La nascita e la diffusione del credo della sostenibilità è stata tardiva. Il cruccio del ministro Giovannini

in foto Enrico Giovannini (da Imagoeconomica)

In un recente articolo in cui toccai la questione, per così dire, più che della “data di nascita” o quando era meglio che si imponesse la sostenibilità, ebbi modo di osservare, utilizzando l’esperienza dell’attuale ministro Giovannini, che “il parto del nuovo nato della sostenibilità è stato tardivo temporalmente” .
Peraltro, tale ritardo è da associarsi, come era da immaginarsi, ad una non facile realizzazione degli obiettivi della sostenibilità, in quanto bisognava partire addirittura dall’uso di un nuovo faro che fosse giusto ed adeguato, al quale riferire la navigazione degli operatori economici e andare “oltre il Pil” scegliendo un riferimento nuovo ed adeguato alle nuove esigenze dell’economia sia dal lato della produzione, sia dal lato del consumo. Si può dire che abbiamo perseguito obiettivi diversi da quelli su cui oggi ci si accorge che è meglio, anzi era meglio, addirittura indispensabile, puntare da tempo. Draghi stesso per come ha impresso velocità alle procedure di realizzazione del Pnrr, non v’è dubbio che ha pensato che siamo in ritardo ed in maniera argomentata, completamente connotata da principi nuovi, che contemperano i tempi eccezionali di ottenimento delle risorse, in quantità altrettanto eccezionali, con i momenti realizzativi assicurando la massima attuazione della diffusione conseguente del benessere profilato da una diverso apparato di punti di riferimento che fino ad ora, e per tempi prolungati hanno visto collegare tutte le energie realizzative al Pil. Testimone ed artefice anche Giovannini, che dopo la copertura della carica di Direttore del Direttorato di Statistica all’Ocse, dal 2001 al 2009 quando tornò all’Istat (ad agosto 2009) in qualità di Presidente e prima che egli diventasse Ministro del lavoro, fino alla scadenza del Governo Letta, portava al suo attivo un attentissima partecipazione ad attività scientifiche e ad azioni politiche di convinto ribaltamento alla linea di far riferimento al Pil. Proprio all’Ocse, anzi, aveva disegnato e realizzato una profonda riforma del sistema statistico dell’Organizzazione, dando il via al Forum mondiale su “Statistica, Conoscenza e Politica” e lanciando il Progetto Globale sulla “Misurazione del progresso delle società” a Palermo nel 2004, al quale ebbi l’onore di partecipare da cui scaturirono numerose iniziative in tutto il mondo sul tema “Oltre il Pil”. A questo proposito, mi si permetta una notazione personale. Fui presente nel Consiglio di Presidenza dell’Istat, dal 1999 al 2010, con un intervallo nel biennio 2005 – 2007 nella Commissione per la Garanzia dell’Informazione Statistica. Conobbi Giovannini durante il suo periodo pre Ocse (quando egli era Direttore del Dipartimento delle statistiche economiche dell’Istat e seguiva, in rappresentanza dell’Italia, la predisposizione dei dati statistici per l’avvio dell’Unione Monetaria Europea) e poi lo incontrai di nuovo sempre all’Istat dopo la sua esperienza Ocse, dall’agosto 2009, stavolta in qualità di Presidente dell’Istat, ma purtroppo vi restai, fino al 1° novembre 2010, quando valutai che fosse “incompatibile di fatto” continuare per un altro anno, cioè per il completamento del periodo di nomina governativa in Consiglio, a seguito del sopravvenuto mio impegno a Rettore dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”). Quell’anno e mezzo mi bastò per avere la conferma del nuovo percorso su cui Giovannini si era incamminato, legato ad un vero e proprio “credo” che lo ha visto sempre più impegnato in un nuovo percorso realizzativo per migliorare i nuovi meccanismi adeguati al raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Onu. Essi sono stati traslati molto opportunamente per imprimere e facilitare agli italiani lo studio, l’apprendimento e la diffusione, per mezzo della Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). Nata, il 3 febbraio del 2016, proprio “per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals)
Fin qui un breve flash, e quindi considerazioni non complete ed esaurienti, come meriterebbe, la figura di Giovannini all’opera prima e dopo l’esperienza Ocse e la partecipazione ai lavori della Commissione Stiglitz a alle quali fa accenno egli stesso.
Enrico Giovannini, coglie l’occasione nel recente volume scritto a quattro mani con Fabrizio Barca, edito da Laterza: “la scelta dei tecnocrati dell’Ocse di individuare come riferimento gli Stati Uniti fu basato su un errore analitico importante che ha influenzato per anni la storia del dibattito politico internazionale: infatti, egli è dell’avviso che scegliere gli Usa come Paese modello ha comportato l’ovvio conseguente attestarsi alla crescita del Pil. Esso, come indicatore economico è un valore medio del flusso della ricchezza e non scegliere perciò un “valore ordinale” come la mediana, i quartili, ecc. (cioè che tengono conto, per definizione, anche della distribuzione della variabile sotto osservazione, proprio per considerare le distribuzioni dei redditi delle varie classi sociali) gli Usa non sarebbero mai stati presi a modello, visto che molti altri Paesi avevano performance nettamente superiori in termini di reddito mediano. Se, ma la storia non si fa con i se, si fosse guardato di più ai Paesi caratterizzati da politiche che simultaneamente consentono un’elevata riduzione delle disuguaglianze e della protezione dell’ambiente” forse non avremmo aumentato la fragilità del sistema socioeconomico, fragilità che è emersa drammaticamente, in occasione della crisi in corso e forse non avremmo neanche le spinte populiste che osserviamo in tati Paesi incluso il nostro.” (Fabrizio Barca, Enrico Giovannini, Quel mondo diverso, Editori Laterza, Ottobre 2020, pag. 7).
Giovannini infine osserva: con la Commissione Joseph Stigliz (di cui feci parte, coordinando uno dei tre gruppi di lavoro [insieme a Nicolas Sarkozy, Amartia Sen e Jean-Paul Fitoussi] affermammo chiaramente che le analisi basate sulla metrica del Pil sono fuorvianti e inadeguate per analizzare il benessere e la qualità di vita delle persone, e ancor meno la sostenibilità dello sviluppo, stimolando un dibattito che raggiunse anche il gotha della protezione economica, anche se negli Stati Uniti le voci di dissenso con le conclusioni del nostro lavoro furono molto forti…..”.
Ne derivò un’ampia tensione alla quale devo dire che la comunicazione pur non ignorandola non dette molto peso. “Peraltro, il rapporto della Commissione venne pubblicato a settembre del 2009 [da agosto di quell’anno Giovannini presiedeva l’ISTAT] quando nel frattempo era scoppiata la crisi economica più grave degli anni Trenta del secolo scorso. Gli economisti furono duramente accusati di non aver visto arrivare la crisi e molti si difesero dicendo che sarebbero stati necessari dati che gli statistici non avevano mai elaborato”. (Fabrizio Barca, Enrico Giovannini, Quel mondo diverso, Editori Laterza, Ottobre 2020, pag.22)