La principale missione del Pnrr: la digitalizzazione

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di Ugo Calvaruso

Con 49,86 miliardi la Missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” e la trasversalità dei processi di digitalizzazione e di innovazione, soprattutto tecnologica, si posizionano come uno dei principali obiettivi del Pnrr.
Si tratta di una necessità che riguarda non solo il rilancio della competitività e della produttività del sistema economico italiano, ma anche l’aggiornamento tecnologico dei processi produttivi delle imprese che ne fanno parte.

Il processo di digitalizzazione è trasversale, ed implica:

• la trasformazione delle infrastrutture nel loro complesso, da quelle energetiche a quelle dei trasporti, attraverso l’introduzione di sensori e piattaforme;
• lo sviluppo di un sistema scuola 4.0, cambiando i programmi didattici, aggiornando le competenze dei docenti e degli studenti, implementando le funzioni amministrative per la gestione della qualità degli edifici scolastici;
• l’evoluzione della sanità e delle infrastrutture ospedaliere, attraverso l’uso di dispositivi medici avanzati, lo sviluppo di competenze digitali e l’aggiornamento del personale, al fine di garantire un livello migliore di assistenza sanitaria a tutti i cittadini.

All’interno di questa “transizione” vanno però tenute in considerazione due importanti questioni. La prima relativa al basso livello di investimenti nella digitalizzazione, soprattutto da parte delle Pmi che, rappresentando il tessuto economico italiano, ha determinato un calo generalizzato negli ultimi vent’anni della produttività del relativo sistema economico.
Il secondo punto è riuscire a comprendere che il solo investimento in innovazione tecnologica non basta. Oggi investire in tecnologia significa assumere il significato, l’intenzione e l’azione per impiegare il capitale anche sulla cultura e sugli studi umanistici che possono supportare lo sviluppo delle organizzazioni e dei territori e sulla bellezza. Attività, queste ultime, che non generano “valore” nell’immediato ma benessere nel lungo periodo.
Bisogna iniziare ad ampliare gli orizzonti degli investimenti per riuscire a includere tutta la forza lavoro e l’intelligenza presente sul territorio italiano. Ma non solo.