “Reti e progetti per un’economia legale” organizzato dall’Unione delle Camere di commercio in collaborazione con Libera, Associazione contro le mafie. Un’occasione importante per condividere insieme a una rete di 35 istituzioni e organizzazioni delle societa’ civile le buone pratiche e costruire percorsi di legalita’ in una logica di sviluppo di partenariato culturale e progettuale tra pubblico e privato per un’economia attraente. Numeri alla mano, secondo lo studio, piu’ del 60% degli intervistati ritiene che edilizia (66,6%) e lavori pubblici (61,3%) siano i comparti piu’ esposti agli interessi della criminalita’. Seguiti pur se con un certo distacco dal commercio (14%), un settore quest’ultimo colpito soprattutto da fenomeni come racket ed estorsioni, ma anche da corruzione legata alla concessione di licenze ed autorizzazioni. Lombardia e Lazio sono nella percezione degli imprenditori le regioni nelle quali le organizzazioni criminali stanno investendo maggiormente, lo dicono rispettivamente il 59,2% e il 16,4% degli intervistati. Mentre le regioni nella quali si insediano tradizionalmente le mafie come la Campania, la Calabria e la Sicilia sono soltanto, rispettivamente, terza, quinta e settima.