Mentre è in pieno svolgimento il vecchio quanto celebre Giro d’ Italia ciclistico, un altra serie di eventi, negativi e anche più, soprattutto itineranti, sta tenendo in guardia gli italiani quasi non stop, h. 24 nel linguaggio dei più giovani. Ancora in atto, seppur in via di esaurimento, il disastro abbattutosi in Romagna, in Sicilia, durante il fine settimana, ha iniziato a scalpitare l’ Etna, eruttando una quantità di cenere, nera e spessa, che ha oscurato per un bel pò il cielo di Catania. Ha concluso quindi l’esibizione depositandosi dappertutto sulla città, arrivando quasi a paralizzarla. Intanto il mare di fronte a quella costa ha dato dimostrazione di forza, danneggiando i recenti interventi di adeguamento realizzati sulla struttura portuale. La serie nera, la qualificazione è quella appropriata,, per l’Italia sembra non volersi interrompere e ciò che è altrettanto oneroso è quanto buongoverno (centrale) imponga che sia messo in opera e completato a stretto giro. L’analisi dei fatti, pur se compiuta grossolanamente perché per ora non è possibile fare meglio, già mette in chiara luce l’enormità dei danni. Ai fini del computo finanziario, il ristoro delle somme necessarie a far fronte agli stessi, dovrà essere annotato per la disamina in almeno tre grandi elenchi. Nel primo dovrà essere riportata l’ entità dei danni come in una fotografia, cioè come la semplice stima di quanto è andato perso, chiaramente al costo storico. Tale procedura è paragonabile a quanto si fa nelle aziende con le scritture contabili inerenti i beni strumentali, annotate sul libro degli ammortamenti. A operazione compiuta, sarà importante aggiungere il valore della produzione di ogni genere di beni e servizi andata persa e mai più recuperabile. Nel secondo elenco andrà annotato un altro valore: quello di quanto costerà la sostituzione di tutto ciò che è andato perso, aggiornato nei prezzi lievitati per l’innovazione tecnologica e per l’adeguamento alla normativa vigente. È possibile affermare già da ora che quel totale sarà superiore, non di poco, a quello del primo elenco. Un terzo elaborato sarà quello che riporterà l’entità totale del piano di ricostruzione, con un aggancio sostanziale all’aspetto economico. Esso riguarderà l’intera via crucis che porterà, o almeno dovrebbe, quella che nel Paese è una zona esemplare per le sue produzioni e per la sua produttività, a rimettersi in piedi e a ritornare a camminare con le proprie gambe. Così prendono consistenza le dolenti note, perché l’onere finanziario sarà di tutto rilievo e non sarà costituito dalla semplice somma aritmetica dei dati appena elencati. Ancora una volta tornerà di aiuto rifarsi alla cultura contadina. Uno dei principi dogmatici del far di conto per la gente dei campi è quello del “a togliere e a mettere”. Esso, da lontano, ricorda il più urbano “a averli e non averli”, sottinteso i soldi, c’è una grande differenza. Per corroborate quel loro punto fermo, fanno riferimento a coloro che allevano il bestiame. Quegli stessi, per nutrirli, mettono in coltura nei loro campi tutto quanto risulta compatibile con l’alimentazione dei loro capi. Se arriva dal cielo grandine o altro flagello simile che distrugge la loro produzione, il danno avrà valenza doppia: una prima, per la perdita del raccolto e una seconda perché, per nutrire gli animali, saranno costretti a tirare fuori il portafoglio per comprare altrove quanto possa sostituire ciò che è andato perso. A lato del settore produttivo di beni, in Romagna, l’altra parte del reddito prodotto proviene dall’attività di ricezione dei turisti. Sembrerebbe, da fonti attendibili, che sarà proprio quell’attività, insieme a altre annesse e connesse, che farà da cavallo di “mezzo”, cioè quello che, stando tra altri due, sopporta il peso del carro e tira dritto. È noto infatti quanto tutto il litorale romagnolo sia appetito dai turisti di tutta Europa, da una decina di anni anche da quelli russi, particolarmente danarosi e inclini a spendere. Ebbene, a dispetto di ogni più scura previsione, quanti si occupano della gestione di quelle attività sono pronti e con loro le strutture che hanno organizzato, a ricevere, come e meglio, se possibile, degli anni scorsi, i frequentatori abituali e quelli di nuovo approccio che si recheranno da quelle parti. Nonostante tutta la buona volontà, per fare ciò, occorreranno soldi “a cofane”, come diceva in una delle sue commedie Peppino De Filippo. Per metterli insieme e convogliarli in quelle zone, il Governo dovrà lavorare sodo. Per sgombrare il campo da ogni possibile frainteso, pronunciare il crucifige all’ esecutivo per non aver aderito al MEF è quella che Fantozzi avrebbe definito “una boiata pazzesca”. Non sono certo i disastri di quel genere che potrebbero essere tra i potenziali destinatari degli euro gestiti da quel fondo, quando sarà funzionante. Esiste, salvo verificarne la conferma materiale, un afflato internazionale di solidarietà verso quella porzione dell’Italia che, in occasione del G7 a Hiroshima, ha dato segno di se alla Premier Meloni. Nella logica che il ferro si batte quando è rovente, è necessario che quella promessa sia trasformata a stretto giro in impegno concreto. Oggi si riunirà il consiglio dei ministri e, oltre agli altri aspetti del disastro, saranno sicuramente presi in considerazione anche questi aspetti che, in gergo aziendalistico, potrebbero essere assimilati alle sopravvenienze attive. Più efficace, per immedesimarsi nella situazione, può essere il vecchio ammonimento contadino: “quando qualcuno vuole regalarti un porcellino, tieni pronto un cordellino”, per legarlo e portarlo via. La situazione non è molto diversa per quanto è successo alla Capo del Governo mentre era in compagnia dei colleghi nonché commensali in Giappone. Questa volta dovrebbe essere più semplice perché la promessa della persona per bene costituisce per lo stesso una vera e propria obbligazione, e tanto è quanto è riportato nel codice di Giustiniano. Finora non c’è stato nessun intervento volto a privarlo di validità, e tanto fino a prova del contrario.”Forza e coraggio, che sta finendo anche maggio” e un modo di dire usato nel villaggio che invita a non perdere altro tempo prezioso. Macchine avanti tutta, allora, che il sole sta per ricominciare a riscaldare anche la Romagna.