L’Italia ha inventato un nuovo modo di fare turismo, non lasciamolo agli altri!

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Uno degli impedimenti che di fatto ostacolano la strombazzatissima crescita economica in Italia, ma ancora di più al meridione, è la nostra poca capacità di fare squadra. Plotoni di storici, sociologi, psicologi e tuttologi si affannano ad appigliarsi alla nostra storia per spiegare come l’esasperato individualismo che impedisce ai meridionali di lavorare tutti insieme per uno scopo, affondi le radici nella condizione di eterni dominati che dovevano difendere ognuno il personale “tozzo di pane”. Mentre questa piccola folla di sapienti continua a dissertare svolgendo e avvolgendo le proprie teorie come fusilli intorno al ferretto, conviene prima di tutto osservare che qualche buon esempio in Italia c’è e proprio al meridione. Alla faccia dei sapienti dissertanti. Matera, che la storia ha voluto dotare di quelle strepitose chiese rupestri arcinote al mondo come “i sassi di Matera” , ha capito. A nulla sarebbe servita questa ricchezza unica che viene dal passato più remoto che si possa immaginare, se non fosse stata sostenuta da marketing, da turismo, dai visitatori. Una delle risposte è stata l’uso dell’albergo diffuso. Invece di chiedere finanziamenti statali, europei e di qualsiasi tipologia per la costruzione di alberghi nuovi, che avrebbero finito per prendere la tristemente nota caratteristica dotazione delle ”ampie sale per sponsali”, si è avvalsa di ciò che aveva lì, a portata di mano: case ed appartamenti abbandonati, a volte fatiscenti, che sono tornati a vivere come camere per gli ospiti, installate dove possibile. Per raggiungerle bisogna vagare per le strade, e così conoscere davvero il territorio. La reception qui, ” la sua camera a via dei….”, e così via. Trovare la propria camera è quasi una caccia al tesoro che permetterà al turista di entrare subito in contatto con gli abitanti, con il loro carattere , con le caratteristiche del luogo. Vogliamo chiamarlo un albergo in orizzontale? Con un termine ormai in uso nell’alta gastronomia si potrebbe definire un albergo destrutturato, in cui manca la coesione architettonica ma che trasuda invece fusione con la mappa stradale, con la vita di tutti i giorni, innescando in ognuno l’acquisizione del senso d’identità con quel luogo, fosse pure per un giorno, un ora, o per sempre. Nuove risorse sono così emerse, fornendo al futuro del turismo una nuova base costituita dall’ambiente fisico, dagli edifici esistenti, dal tessuto sociale della comunità esistente. Essa si connoterà sempre di più come comunità, come squadra con ruolo attivo nella rigenerazione e conservazione di usi e costumi locali. Avella con le sue grotte di San Michele e l’insieme storico archeologico e artistico dell’anfiteatro e della Chiesa di San Pietro, urla l’adozione di una soluzione di questo genere. Ristrutturare e rendere sicure le grotte si può, è “solo “ questione di fondi (che sembrano essere stati erogati), metterle a reddito in un circuito che comprende anche l’anfiteatro e la chiesa di S Pietro col suo mirabile pavimento , realizzare un albergo diffuso che permetta ai visitatori la piena immersione in un territorio, nei suoi usi, nella sua essenza, è più che un dovere. Non si può non pensare quanto ridotti potrebbero essere i debiti fuori bilancio del Comune se tutta la popolazione, squadra coesa per l’unico fine, desse vita ad una grande società di turismo culturale. Un organizzazione del genere servirebbe anche a recuperare quelle parti del territorio cittadino degradate da un edilizia non di pregio, regalando anche uno skyline migliore all’intero paese. Le grotte, che a gennaio 2016, sembravano ancora fatiscenti al punto che non potevano essere visitate sono un mirabile esempio dell’arte dell’alto medioevo, e per interesse possono essere davvero un valore aggiunto all’economia turistica. In Francia e Germania, l’esempio italiano di questo turismo definito responsabile è attualmente studiato per poter essere applicato in quei territori. La paternità della formula è però italiana, ed i primi a raccogliere i vantaggi di questa nuova modalità di fare turismo dobbiamo essere proprio noi, gli italiani.