La Nave Italia tra lo spettro della recessione e i “pannicelli caldi” della politica

(foto da Imagoeconomica)

Venerdì è stato celebrato un altro dei Grandi Riti che ogni anno richiamano l’attenzione di chi vuol cercare di capire, almeno per sommi capi, la nave Italia verso quali lidi sta volgendo la prora. Così venerdì, quasi per voler chiudere bene la settimana dopo giorni convulsi a causa della politica, si è svolta a Roma l’assemblea annuale dell’ABI, Associazione Bancaria Italiana.

Nei mesi scorsi la avevano preceduta quella della Banca d’Italia, quella di Confindustria e altre della stessa portata. Diventa a questo punto doveroso considerare quest’ultima assise come quella in cui sono state tratte le conclusioni, tenendo conto anche di quanto era stato prospettato nelle altre sessioni di lavoro appena citate. Qualcosa che all’epoca era in fase embrionale , nel bene e nel male ora si è concretata. Il padrone di casa, il presidente dell’ ABI Antonio Patuelli, da molti considerato un tutt’uno con quel sodalizio di banche, ha accolto a quella kermesse ospiti di primo piano, solo per citarne alcuni il Ministro dell’Economia Franco e il Governatore della Banca d’Italia Visco. Entrambi  sono stati portatori anche di buone novelle, seppure da sole non bastano a rasserenare gli animi. Il perchè è nei fatti e sotto gli occhi di tutti: la nave Italia sta imbarcando acqua e le falle che la lasciano entrare non sono di poco conto. Si aggiunga a tanto che ieri l’ISTAT, l’ Istituto  Centrale di Statistica, ha reso noto i dati su base annuale delle variazioni dei parametri socioeconomici direttamente riferibili alla popolazione. Per buona sorte nessuno dei presenti ha ricordato alla platea e alla stampa che anni fa, una commedia all’italiana che fece un buon incasso al botteghino, si intitolava:”Non ci resta che piangere”.
È bene scendere nel dettaglio, seppure solo di qualche gradino, per non farsi prendere dal panico. Il Ministro Franco ha descritto la situazione economica come certamente deteriorata ma non compromessa, ritenendo che l’impresa Paese stenta a ritornare in utile ma molte delle cause di tale stato dei fatti vanno ricercate nelle forti storture internazionali che stanno condizionando tutta l’ Europa e, seppure in maniera differente, anche il resto del mondo. Si aggiungano le eccezionali avversità climatiche e il mix assume una valenza negativa non comune. Tutto ciò nonostante, esistono i presupposti, a detta del ministro, perchè, turate le falle e alleggerito il carico, la nave già citata possa riprendere la rotta, cioè il risanamento del Paese, seppure a velocità ridotta e seguendo una percorso più lungo. Il Governatore Visco non ha potuto fare altro che confermare quanto aveva già esposto all’assemblea dell’istituto da lui presieduto, vale a dire che se la produzione e quindi la produttività del Bel Paese non ritornano nel primo quadrante cartesiano, cioè finchè le cifre che ne danno conto non ritorneranno a essere precedute dal segno +, sia in valore assoluto che in percentuale, il problema resta dov’è. Nella migliore delle ipotesi misure provvisorie e estemporanee avranno effetti sull’economia nazionale paragonabili a quello dei pannicelli caldi su una persona malata di polmonite. Il numero uno di Palazzo Koch ha citato lo spauracchio della recessione, facendone simbolicamente una spada di Damocle molto vicina a abbattersi tra capo e collo della Donna Turrita.
L’intervento del presidente Patuelli ha avuto un incipit che si sarebbe atteso piu dagli oratori che lo hanno preceduto che non da un banchiere.Egli ha iniziato la sua esposizione con una gouache: gli italiani stanno pagando una tassa iniqua sui loro risparmi che si chiama inflazione.Se non si riuscirà a contenere gli effetti di questo flagello, il risultato di tale virtù degli italiani sarà fortemente compromesso con tutte le conseguenze che ne deriveranno. È utile ricordare che nei manuali di economia si può leggere che gli addetti ai lavori danno per scontata un’ ipotesi: risparmio=investimento. Ha aggiunto poi che le banche, nonostante siano gravate sempre più da situazioni di prestiti incagliati concessi tanto a aziende quanto a privati e nonostante il merito creditizio dei potenziali clienti continui a spendere, non toglieranno la spalla da sotto al carro della ripresa, facendo così la loro parte nell’emergenza.
Sentito ciò, il Signor Bianchi, impiegato d’ordine all’ Acquedotto Pugliese e la Casalinga di Voghera? Si sono sentiti sollevati, nel senso che hanno pensato che la crisi generale stesse girando la boa con tutto ciò che ne consegue. Nel momento stesso in cui hanno appreso che il numero degli italiani che erano finiti nello stato di povertà assoluta, nel giro di poco piu di un biennio, è triplicato, poco è mancato che non divenissero di sale. Si innesta a questo punto della disamina una considerazione. Con la speranza che ciò avvenga presto, alla fine del tunnel gli italiani non potranno srotolare le maniche delle camicie già ora rimboccate per far si che il Paese riprenda il cammino della crescita. Ma, come per la guerra in atto, ci saranno macerie da rimuovere, i debiti da pagare, e immobili da bonificare, i nuovi poveri a cui restituire dignità e reintegrazione sociale. La missione è ardua ma non impossibile. Altan la sintetizzerebbe con un “Animo, Cipputi!” E Cipputi risponderebbe:”Si, ma piano, altrimenti ci multano…” E purtroppo è proprio così, almeno per come stanno interpretando la realtà attuale alcune forze politiche.