La scuola reimmaginata

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La sperimentazione dell’istruzione chiama in causa non solo l’esperto, il peritus da cui deriva il verbo experīrī, ma coinvolge anche l’ignorante creativo il cui senso della possibilità sollecita l’azione affinché un evento che ha la plausibilità e la capacità di accadere si verifichi davvero. Qui il fatto in divenire tramite esperimento è la scuola reimmaginata. Tema di un precedente saggio (Formica, 2020), essa configura la rivoluzione dell’apprendimento. Questi i suoi tratti distintivi:

  1. Nutrire l’immaginazione e coltivare l’apertura mentale degli allievi che potranno così indirizzare le loro passioni e perseguire idee originali – un’epifania di pensieri non convenzionali che sfidano lo status quo.
  2. Far praticare agli allievi la palestra intellettuale in cui le diverse branche della conoscenza interagiscono fino a fondersi. Costruendo ponti transdisciplinari, gli studenti potranno disegnare i propri abiti da studio su misura, fondendo le materie scientifiche con quelle umanistiche. Tra gli ‘attrezzi’ della palestra, le narrazioni fanno intravedere i percorsi verso cui indirizzarsi. Si pensi alla vicenda umana del gesuita tedesco Athanasius Kircher (1602-1680), star scientifica dell’età barocca e viaggiatore in tanti mondi del sapere. Kircher si mosse tra lo studio dei vulcani e dei fossili, l’osservazione dei microbi al microscopio, le invenzioni meccaniche quali gli automi, l’orologio magnetico e il megafono, l’egittologia, la teoria musicale e la religione comparata.
  3. Far nuotare gli allievi nelle acque del dubbio, dove il pensiero convenzionale si trova in pericolo. Per non affogare, la mente dei nuotatori deve essere libera di muoversi, non assoggettata al controllo degli esperti che vanno alla ricerca di possibili eresie. Né, tanto peggio, essi vanno sottoposti al controllo di sponsor che giudicano un’eresia quelle idee che sono in contrasto con giudizi e opinioni da loro sostenuti. Fu l’economista americano John Kenneth Galbraith (1908-2006) a denunciare quanto le società commerciali finanziatrici di college e università tenessero sotto scacco le opinioni accademiche in contrapposizione con i loro bisogni percepiti.
  4. Puntare sulla ricchezza della diversità e sull’intensità delle interazioni per l’apprendimento. A riguardo, è esemplare la lezione di John Stuart Mill (1806-1873):
  5. “È contro l’individualità che siamo in guerra; siamo persuasi che avremmo fatto meraviglie, se fossimo diventati tutti uguali: e così, ci siamo dimenticati che la diversità di una persona da un’altra è in genere la prima cosa che richiama l’attenzione di entrambe sull’imperfezione dell’una e la superiorità dell’altra, o sulla possibilità di combinare i rispettivi pregi e produrre qualcosa di meglio rispetto a tutt’e due….. Gli uomini perdono rapidamente la capacità di concepire la diversità, se per qualche tempo si sono disabituati a vederla”.

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