La bellezza è oggettiva e pesa ma la pulchereconomia non lo sa

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I contabili del Bazar contano tutto, tranne la bellezza. Si dice che “La vita non è un beauty contest: giovinezza e bellezza se ne vanno prima o poi”. Eppure, non è scritto nel libro della natura che la bellezza della città debba sfiorire. 

Capire dove siamo, dove vorremmo arrivare e come farlo è la missione delle città intelligenti a beneficio dei loro abitanti. Un compito svolto con l’ausilio delle tecnologie digitali unitamente a nuovi modelli organizzativi degli spazi urbani. La società di consulenza Ernest & Young (EY) e il Forum della Pubblica Amministrazione producono statistiche sul quoziente d’intelligenza delle nostre città. 

Lo scorso marzo, avvalendosi di 470 indicatori, EY ha messo Bologna, Milano e Torino sul podio del Bazar. A ottobre, i 105 indicatori del Forum danno il primato a Milano, Bologna e Venezia. I tanti indicatori presi in esame non dicono tutto perché, come sosteneva Einstein, “non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato”. Che dire della bellezza delle nostre città, non inclusa tra gli indicatori del benessere urbano? La bellezza unita all’intelligenza migliora la qualità del vivere in città. Gli studi condotti nell’ambito della pulchereconomia (l’economia della bellezza) hanno dimostrato che una città esteticamente bella dà felicità ai suoi residenti e rinvigorisce l’attività economica. Più attrattiva la sua faccia, più la città possiede il carisma necessario per mostrarsi così forte nei negoziati da portare a casi risultati commerciali di tutto rispetto. Insomma, i benefici dell’attrattività provocata dalla bellezza s’irradiano ben al di là di un singolo individuo. Le città attraenti perché belle godono di redditi più alti e richiamano investitori.

Si suole dire che la bellezza è soggettiva, non misurabile: conta, ma non può essere contata. Ecco perché non si trova tra gli indicatori della smart city. Eppure, la “Scuola della vita” (http://www.theschooloflife.com) con sede a Londra e impegnata nello sviluppo dell’intelligenza emozionale afferma il contrario. La bellezza della città è oggettiva e quindi calcolabile. In fondo, la città è un orologio mentale le cui ore battono al tempo del pendolo che oscilla tra gli investimenti per la manutenzione della sua bellezza e i danni causati dal tempo che la corrode e dai mostri che la deturpano imbrattandola. Se gli investimenti in manutenzione preventiva e programmata, compresi quelli nell’educazione al bello, entrassero tra gli indicatori, sarebbe a repentaglio l’attrattività urbana di Bologna e di tante altre città del Bazar sfigurate dagli imbrattatori.