La svalutazione dell’euro
mette il turbo alla Germania

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A cura di Antonio Arricale Esportazioni col vento in poppa, per l’ “austera Germania”, grazie alla svalutazione dell’euro e, dunque, alle politiche monetarie di Draghi tanto contestate dal ministro delle finanze Wolfgang A cura di Antonio Arricale Esportazioni col vento in poppa, per l’ “austera Germania”, grazie alla svalutazione dell’euro e, dunque, alle politiche monetarie di Draghi tanto contestate dal ministro delle finanze Wolfgang Schäuble e dai sacerdoti del rigore della Deusche Bank. Grazie all’euro debole, infatti, il Pil tedesco ha avuto una forte accelerata, nella parte finale dello scorso anno, aumentando più del previsto. Nel quarto trimestre è salito dello 0,7%. Una crescita che segue il rallentamento segnato nei trimestri precedenti e porta il consuntivo finale per il 2014 a +1,6%, leggermente meglio delle stime iniziali (+1,5%). E se la Germania mette il turbo, la stessa cosa non può dirsi per la Francia il cui Pil, sempre nel quarto trimestre, è in ogni caso cresciuto, sia pure di appena + 0,1%, per cui ha chiuso l’anno 2014 a +0,4%. In Olanda il Pil è cresciuto dello 0,5%, con le componenti relative a investimenti, consumi ed esportazioni che sono tutte in miglioramento. L’Ungheria è cresciuta del +3,4% su base annuale anziché del +2,9% previsto. Per l’Italia, invece, con riferimento al Pil si parla di crescita zero nel quarto trimestre 2014. Secondo le prime stime Istat, tra ottobre e dicembre il Pil è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti, segnando tuttavia uno stop della recessione. Rispetto al quarto trimestre 2013, il Pil è sceso dello 0,3%. Man mano che i dati del Pil dei rispettivi paesi vengono pubblicati, due fattori in particolare appaiono evidenti: da un lato si ampliai la forbice tra le maggiori economie dell’area euro, dall’altro, un po’ ovunque si registra il trend positivo delle esportazioni. Ci sarebbe, a questo punto, più di una riflessioni da fare, ma il lettore di questa nota è sufficientemente intelligente per tirare da solo le conclusioni. Le quali, tuttavia – per essere seri – non devono assolutamente mettere in ombra due risultati di notevole rilievo che, in ogni caso, a livello di politica internazionale Germania e Francia – più la prima, in vero – portano a casa: il cessate il fuoco, sia pure a partire da domenica prossima, nel conflitto russo-ucraino; un primo ascolto che viene offerto, sempre dalla Germania, alla Grecia. Non è molto, ma è comunque un passo avanti. Un passo politico, soprattutto, cui però sia l’Ue nel suo insieme, sia altri autorevoli membri (Italia, in primis) si limitano semplicemente a stare dietro. Borse asiatiche Borse asiatiche per lo più positive in chiusura di settimana. Lo spiraglio che si è aperto in Europa tra la Grecia ed i propri creditori, con la possibilità che venga trovato un accordo che possa soddisfare entrambe le parti, ha permesso di allentare le tensioni facendo tornare gli acquisti sull’azionario. Il positivo andamento di ieri sera a Wall Street ha inoltre contribuito a sostenere il mercato che ha visto il solo Nikkei chiudere sotto la parità (-0,37%). Una flessione che tuttavia non preoccupa dopo il bel rialzo del giorno precedente e che dovrebbe servire all’indice per accumulare nuove energie in vista di un ulteriore spunto rialzista. Tra gli altri Seoul ha chiuso in crescita dello 0,82%, Hong Kong guadagna lo 0,84% mentre Shanghai fa registrare un progresso attorno al punto percentuale. In ambito macroeconomico da segnalare che l’indice anticipatore della Cina, elaborato dal Conference Board, è apparso in progresso a gennaio dello 0,9% dopo quello dell’1,1% di dicembre, con tre dei sei sottoindici che hanno contribuito alla crescita. L’indice di coincidenza ha segnato invece un più modesto incremento dello 0,6% dopo l’1,1% del mese precedente (tutti i cinque sottoindici in questo caso hanno però contribuito in positivo). Il Ministero delle Finanze giapponese ha annunciato di aver collocato 2458,7 mld yen in titoli a 5 anni. Il rendimento del JGB si è attestato a 0,122% rispetto allo 0,00% dell’asta di gennaio e le richieste hanno superato il quantitativo offerto di 3,28 volte, contro le 4,38 dell’asta precedente. Graficamente il Nikkei ha preso fiato dopo il bel rialzo che ieri aveva permesso il superamento della parte alta del canale che scendeva dai top di dicembre ed i massimi delle ultime settimane in area 17850, creando i presupposti per la ripresa del trend rialzista di lungo periodo. La chiusura settimanale al di sopra di tali riferimento conferma di fatto la validità del segnale appena inviato e sembra dunque ribadire lo scenario positivo. I prossimi obiettivi di tale movimento sono ipotizzabili inizialmente in area 18300, massimi