Le relazioni Cina-America Latina sono in un periodo di transizione e sviluppo. Guardando indietro di uno o due anni in avanti oppure volgendo lo sguardo al futuro immediato, è ben chiaro che siamo in un tempo di transizione. Tali convergenze devono affrontare sfide che provengono da più parti.
Innanzitutto la pressione degli Usa. Nel dicembre 2017, gli Stati Uniti hanno pubblicato un rapporto sulla strategia di sicurezza nazionale, che definisce la Cina un “concorrente”. Pertanto, sotto la pressione strategica di Washington, nelle relazioni Cina-America Latina si sostengono notevoli difficoltà esterne.
Poi c’è la questione interna, principalmente i cambiamenti nella situazione politica nei Paesi dell’America Latina, in particolare il declino delle forze progressiste, a favore di quelle conservatrici, oltre ai cambiamenti nell’economia politica regionale. La terza sfida giunge dalla pandemia di Covid-19: le Americhe sono diventate il centro della tempesta. Gli USA hanno il maggior numero di persone infette e decedute (23,4 mln inf.; 389mila decessi) e il Brasile è al secondo posto come decessi (207 mila) e al terzo come infetti (10,5 mln) [dati aggiornati al 15 gennaio 2021]. Tornando al tema in questione, va rilevato che l’America Latina è la regione che registra una concentrazione di Paesi in via di sviluppo e di economie emergenti. Il discorso differisce dal Continente africano. Là ci sono 54 Paesi, principalmente in via di sviluppo, mentre l’America Latina 3 ha alcuni membri nell’OCSE, come il Cile e il Messico, nonché la notevole forza economica brasiliana. Queste economie emergenti sono parte integrante dell’America Latina e, in termini di PIL e livello di sviluppo, sono molto più alte dell’Africa. Per cui gli aspetti sono completamente differenti. Anche la Cina è un Paese in via di sviluppo, ma con influenza globale. L’America Latina nel suo complesso è composta da 33 Paesi e 12 territori ancora sotto il tallone anacronistico di colonialisti da operetta. In totale una popolazione di oltre circa 640 milioni e una superficie di più di 20 milioni di chilometri quadrati, che rappresenta il 14% della superficie terrestre mondiale. La terra arabile è pari a un terzo di quella globale. Le foreste sono il 23% di quelle del pianeta. Pertanto, anche se la Cina ha 9,6 milioni di chilometri quadrati e il Brasile 8,5 la ricchezza di risorse e le condizioni naturali del Brasile sono molto migliori della Cina. Nel processo di sviluppo della modernizzazione, più di venti tipi di risorse minerarie e la maggior parte delle risorse di petrolio e gas necessarie per lo sviluppo delle industrie moderne si trovano in America Latina. Per cui lo spazio geografico, le dotazioni naturali e l’apertura culturale dell’America Latina sono alla base delle relazioni Cina-America Latina. Dopo l’adesione della Cina all’OMC nel 2001, Pechino ha partecipato in modo imprevedibile al processo di globalizzazione, favorendo un rapido sviluppo iniziale delle relazioni Cina-America Latina. 4 Al contempo, l’America Latina è stata favorita dal boom delle materie prime. Soprattutto durante il decennio 2003-2013, il loro prezzo è salito alle stelle e le principali materie prime di esportazione e alcuni prodotti primari dell’America Latina sono stati importati anche dalla Cina. D’altro canto – per avere un quadro evolutivo del fenomeno – ci dobbiamo chiedere perché le relazioni Cina-America Latina non hanno raggiunto questo sviluppo prima degli anni Novanta? Va detto innanzitutto che l’integrazione dell’America Latina è relativamente in ritardo. Il Subcontinente ha molte organizzazioni e istituzioni subregionali, ma manca un coordinamento generale in tali settori e non esiste una piattaforma di supporto. In secondo luogo, gli USA hanno sempre considerato l’America Latina come una colonia di fatto, quindi sotto l’influenza della Casa Bianca anche le relazioni sino-latinoamericane sono state limitate. Nel 2001, però, gli USA hanno lanciato la guerra in Medio Oriente e Asia Anteriore, principalmente in Iraq e Afghanistan, e hanno condotto attacchi antiterrorismo. Pertanto, relativamente parlando, l’America Latina era stata lasciata a se stessa e non occupava una posizione importante nella