La Bpco non ‘viaggia’ mai sola, più malattie complicano la gestione delle cure

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Roma, 26 mag. (AdnKronos Salute) – E’ una malattia che ‘non viaggia mai sola’. La Bpco – Broncopneumopatia cronica ostruttiva – si accompagna nella maggior parte dei casi con altre patologie anch’esse frequentemente ‘figlie’ di una cattiva abitudine: il fumo. Un quadro che, sicuramente, non facilita l’adesione alle cure, già poco accentuata nella Bpco, da parte dei pazienti. Lo ha spiegato Leonardo M. Fabbri, Visiting Professor di Medicina interna e respiratoria all’Università di Ferrara e Gothenburg (Svezia), a margine della 13esima edizione del ‘Respiration Day’, la conferenza internazionale dedicata alle malattie respiratorie e organizzata dall’Università di Parma con il patrocinio di Chiesi Foundation Onlus, dal titolo ‘Breakthroughs in basic and clinical research in chronic respiratory disease’.

Un appuntamento a cui hanno partecipato oltre 700 clinici e ricercatori provenienti da tutto il mondo ed esponenti di spicco della comunità scientifica per discutere i nuovi scenari nel campo delle patologie respiratorie. Il focus della giornata è proprio la Bpco, una malattia progressiva che si stima riguardi oltre 380 milioni di persone in tutto il mondo, e che è tra le principali cause di mortalità e invalidità.

“La Bpco – spiega all’Adnkronos Salute Fabbri, che è anche uno dei presidenti della conferenza – ‘ama la compagnia’ perché si sviluppa nei fumatori, vulnerabili, per lo stesso motivo, alla malattie cardiovascolari, respiratorie e metaboliche”. Ma c’è anche l’invecchiamento della popolazione e il fatto che oggi si riesca a cronicizzare molte malattie, non più mortali, a far sì che “ci siano sempre più pazienti che hanno più patologie in contemporanee”. Ad ‘accompagnare’ la Bpco soprattutto “ipertensione e diabete. Ma ci sono anche scompenso cardiaco e ictus o infarto, più gravi”.

I rischi sono elevati ma, avverte lo specialista, nei pazienti con Bpco, “queste malattie concomitanti spesso non vengono cercate e non vengono curate. La mancanza di respiro viene sottovalutata dai malati, attribuita alla propria condizione accertata”.

Altro problema è la difficoltà di seguire le cure, tipica delle malattie croniche e particolarmente evidente nella Bpco, afferma l’esperto. “Fortunatamente, con le nuove terapie c’è una semplificazione che aiuta, senza dubbio. Per la Bpco è appena stata approvata la prima terapia che riunisce, in un solo inalatore, tre diversi farmaci”, ricorda Fabbri. I prodotti che uniscono più principi “sono il futuro”, dice Fabbri, “semplificano la vita del paziente perché gestire un armadietto dei medicinali troppo carico è difficile e anche rischioso. E, allo stesso tempo, dagli esempi che abbiamo, così si migliora l’efficacia delle cure”.

La novità terapeutica della prima combinazione di tre principi attivi in un unico inalatore – un antinfiammatorio corticosteroide per via inalatoria (Ics), un broncodilatatore β2 agonista a lunga durata d’azione (Laba), un broncodilatatore antagonista del recettore muscarinico a lunga durata d’azione (Lama) – consente di alleviare e prevenire i sintomi della Bpco come la mancanza di respiro, dispnea e tosse e di ridurre le riacutizzazioni, si legge in una nota.

Il 19 maggio, la nuova terapia tripla (prodotta da Chiesi) ha ricevuto il parere positivo del Chmp (Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che precede l’autorizzazione per l’immissione in commercio nell’Unione europea.

Nel panorama della Bpco, un’altra novità è rappresentata dalla revisione del Gold Report. Nell’aggiornamento del 2017 è stata introdotta una nuova classificazione della severità della malattia in quattro categorie – Abcd – basata sui sintomi e sulla storia clinica di riacutizzazioni della malattia, mentre la valutazione della funzione polmonare è ora un parametro principalmente riservato a confermare la diagnosi. “Per la prima volta viene anche esplicitato che le terapie dovrebbero avere l’obiettivo di curare i sintomi e prevenire le riacutizzazioni, e non solo di migliorare la funzione respiratoria”, commenta Fabbri.