La democrazia bisogna meritarla

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Un popolo senza memoria né dignità può solo produrre questa volgarità. Ci scandalizziamo per il gesto osceno. Ma più grave è il significato. Chiunque può fare di noi ciò che vuole, persino in senato. Nessuno reagisce perché non ci ricordiamo della guerra, della miseria e delle prevaricazioni verso le quali ci stiamo stoltamente avviando. La disoccupazione è niente in confronto. È come se non avessimo storia. Il primo che si affaccia al balcone, purché sia ricco e sembri potente, ci affascina. Lo applaudiamo, senza chiederci chi l’abbia formato, dove abbia imparato, per conto di chi agisca e dove ci condurrà. Si sta facendo scempio delle libere istituzioni e della democrazia. A designare i nostri rappresentanti è il leader, come nelle dittature. Ma gli italiani sbadigliano, come se non fossero interessati. Siamo come i tacchini, grati al padrone per il mangime che gli procura. Purtroppo arriverà, inevitabile, il giorno del Ringraziamento. I giovani, oppiati da internet e Facebook, non difendono la vita e lo stesso avvenire, che si lasciano rubare. Aspettano un lavoro che non avranno. Ci fanno credere che l’Italia sia ripartita. Il peggio arriverà quando finiranno i risparmi e non ci sarà più la pensione dei nonni. Solo cinque giorni di sospensione per i maiali, perché hanno l’attenuante – ma, avete osservato le facce che hanno? – di dover subire anche loro, per stare in parlamento, quello che hanno mimato, e persino di più. Qualcuno dovrebbe ricordare, però, alle deputate dell’M5S che tacquero quando un loro correligionario spiegò come, allo stesso modo, la giovane costituente fosse diventata ministro.

Quando piove non basta più l’ombrello

Attenti ai temporali. La Sardegna in pole position. È l’effetto serra o l’incuria? Per uscire da casa ci vuole il gommone. Peccato, crollano proprio adesso che non si paga più la Tasi. Ma ne beneficeranno le ville e i palazzi eleganti. Del resto, la legge è fatta per loro. Per fortuna le vittime sono solo anziani così lo stato risparmia pensioni. Ecco perché a ogni uragano aumenta il PIL. Non sarebbe meglio assestare il territorio anziché riparare ogni anno ingenti danni? I morti non costano nulla. Per le opere non ci sono fondi. L’economia riparte. Siamo i più grossi produttori di melma. Si risparmia sulla rottamazione. Le auto ora vengono ingoiate. Talvolta con tutti gli occupanti. Mal comune – ora si allaga anche la Costa Azzurra – mezzo gaudio. Un tempo era colpa dell’Europa e dell’Euro. Adesso forse c’entrano Marino e i migranti. C’è qualcuno che gufa, ma il governo ha un “piano B”, il partito di riserva. Archiviata la sinistra perdente. Dove avverrà la prossima inondazione? Favorita la Liguria, seguita da Toscana e Piemonte. Ottime quote per le regioni meno probabili. Ma le scommesse sono truccate, come nel calcio. Nessuno rischia più.

Scenderemo in piazza contro Marino?

E’ lui il male da esorcizzare. Poi tutti i problemi saranno alle spalle. Abbiamo subìto le leggi ad personam, la mafia nelle istituzioni, lo stravolgimento della Costituzione, gli atti osceni in senato, parlamentari prezzolati e voltagabbana, corruzione e malaffare, assunzioni a migliaia di parenti e amici. Ora basta. Lui ha proprio esagerato. Oltre ai 150 miliardi di evasione fiscale, ci tocca subire anche i suoi 20 mila euro. Troppe cene. Ha mentito. Non era con l’amante, sempre con la moglie e la madre. E quella vecchia Panda rossa. Che squallore. Ormai, in confronto, la Macchina del Fango è un giocattolo da bambini. Adesso sono tutti contro di lui. Persino il Papa, che sembrava misericordioso. È la più massiccia aggressione mediatica nella storia della democrazia. La magistratura apre un’inchiesta. Si cercano osti disposti a testimoniare, anche se amici di Alemanno. Tutti dalla parte di Davide, Golia ha speso troppo. Cambiano storia e tradizioni. Non è più Balilla a lanciare il sasso. Oggi è lui a essere lapidato. Povero idiota, voleva combattere la corruzione! Chi si crede di essere? È stato eletto dal popolo, non designato dal potere. Quindi è illegittimo e deve dimettersi. Lo dicono tutti, ma l’unanimità è sospetta. Un tempo era bulgara, adesso democratica. Nessuno si vergogna. A chi hanno promesso il Campidoglio? L’Italia, pavida e rassegnata, sta a guardare. Sarebbe davvero ora di scendere in piazza. Però, mancano la dignità e l’orgoglio.