del 2007 e poi fino a quota 19000, livello che non è stato più raggiunto dall’inizio del nuovo millennio. Tale prospettiva verrebbe compromessa solo nel caso di un perentorio ritorno dei prezzi al di sotto di area 17500 ed alla successiva violazione del sostegno a 17250, circostanza che renderebbe probabile un ulteriore affondo verso 16500 almeno. Borsa Usa A New York i principali indici hanno chiuso la seduta di ieri avvicinandosi ai rispettivi record grazie ai positivi segnali in arrivo dall’Europa, su Ucraina e Grecia, e a una tornata di trimestrali che si avvicina alla chiusura dopo aver regalato diverse soddisfazioni. Abbastanza per lasciare in secondo piano dati macroeconomici Usa non esaltanti (le vendite al dettaglio sono calate dello 0,8% in gennaio, mentre sia le scorte delle imprese che le richieste di sussidi si sono rivelate peggiori del consensus). Tornando alle trimestrali, con il 76% dei membri dell’S&P 500 che già le hanno presentate, il 71,4% ha fatto meglio delle attese in termini di utili e il 56,8% per quanto riguarda i ricavi (contro le medie di lungo rispettivamente del 63 e del 61%), secondo i dati di Thomson Reuters. Il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato 110,24 punti, pari allo 0,6%, a 17.972,38 circa mezzo punto in meno dai suoi massimi di 18.053,71 punti. L’S&P 500 ha segnato un progresso di 19,95 punti, l’1%, a 2.088,48, a un soffio dal record di 2.090,57 punti registrato a fine dicembre. Record è stato invece per il Nasdaq Composite, che ha guadagnato 56,43 punti, pari all’1,2%, a 4.857,61 punti, livello massimo dal marzo del 2000. E non a caso la seduta è stata all’insegna dei titoli tecnologici, a partire da Cisco +9,39% che da sola ha regalato 16 punti al Nasdaq, dopo aver presentato una trimestrale migliore delle attese, con utili e ricavi in crescita, e aumentato la cedola. Europa Chiusura in deciso rialzo per le principali borse europee in scia all’accordo sul cessate il fuoco in Ucraina. I leader di Russia, Ucraina, Germania e Francia hanno concordato la tregua per arginare il conflitto che sta devastando la zona orientale del Paese provocando forti tensioni tra Mosca e l’Occidente. A spingere i listini anche il varo del mini quantitative easing della Riksbank, la Banca centrale svedese. Nonostante lo stallo sulla questione Grecia, con l’Eurogruppo che ha di fatto rimandato ogni decisione alla riunione straordinaria di lunedì, la Borsa di Atene è volata chiudendo con un balzo di quasi il 7%. E così a Francoforte il Dax è salito dell’1,56% a 10.919,65 punti, il parigino Cac40 ha guadagnato l’1% a 4.726,2 punti, il londinese Ftse100 è avanzato dello 0,15% a 6.828,11 punti mentre a Madrid l’Ibex35 ha realizzato un progresso dell’1,90% a 10.562,2 punti. Italia Il Ftse Mib segna +0,98%, il Ftse Italia All-Share +0,91%, il Ftse Italia Mid Cap +0,47%, il Ftse Italia Star +0,38%. Ieri Piazza Affari ha chiuso in deciso rialzo accelerando dopo le notizie sul cessate il fuoco in Ucraina e il lancio di un mini quantitative easing da parte della banca centrale svedese. In Italia il Tesoro ha collocato Btp a 3, 7 e 15 anni per 8 miliardi di euro con i rendimenti scesi ai minimi storici. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un rialzo del 2,12% a 21.002 punti. Brillanti i titoli di Piazza Affari che hanno interessi in Russia a partire da Buzzi Unicem, che ha mostrato un balzo del 5,41% a 11,87 euro, che genera circa il 10% del suo Ebitda in Russia e Ucraina. Importante l’esposizione anche per CNH Industrial (+3,22% a 7,045 euro) che vede circa il 55% dei propri ricavi arrivare da questi Paesi. In casa Lingotto su di giri anche FCA (+4,53% a 12,69 euro) con Sergio Marchionne che, in un’intervista al Financial Times, ha rilanciato il tema della fusione. Il rimbalzo del petrolio si è fatto sentire su Eni, che ha guadagnato il 2,58% a 15,48 euro, e su Saipem, che ha mostrato un progresso del 2,09% a 8,78 euro. Tra le banche exploit di Mps (+13% a 0,485 euro) nonostante la maxi perdita da 5,34 miliardi di euro nel 2014 e il rialzo dell’importo dell’aumento a 3 miliardi. A spingere il titolo l’avvicinarsi dell’entrata del Tesoro nel capitale della banca senese. Ben comprati anche gli altri titoli del settore: Banco Popolare ha guadagnato il 4,55% a 12,86 euro, Popolare di Milano il 3,17% a 0,796 euro, Intesa SanPaolo il 5,07% a 2,732 euro, Ubi Banca il 3,56% a 6,53 euro, Mediobanca il 3,36% a 7,995 euro.


I dati macro attesi oggi Venerdì 13 febbraio 2015 07:30 FRA PIL (prelim.) T4; 08:00 GER PIL (prelim.) T4; 08:45 FRA Occupati non agricoli (p relim.) T4; 09:00 SPA Inflazione (finale) gen; 10:00 ITA PIL (prelim.) T4; 11:00 EUR Bilancia commerciale dest. dic; 11:00 EUR PIL (flash) T4; 14:30 USA Indice prezzi importazioni gen; 16:00 USA Indice fiducia consumatori (Univ. Michigan) (prelim.) feb.