La controversa azione di Papa Francesco

62
In foto Yaroslav Melnyk

A una tv coreana Papa Francesco ha manifestato il desiderio di poter visitare la Corea del Nord se solo venisse invitato da Kim Jong-un. Sarebbe pronto a far valigia domattina. Nel frattempo però – in questo periodo caotico e carico di tensioni internazionali – si sta ulteriormente allontanando il tanto auspicato viaggio a Kiev più volte caldeggiato dalle autorità ucraine e dai vescovi del paese. Il colpo finale è arrivato con la frase estemporanea e non prevista che Bergoglio ha voluto dedicare a Daria Dugina, la figlia dell’ideologo della guerra di Putin, attivista lei stessa attraverso importanti interventi, articoli, pubblicazioni usati per diffondere la propaganda anti-ucraina in Russia.

Gli effetti collaterali di queste parole spontanee hanno messo con le spalle al muro la navigata diplomazia vaticana, generalmente inossidabile e collaudata ma stavolta presa in contropiede dagli eventi. Non si comprende che il Papa non si può schierare in questa guerra; non si ricorda che il Pontefice ha sventolato il drappo giallo blu quando è iniziata l’aggressione; non si comprende che il Papa deve comunque professare la pace e non può non pregare per un martire della guerra di qualsiasi schieramento si tratti. Mercoledì scorso al termine dell’udienza generale il Papa stava leggendo il foglio che gli era stato preparato come sempre dalla Segreteria di Stato, contenente i saluti e alcune riflessioni sulle principali questioni internazionali. In quel testo probabilmente non c’era nulla sulla Dugina perchè si tratta di una notizia controversa: per i russi la sua morte è attribuita agli ucraini, ma questi ultimi respingono al mittente ogni accusa. La diplomazia vaticana sicuramente aveva evitato ogni accenno. Francesco però parlando a braccio nel ricordare le vittime innocenti della guerra, ha richiamato alla memoria la scomparsa «della povera ragazza» fatta saltare in aria sulla sua auto. Anch’essa vittima innocente. L’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk che accompagnava un gruppo di profughi scappati dai bombardamenti, a Roma per l’anniversario della festa nazionale, a quelle parole è sbiancato. «Ha messo nuovamente sullo stesso piano aggressore e aggredito».