Quant’è bello far parte della società

Che tristezza non studiare né cercare un lavoro. Sono milioni tra i giovani disoccupati. Uomini – pochissime le donne – che sprecano la vita svegliandosi all’ora di pranzo e bighellonando per il resto della giornata. Vivono in casa, mantenuti dai genitori, che un tempo si disperavano. Ora sono contenti che, almeno, gli stiano vicini. Non bevono perché cercano di consumare il meno possibile. La società li definisce sfigati, ma li apprezza perché non danno fastidio. Un tempo si sarebbero drogati o diventati terroristi, teppisti o criminali. Non sono nemmeno fannulloni, solo delusi delle prospettive. Non hanno ambizioni né si innamorano perché non saprebbero come mantenere moglie e famiglia. Sono rassegnati e non insorgono contro chi li ha ridotti così. È un esercito senza munizioni né ideali, senza prospettive né speranze. Come autistici, non hanno programmi né traguardi, contatti né dialogo con nessuno. Trascorrono la vita in attesa che finisca, grazie all’amore dei genitori e alla pensione dei nonni. Il fenomeno è europeo, la media è del 15%. Da noi, che abitualmente eccelliamo nei numeri negativi, è il 27%.Ecco come sarà gran parte della popolazione adulta tra vent’anni in Italia. Senza famiglia, né alcun reddito. Dovrà mantenerli lo stato che gli ha rubato il futuro.

Per vincere basta puntare su tutti i numeri

A Livorno lasciano un po’ a desiderare, ma a Pomezia vanno alla grande. Governare la capitale sarà un gioco da ragazzi. Chissà se Marino ha salvato l’Italia. Andrà a scuola da Di Battista, quando vorrà rifare il sindaco. Casaleggio è già al timone. Non servono più nani e ballerine. Tra poco anche Grillo sarà giubilato. Ormai si punta in alto. Altro che Campidoglio. Palazzo Chigi li aspetta. Troppi sprechi. Mangeranno solo alla Caritas, con vino in cartone e una brocca d’acqua. I ristoranti gourmet messi all’indice, i clienti schedati. Via i funzionari superflui. Sufficiente metà paga per i più solerti. Prove di risparmio per i redditi medio alti e le pensioni. Tutte, non solo quelle d’oro. Volevate Baffone? Sta arrivando capellone. Il programma è lo stesso. Reddito e lavoro per tutti. Gli ex comunisti comincino a riciclarsi. Finocchiaro assessore. Ce li meritiamo. Dalla mafia alla farsa. Non li prenderebbero nemmeno alla Ruota della Fortuna. Invece, noi ci votiamo. Povera Italia da quarta elementare. Meno male che, passando per Roma, scopriremo che non sono capaci. In realtà, sono un disastro. Nel 2017 avrebbero vinto a man bassa. Non sono furbi. Ma noi siamo peggio. Non solo ignoranti, anche stolti. Vogliamo provarli tutti. La strategia è molto acuta. Scendere sempre più in basso fino a toccare il fondo. Solo allora saremo sicuri di non potere sprofondare.

Meglio regalare Chagall che vedere morire Venezia

È un ignorante, ma qualche idea in più degli altri ce l’ha. Come chi vengono da nulla, e ci è rimasto, se non per il denaro che ha accumulato. Si possono cedere Klimt e altri. In effetti, ne abbiamo tanti. I depositi dei musei sono pieni. Anzi, chissà come sono ridotti, con l’efficiente manutenzione di cui disponiamo. Però, l’iniziativa deve prenderla lo stato, che non è buon commerciante. Quando sono le istituzioni a battere asta, il prezzo precipita. Con la disonestà e la corruzione su cui l’Italia galleggia si venderebbero per quattro soldi agli amici o a chi unge con la mazzetta. Anche Totò e Nino Taranto tentarono di vendere la Fontana di Trevi. Ci ricavarono 500 mila lire. Ma erano ladri onesti. Noi saremmo capaci di rimetterci. Dice bene Sgarbi, ma ha dimenticato di avere a che fare con un poveraccio che ritiene di valore solo Caravaggio e Canaletto. Mentre De Chirico e Chagall sono alienabili. Ricordiamogli: 1) che non è il sindaco a fare il prezzo, né a decidere di vendere; 2) che se autorizziamo Venezia, ognuno avrà il suo capolavoro da cedere; 3) se cominciamo a svendere opere d’arte ne usciremo impoveriti. Vendiamo, invece, il Palazzo Ducale, almeno rimane a Venezia.