La profezia di Schopenhauer sul declino dell’Italia? Vale anche per il futuro Ue

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La presenza della Germania come Paese ospite al Salone del libro di Torino ha portato a sostenere che la cultura italiana della seconda metà del Novecento deve molto ad opere di autori tedeschi come Goethe, Nietzsche, Kraus, Kafka, Lukàs, Benjamin, Brecht, Adorno; ed anche a dire, con il titolo di un articolo, che “La filosofia tedesca è morta”. Dopo 300 anni. Se si resta al titolo potrebbe sembrare che si ritenga che, dopo tre secoli, la filosofia tedesca non abbia più nulla da dire agli uomini del nostro tempo. Ma, se si legge l’articolo, si nota che l’autrice parla del declino della filosofia tedesca contemporanea presentando, tra le principali cause del declino della “filosofia continentale”, l’essere stata soppiantata dalla filosofia analitica (che considera la ricerca filosofica come indagine scientifica), importata dai paesi anglosassoni,la quale ha occupato interi dipartimenti universitari che erano roccaforti dell’idealismo tedesco, della fenomenologia, dell’ermeneutica, aprendo le porte universitarie ad “un pensiero angloamericano, refrattario alla storia e poco propenso a intervenire nel dibattito politico”. Nel leggere questo appare evidente che si ritiene che il luogo della filosofia sia l’Università, dove, a parere di Arthur Schopenhauer, ci sono professori di filosofia ma quasi mai autentici filosofi, che sono quei pochi che non si lasciano guidare dalla volontà. Ed appar evidente che si ritiene che la filosofia nel ristretto ambito accademico stia compiendo un cammino che deve sempre presentare novità. Con la sua storia essa rivela le varie concezioni del mondo che sono state pensate e le varie interpretazioni delle cose. Ma, di per sé, essa dovrebbe aiutare ogni singolo uomo a dare sue risposte alle domande da dove si viene e dove si va ed, in relazione a queste, a determinare come vivere la sua unica ed irripetibile vita, stando tra gli altri e ricercando il valore delle cose del mondo in un limitato momento della storia dell’umanità. Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche scrissero grandi opere filosofiche dopo aver abbandonato l’insegnamento universitario. Nelle loro pagine migliori non si limitarono a costruzioni razionali, non a slogan da affidare alla pubblicità per muovere il mercato delle loro opere, ma espressero quel che veniva da una attenta osservazione di quel che avevano in sé e di quel che avveniva intorno a loro, ascoltando attentamente coloro che li avevano preceduti nel rispondere al perché del vivere ed a come vivere. È stato detto che oggi gli europei guardano soprattutto agli Stati Uniti e si ignorano o quasi. Poiché questo avviene dopo che è stata costituita l’Unione Europea, viene spontaneo ripensare che Arthur Schopenhauer, tre giorni prima di morire, disse che, dopo la sua imminente unione, l’Italia, che era riccamente individualizzata ed alla quale era legata gran parte dell’Europa colta, sarebbe diventata “modernamente confusa e livellata”. È il rischio che ora corre l’Europa e che potrebbe evitare se nel pensiero, nella poesia, nell’arte non continuasse a rinunciare a quello spirito che (come e quando vuole) detta a coloro che sanno ascoltarlo, e che poi sanno trasmettere quello che hanno scritto anche a futura memoria.