visione di Pentagono & Co. A questo proposito la Cina non si è lasciata sfuggire quest’opportunità e ha iniziato a sviluppare rapidamente le relazioni con l’America Latina. Allo stesso tempo, il 23 febbraio 2010, i Paesi della regione hanno promosso la nascita della CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños; Comunidade de Estados Latino-Americanos e Caribenhos; 5 Communauté des États américains et Latino-Caribéens) che è la più grande organizzazione di integrazione regionale nell’emisfero occidentale, e quest’organizzazione ha una politica relativamente forte. La manifestazione principale è che gli USA e il Canada sono esclusi da essa, quindi ha sia rappresentatività regionale che indipendenza politica, fornendo una piattaforma per la cooperazione tra Cina e America Latina. Per l’America Latina, la CELAC è diventata anche un’organizzazione con cui la Cina coopera. Il presidente Xi Jinping – da quando ha assunto la direzione del Paese (15 novembre 2012) – ha visitato l’America Latina ben cinque volte. Questo non ha precedenti nella storia della diplomazia cinese. Pertanto, le relazioni Cina-America Latina si sono sviluppate rapidamente. Il 2015 è vista quale tappa importante nella storia dello sviluppo delle relazioni Pechino-Iberoamerica, la cui manifestazione principale è stata la creazione del Forum Cina-CELAC, avvenuta l’8 gennaio nella Grande Sala del Popolo a Pechino. Il meccanismo del Forum Cina-CELAC segna un periodo di trasformazione strategica per la cooperazione Pechino-America Latina, una transizione dallo sfruttamento da parte di terzi del territorio latinoamericano alla tendenza verso la pianificazione attiva su basi paritarie. La proposta dell’iniziativa cinese One Belt, One Road e la maggiore consapevolezza del Pacifico sul versante latinoamericano hanno consentito alle due parti di incontrarsi a metà strada. Nel costruire consenso, si 6 sviluppa l’accordo politico al di là di etichette di vicinanza geografica: Cina e America Latina si sostengono a vicenda in programmazione e attuazione di progetti di alto livello. Questi riassumono in primo luogo, la coerenza degli obiettivi di sviluppo; in secondo il consolidamento dei percorsi di intrapresa; in terzo la connessione organica dei concetti di cooperazione e di slancio industriale sostenibile e, infine, la condivisione dei risultati di un lavoro comune. È la prima volta che l’America Latina rientra nell’area dell’iniziativa cinese One Belt, One Road: il concetto di una comunità di destino condiviso tra Cina e i Paesi della regione a parità di condizioni e senza paternalismi da “destino manifesto”. Un progetto già annunciato dal presidente Xi Jinping, durante un discorso sulla costruzione di una comunità di futuro condiviso al vertice Cina-CELAC, svoltosi a Brasilia il 17 luglio 2014. Favorire la cooperazione significa suddividerla in tre livelli: uno è il regionale, il secondo è subregionale (Mercosur, Alianza del Pacífico, ecc.); il terzo è il bilaterale. Tre aspetti che vengono svolti in modo ordinato, non dimenticando le ulteriori organizzazioni internazionali dell’area: Unión de Naciones Suramericanas (UNASUR, f. 2008), Comunidad Andina (f. 1997), Comunidad del Caribe (f. 1973), e quei Paesi che tradizionalmente hanno ottimi rapporti bilaterali con la Cina: Argentina, Brasile, Cile, Messico, Perù e Venezuela. 7 Il concetto cinese di cooperazione si riassume nel vantaggio reciproco e per tutti, non prendendo di mira terze parti. La cooperazione Cina-America Latina è in realtà il progresso della cooperazione Sud-Sud. Entrati nella seconda decade del sec. XXI, i Paesi emergenti daranno sempre maggiori apporti allo sviluppo economico mondiale. Insieme, Cina e BRICS hanno già contribuito per oltre il 50% alla crescita economica mondiale, superando i Paesi del G7. Ciò non ha precedenti. La più evidente manifestazione dello sviluppo della globalizzazione è che il divario tra Paesi poveri e quelli ricchi è in costante aumento e i ricchi sono riluttanti a trasferire tecnologia ai poveri, pertanto i Paesi del Terzo Mondo hanno il dovere di cooperare tra loro per migliorare gli scambi reciproci. Diverebbe un sistema fondamentale per uscire dalla trappola del basso reddito.