L’onere della vittoria e il ricordo di Pierre Carniti

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1.

Le riforme costituzionali non producono consenso evidente. Mi spiego con un’esperienza: quando ero giovane, relativamente, nelle mia qualità di Assessore Regionale ai trasporti, promossi, concretamente, una serie di “riforme” nel trasporto marittimo e terrestre. Nello specifico, sull’Isola d’Ischia, “inventai” il Metrò del Mare, le “circolari”, destra e sinistra, (ovvie per un’Isola, ma nessuno ci aveva pensato prima) Pegaso per il trasporto urbano a Forio. Un sistema integrato, mare-terra, sostenuto da una opportuna politica tariffaria, di cui alla “Carta del Turista”, che consentiva l’uso di tutti i mezzi di trasporto mare-terra. Ne ricavai, anche per gli anni a venire, l’ostilità dichiarata, e non sempre pacifica, di tutti i microtassisti di tutti i tassisti dell’Isola d’Ischia, che si ritenevano danneggiati da quel vistoso rafforzamento del trasporto pubblico collettivo. Posso comprendere, ma naturalmente non condividere, mentre mi sono chiesto sempre dove fossero e come facessero sentire la loro voce, altrettanto forte, le migliaia di utenti, che da quella “riforma” traevano migliore comodità ed efficienza per la loro mobilità e venivano sottratti a tariffe, si fa per dire, davvero esose. La stessa domanda si starà facendo Matteo Renzi, sicuramente rispetto ad una delle “sue” riforme caparbiamente portate a concreto compimento: le cosiddette unioni civili fra persone, donne o uomini, dello stesso sesso. I dirigenti del Family Day gliel’avevano esplicitamente “giurata”: ci ricorderemo alle elezioni. E se ne sono ricordati. Di converso non risultano manifestazioni di consenso evidente al Si da parte della miriade di associazioni, che hanno sostenuto la lunga battaglia per il riconoscimento delle cosiddette unioni civili, di cui a positivo e concreto impegno di Renzi. Solo un esempio che naturalmente non esaurisce le miriadi di ragioni nelle quali si sono riconosciuti quelli del variegato, si fa per dire, fronte del NO. Di quelle ragioni, e delle conseguenti preoccupazioni per il destino della stessa Democrazia, si è fatto interprete Biagio De Giovanni, nel suo magistrale articolo su Il Mattino dell’8 di dicembre. La verità, fra le altre, è che la fine della Democrazia dei Partiti, di cui alla tragica stagione di Tangentopoli, ha fatto perdere agli elettori ogni possibile riferimento, mediato appunto, dal senso di appartenenza. Una volta si sarebbe detto: Renzi non mi piace, ma io sono del PD e voto di conseguenza. Naturalmente tutte queste considerazioni devono essere note a chi “naviga” per i mari dell’attuale mondo della politica. Chi le ignora e pensa di vincere solo con il proprio “karisma” si infrange sugli scogli, come è accaduto a Matteo Renzi, vittima della sua stessa leadership “solitaria” ed escludente, come la ha definita Romano Prodi, che, comunque, responsabilmente, ha votato SI. Non aggiungerò altre considerazioni al diluvio di questi giorni sulle cause della secca sconfitta di Matteo Renzi. Se non altro per averne svolte molte su queste pagine, da alcuni mesi a questa parte. Resta da vedere se il “popolo sovrano” è consapevole delle responsabilità del suo voto e se “i vincitori” sapranno essere conseguenziali agli impegni assunti. Al momento, dalle prime mosse, pare che tutte le previsioni negative si stiano verificando. Al netto del comportamento positivo dei mercati, che, evidentemente, come vado sostenendo da tempo, ritengono la politica una variabile indipendente rispetto al determinarsi del corso degli eventi, che, probabilmente, loro stessi, i mercati intendo, riescono a determinare. A prescindere dalla politica, appunto.

2.

Il 6 di dicembre  a Roma, all’Auditorium dell’Antoniano, la CISL ed i vecchi discepoli di Pierre Carniti hanno organizzato una celebrazione del prestigioso leader sindacale, della cui amicizia mi onoro. È stata una bella giornata. C’era il Presidente della Repubblica, che ha assistito, in un momento in cui il suo tempo è particolarmente prezioso, a tutta la manifestazione. C’era Romano Prodi, che ha trovato le parole giuste, alcune intense e commoventi,  e c’era la Segretaria generale della CISL che ha ricordato l’impronta profonda, che Pierre ha inciso sulla storia della CISL. Naturalmente, c’erano i suoi vecchi amici a fargli corona, come Franco Marini, il successore di Carniti alla guida della Cisl e poi Presidente del Senato, Tiziano Treu, mio antico amico dai tempi del Collegio universitario, che fu Ministro del Lavoro.Poi Bruno Manghi, anche egli amico carissimo dai tempi del Collegio e quindi anima della Scuola di Taranto voluta dalla CISL e Raffaele Morese, che ha tirato le fila dell’organizzazione di quella bella ed intensa giornata. Ma è stato l’intervento di Pierre Carniti ad emozionare l’uditorio foltissimo. Il vecchio leone, pur precario in salute, ha “ruggito” come ai bei tempi. Sono riecheggiate nel suo forte intervento le antiche battaglie per il lavoro a tutti, insieme a quella, ancora più forte, contro le diseguaglianze e le ingiustizie sociali. Così, chi non l’avesse capito ha dovuto ancora di più riflettere sulle conseguenze tragiche della globalizzazione e del mercato, senza regole e senza valori. È un’eredità di impegno, sociale e civile, che Pierre lascia al suo Sindacato, ma anche alle giovani generazioni (era presente una classe di liceo), i cui problemi, soprattutto quelli del lavoro, sono ancora drammaticamente non risolti. Ma intanto una espressione, forte ed unanime, si è levata da tutto l’uditorio, e, direi, da tutto il mondo del lavoro: Grazie Pierre! Ed io: Grazie Pierre, la tua amicizia mi ha arricchito. I cinque anni in comune sui banchi del Parlamento Europeo e su quello del Gruppo Socialista restano indimenticabili. Bettino Craxi, con la sua scelta di candidarlo, rese un servizio prezioso al Parlamento Europeo, nel quale Pierre lasciò l’impronta della sua tensione e della sua forte umanità, nel segno della solidarietà e della difesa dei diritti dei lavoratori. Ma, soprattutto, per favorire nuove iniziative per assicurare “il lavoro a tutti”. Era proprio questo il titolo della bella giornata dedicata a Pierre Carniti.

Foto Allegata:

Pierre Carniti con Franco Marini, Paolo Franchi, Biagio De Giovanni e Franco Iacono, a Forio, a settembre del 2001, alla presentazione del libro di Carniti “Era il tempo della speranza”.