L’uso della voce rivoluzionerà il modo in cui lavoriamo con l’IA. Uno studio di Jabra

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Un nuovo studio globale condotto da Jabra in collaborazione con la London School of Economics and Political Science (LSE) esplora l’impatto dell’IA generativa sulle modalità di lavoro, concentrandosi sull’interazione vocale. La ricerca, realizzata presso il Behavioural Lab for Teaching and Research della LSE, suggerisce che entro il 2028 la voce potrebbe diventare il principale strumento per comunicare con l’intelligenza artificiale.

Secondo i dati raccolti, il 14% dei partecipanti ha già mostrato una preferenza per la voce rispetto alla digitazione. Inoltre, la fiducia nell’IA aumenta del 33% quando l’interazione avviene parlando anziché scrivendo, evidenziando come la voce possa rendere l’esperienza più immediata e collaborativa.

Alcuni compiti risultano più adatti alla comunicazione vocale, come le domande rapide o la generazione di idee, mentre attività che richiedono maggiore persuasione registrano performance inferiori rispetto all’uso del testo. Interessante è anche la variabile generazionale: i professionisti più anziani si mostrano più inclini a usare la voce in ambito lavorativo, mentre i più giovani, abituati a strumenti vocali nella vita privata, tendono a mantenere la digitazione per lavoro.

Il professor Michael Muthukrishna della LSE sottolinea che l’adozione del “conversational computing” non sostituirà completamente la digitazione, ma integrerà sistemi specializzati, coordinati da interfacce vocali in grado di comprendere e interpretare al meglio le esigenze dell’utente.

Lo studio evidenzia quindi come la voce stia emergendo come nuova modalità di interazione con l’IA generativa, aprendo scenari in cui comunicazione naturale, velocità e fiducia diventano leve fondamentali per la produttività futura.