La gerarchia del tempo: tra urgenza e importanza

37
in foto Annamaria Spina

Con ETHI-Call, cerco di restituire all’economia la sua dimensione umana e simbolica, riportando concetti come tempo, fiducia e valore alla loro essenza originaria. Il tempo, più di ogni altra risorsa, rivela ciò che siamo e come scegliamo di vivere. In questa riflessione esploro il rapporto tra urgenza e importanza, due forze che non si escludono ma che formano la gerarchia di ogni decisione. L’urgenza muove, l’importanza orienta: solo riconoscendone l’ordine possiamo restituire equilibrio alla vita, alle imprese e al pensiero economico.

Il tempo è la matrice di ogni economia, di ogni vita, di ogni scelta che ci definisce. Non è una risorsa come le altre, perché mentre il denaro si può accumulare, prestare, perdere e guadagnare di nuovo, il tempo sfugge irrimediabilmente. Ogni momento è unico, irreversibile, irripetibile, eppure la maggior parte degli esseri umani, così come la maggior parte dei sistemi economici, lo tratta come un nemico da inseguire, come una scadenza da rispettare, senza mai chiedersi quale parte del tempo abbia davvero valore.

Esistono due dimensioni del tempo che governano ogni decisione, ogni strategia e ogni vita: l’urgenza e l’importanza. L’una rappresenta il battito rapido, l’istinto che incalza, la pressione che non permette esitazioni; l’altra rappresenta la gravità, la lentezza intelligente, la sostanza che costruisce radici profonde, valori duraturi e vero capitale. Comprendere la differenza tra le due è il primo passo verso la sovranità sul proprio tempo e verso un’economia capace di guardare lontano, senza farsi inghiottire dalla frenesia immediata.

L’urgenza è quella pressione che spinge, incalza, che preme sullo spazio del possibile con una forza irresistibile. La parola stessa deriva dal latino urgere, che significa “premere, incalzare, spingere”. Ma se la guardiamo in una luce diversa, l’urgenza può essere intesa come una voce antica e primordiale del tempo che reclama attenzione: un battito che sale dalla radice della vita, un impulso che non conosce esitazioni e non permette indugi.

Nel mondo economico, l’urgenza domina: tutto diventa immediato, decisioni da prendere in un giorno, risultati da produrre in una settimana, profitti da garantire in un trimestre. Le imprese corrono dietro a ciò che arde, le persone corrono dietro a ciò che lampeggia e gli Stati corrono dietro a emergenze sempre più frequenti e ingovernabili. L’urgenza genera energia, produce movimento, ma non costruisce fondamento. Chi vive soltanto di urgenze impara presto che il ritmo incessante è estenuante e, paradossalmente, inefficace sul lungo periodo. Tuttavia, senza urgenza nulla si muoverebbe: essa è la scintilla, l’impulso necessario che mette in moto il mondo. Il suo problema non è la presenza, ma l’egemonia. Quando l’urgenza diventa l’unico criterio di misura, tutto quello che è veramente importante viene trascurato, ignorato o dimenticato.

L’importanza, invece, deriva dal latino importare, che significa “portare dentro”: portare valore, portare senso, portare radici. Essa non è visibile e tangibile come l’urgenza, ma si manifesta con gravità latente, come peso della scelta, come struttura portante di ciò che conta veramente.

In economia, l’importanza è ciò che costruisce vero capitale, fiducia, reputazione, qualità dei rapporti, sostenibilità e innovazione autentica. Non si calcola nel breve termine, non produce risultati immediati e non compare nel bilancio trimestrale, ma chi la coltiva sa bene che essa genera valore duraturo, resiliente e fertile, capace di sopravvivere a crisi, mode e crolli improvvisi.

La vera saggezza consiste nel riconoscere che l’urgenza e l’importanza non sono nemiche, ma poli complementari di un sistema gerarchico: l’urgenza spinge, l’importanza guida; l’una crea movimento, l’altra crea direzione. Il tempo “utile” occupa il piano intermedio della gerarchia: è il regno della quotidianità, delle routine necessarie, del lavoro diligente e costante. Senza di esso, il mondo crollerebbe, ma senza l’urgenza e senza l’importanza, il tempo utile resta sterile, incapace di generare energia o senso.

Vivere secondo la gerarchia del tempo significa riconoscere che non tutto ciò che urge è importante e che non tutto ciò che è importante è urgente. Tutto ciò rappresenta una sorta di disciplina del ritmo, la saggezza di un equilibrio, l’arte di orientare la propria energia verso ciò che conta davvero, senza lasciarsi inghiottire dalla tirannia del presente.

Il tempo non può essere comprato, né fermato: può soltanto essere rispettato, e chi impara a rispettarlo, chi comprende la gerarchia tra urgenza e importanza, diventa veramente padrone del proprio destino. Probabilmente il segreto sta nel restituire tempo all’importanza, come si restituisce dignità a un valore dimenticato. Ogni volta che scegliamo l’urgenza al posto dell’importanza, impoveriamo la qualità della nostra vita e del nostro pensiero economico; ma ogni volta che invertiamo l’ordine e diamo priorità a ciò che è davvero importante, anche l’urgenza trova il suo posto, più sobrio, più equilibrato, più umano.

La parola tempo è quello spazio sacro dell’esistenza, la vera misura della vita, la forma più pura del valore assoluto. Con quest’ultima riflessione, mi viene in mente un racconto importante, che sottolinea in maniera introspettiva il senso del tempo. Si narra che, durante una conferenza a Tokyo, un anziano maestro zen mostrò a un gruppo di giovani imprenditori un grande vaso di vetro. Senza dir nulla, vi collocò dentro alcune grosse pietre fino a riempirlo, poi chiese: “Il vaso è pieno?”. Tutti risposero di sì. Allora il maestro vi versò della ghiaia, che si insinuò tra le pietre. “E ora?”. I presenti risero, rispondendo ancora di sì. Il maestro prese allora della sabbia, la versò lentamente e infine aggiunse dell’acqua, fino a colmare ogni spazio. Poi disse: “Questo vaso rappresenta il vostro tempo. Se mettete prima la sabbia, non avrete spazio per le pietre; se invece date priorità alle cose grandi, quelle importanti, tutto il resto troverà comunque il suo posto”.

In quella semplice lezione orientale si cela la verità universale dell’economia e della vita: l’urgenza è la sabbia, l’importanza sono le pietre. Entrambe hanno un ruolo, ma se si inverte l’ordine, il vaso si riempie di niente e si svuota di senso. Un buon imprenditore, come un buon essere umano, sa che non tutto ciò che preme è essenziale e che il tempo, questo bene finito e incommensurabile, va dosato con la precisione di un respiro. L’arte sta nel calibrare, agire quando serve, ma non smettere mai di proteggere ciò che conta veramente, perché le urgenze si risolvono, ma le cose importanti restano per sempre e sono quelle che danno valore al tempo stesso.

Ogni giorno, la vita come l’impresa ci chiede di scegliere tra ciò che “brucia” e ciò che “illumina”. L’urgenza arde, ma si consuma; l’importanza resta e scalda nel tempo. Saper scegliere è un atto di vera responsabilità, ma anche di amore: verso noi stessi, verso gli altri, verso la vita e verso l’economia.

“Non tutto ciò che brucia è luce”.