l liberismo e il comunismo hanno fallito. Sarà la Nuova Democrazia a tirarci fuori dalla crisi attuale?

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di Biagio Maimone

Dopo aver constatato il fallimento delle storiche correnti di pensiero, su cui è stata costruita la realtà socio-economica e la realtà politica attuale, che rivela una profonda crisi non solo economica, ma anche esistenziale, in quanto privata di un’etica fondata su una morale che salvaguardi il valore centrale dell’essere umano, riteniamo inesorabile il dovere di fondare una nuova corrente di pensiero.
Tale corrente filosofica che desideriamo definire “La Nuova Democrazia” dovrà rileggere la realtà per ridefinire i suoi costrutti socio-economici, partendo dalla centralità dell’uomo e dai suoi valori spirituali.
Appare evidente che le correnti politiche attuali dimostrino di aver fallito, in quanto distanti dal soggetto a cui devono essere rivolte, ossia l’uomo contemporaneo con le sue attuali e concrete esigenze, non solo materiali, ma anche spirituali.
Si evidenzia, pertanto, un vuoto che, allo stato attuale, non sembra trovare contenuti che possano riempirlo.
La sinistra che avrebbe dovuto porsi al servizio del più debole sembra comportarsi esattamente come la destra a favore dei più ricchi.
Il corso della storia ha evidenziato che le teorie filosofiche di Engels e Marx sono state travisate e non hanno, pertanto, trovato la loro reale applicazione per quanto attiene la realtà socio-politica.
Dall’altra parte, ha evidenziato anche che le teorie filosofiche del liberismo (vedi Peirce ed altri autorevoli filosofi liberisti) non hanno trovato la loro reale applicazione, che anch’esse sono state travisate a tal punto da condurre ad un’economia selvaggia, che ha reso i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. I filosofi che hanno teorizzato il liberismo intendevamo porre in risalto il valore della libera iniziativa e non il selvaggio operare nella vita economica a danno di altri, con il risultato di un impoverimento collettivo.
Si è, in sostanza, evidenziato il divario abissale tra teoria e pratica, da parte di entrambe le principali filosofie della vita, dell’economia e della storia umana.
La crisi economica mondiale pone in evidenza tale tragica dicotomia tra teoria e prassi. Ed ecco che la vita degli Stati ne ha sofferto ed oggi tale realtà assume una tragica ed inesorabile evidenza. Cosa è mancato?
E’ mancata l’onestà intellettuale, certo, ma anche gli uomini di buona volontà che sapessero operare la giusta mediazione tra teoria e prassi, salvaguardando il valore dell’essere umano, i suoi diritti umani fondamentali, i bisogni di ognuno.
Il terzo millennio, se vuole salvaguardare la sopravvivenza dell’intero universo, pena il degrado, non può che proporsi la salvaguardia dei diritti umani e dell’ambiente. E’ ben noto, difatti, che l’impoverimento progressivo non preservi nessuno, neanche le classi più agiate. La povertà può essere combattuta solo con l’attuazione della “nuova democrazia” che è una filosofia che allarga i suoi orizzonti a tal punto da voler realizzare un’economia “dal volto umano”.
La verità storica che si afferma sulla scena umana e che non vi è impegno economico che possa essere vincente se non è fondato sull’inclusione e sull’amore, sulla giustizia e sul riscatto del piano spirituale e morale dell’esistenza, che vede, pertanto, inclusi e partecipi i più deboli ed emarginati.