La Conchiglia ricorda a Roma Vittorio Pescatori, il fotografo che amava Capri

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In foto Vittorio Pescatori

di Maria Carla Tartarone

La nota Libreria di Capri, “La Conchiglia”, condotta dagli editori Ausilia Veneruso e Riccardo Esposito, espone nella nuova sede di Roma le opere del fotografo-pittore e poeta Vittorio Pescatori, scomparso di recente. Vittorio Pescatori era nato e cresciuto a Milano, ma di origini toscane; alternava l’attività letteraria alla fotografia, elemento che qualcuno insiste ancora a non definire arte. La sua fotografia è stata senza dubbio un’arte, costruita con macchinari elementari che tuttavia catturavano l’essenziale, che Pescatori sapeva cogliere con le semplici macchinette portatili che aveva sempre con sé. L’immagine voluta veniva poi completata con colori trasparenti distesi a mano. E molti sono stati i romanzi e i libri fotografici che riempì di immagini: “Pensione Nirvana” nel 1975, “La Maschia” nel 1979, “L’Odalisco” nel 1989, “Uranopoli” nel 1991, “L’Animalo” nel 1995, “Le rughe di Barbie” nel 1998, una nuova edizione di “Pensione Nirvana” nel 2007, fino al 2014 quando Artstudiopaparo gli pubblicò “Bianca Neve”, ricco di fotografie e commenti ironici. Ed altri ancora che qui non cito.Molte sono state le mostre che abbiamo visto dal 1984: a Ferrara, Palazzo dei Diamanti, nel 1989 e nel 2003 a Milano a Palazzo Reale dove la sua mostra fu accompagnata dalla critica di Vittorio Sgarbi che lo paragona a un grande vedutista dell’Ottocento, un macchiaiolo. Nel 2004 espose a Capri, alla Certosa, nel 2006 a Napoli, a Castel dell’Ovo, nello stesso 2006 a Castellamare di Stabia, nel 2007 a Collodi al Museo e ancora a Capri a La Conchiglia dove ormai era di casa. Nel 2012 a Napoli “Al Blu di Prussia”, nel 2013 a Napoli al Museo Archeologico con la  mostra “Stravedere”, nel 2014 ancora a Napoli alla Galleria “Al Blu di Prussia” con “Fotobazar- Fotocolloqui” e nel 2014 di nuovo a La Conchiglia di Capri.Vittorio Pescatori conosceva fin da ragazzo l’arte della fotografia che, abbiamo detto, praticava in bianco e nero mentre il colore, verde, ocra o rosa, disteso uniformemente ad evidenziare il suo istintivo sentire, ricopriva le immagini interpretandole secondo la sua visione. Inoltre l’artista si rivelava un ironico poeta accompagnando talvolta le sue opere con argute didascalie che mettevano a fuoco il messaggio ideato. Sua amica fu Alda Merini conosciuta in giovinezza, che in occasione della sua mostra “Io Pinocchio” a Capri del 2008, ripetuta alla Conchiglia nel 2009, introdusse il Catalogo con i versi ”Se io come Pinocchio/ potessi diventare un mandorlo in fiore/ o la vibrazione di un violino puro/ o anche divenire una marionetta,/ come di fatto sono/ non direi agli altri la mia preghiera/ ma vorrei essere solo un bambino/ per sentire i morsi del primo amore”. A Capri, camminando sempre, cercava i particolari dei luoghi fin nei dettagli, nelle pietre delle stradine deserte, nelle costruzioni dell’epoca di Tiberio, lontanissima nei secoli. Egli visse molti anni a Capri, dove abitava molto volentieri e la descriveva con amore agli amici lontani. Spesso si recava a Milano dove espose varie mostre, aveva casa e dove recentemente ha completato la sua vita.