L’America Latina e le sfide per una vera indipendenza politica ed economica

L’America Latina – ed il suo nucleo portante: Brasile, Argentina e Messico – è diventata una regione con un alto valore strategico globale grazie a vasto territorio, abbondanti risorse, alto livello di sviluppo economico, posizione geografica unica ed attiva nella governance globale e regionale.
Fattori come storia, geografia e realtà, uniti alla complessità della logica politica interna della regione, hanno reso ancora una volta l’America Latina un luogo in cui le grandi potenze prestano attenzione e giocano partite fondamentali.
La cooperazione della regione latinoamericana con potenze “esterne” è diventata sempre più stretta, il che ha causa sospetti ingiustificati e provocazioni dolose tra i Paesi dell’area interessati.
Ciò che da fastidio a “democratici” e “liberali” è la presenza nella zona di Paesi senza un passato colonialista e di sfruttamento dei popoli.
Storicamente, l’America Latina e i Caraibi sono stati il luogo ambito di varie forze occidentali. Dall’indipendenza dei Paesi latinoamericani e anche oggi, grandi Paesi all’interno e all’esterno della regione hanno gareggiato in questo settore.
Dietro la competizione tra le maggiori potenze nella geopolitica e nelle relazioni internazionali, si nasconde la complessità e l’incertezza dell’attuale situazione politica ed ed economica globale in America Latina.
Le grandi terre e le risorse dell’America Latina sono legati alla sicurezza alimentare globale, all’approvvigionamento di prodotti agricoli e zootecnici e alla sicurezza energetica: essa è un importante “fornitore di prodotti” che non può essere ignorato.
L’America Latina ha un grande volume, con una superficie di oltre 20 milioni di chilometri quadrati, che copre quattro sottoregioni del Nord America (Messico), Caraibi, America Centrale e America Meridionale, con 33 Paesi indipendenti e alcune regioni che non ancora indipendenti, in quanto legate al fardello del vecchio mondo liberal-colonialista.
L’America Latina è benedetta da condizioni naturali. Tra queste, è diventata un ben noto “granaio” e “deposito di carni” a causa dei suoi fertili terreni coltivabili e abbondanti pascoli. È un’importante area di produzione di ulteriori prodotti agricoli e zootecnici. Allo stesso tempo, altri Paesi della regione hanno enormi riserve di risorse naturali come petrolio e gas, minerali ferrosi, rame e foreste, e sono diventati importanti fornitori globali di materiali strategici.
In secondo luogo, la regione latinoamericana ha un livello di sviluppo economico relativamente alto e ha riunito una serie di importanti economie emergenti, un mercato globale importante che non può essere ignorato.
La regione latinoamericana svolge un ruolo importante nell’economia globale. Tra questi, Brasile e Messico non sono soltanto le due maggiori economie dell’America Latina, ma anche le prime 15 dell’economia globale.
Allo stesso tempo, calcoli recenti su 183 Paesi (regioni) con dati completi della Banca Mondiale e ricerche correlate, mostrano che il gruppo composto da Brasile, Messico, Argentina, Cile, Perù, Colombia, ecc., è entrato nella classifica dei “30 mercati emergenti” (E30) a livello mondiale. Secondo le statistiche della Banca mondiale, nel 2018 il prodotto interno lordo (PIL) dell’America Latina era di circa 5,78 trilioni di dollari e il PIL pro capite ha superato i 9.000 dollari. Ad eccezione di alcuni, la maggior parte dei Paesi dell’America Latina sono a reddito medio ed alcuni di essi sono entrati nel campo di quelli ad alto reddito.
Pertanto, l’America Latina è diventata un grande mercato di consumo che non può essere ignorato proprio a causa del suo livello relativamente alto di sviluppo economico, dell’alto reddito pro capite e di una popolazione di oltre 640 milioni.
In effetti, in quanto regione latinoamericana con un alto grado di libertà economica e apertura commerciale, è stata strettamente collegata con le economie di altre regioni del mondo attraverso vari accordi, iniziative e meccanismi di libero scambio bilaterali e multilaterali.
In terzo luogo, la posizione geografica unica dell’America Latina ha un impatto importante sul commercio globale, sulle spedizioni e sui cambiamenti climatici.
L’America Latina è posta fra due Oceani. Tra i Paesi alcuni Paesi si trovano di fronte al Pacifico, o all’Atlantico, o addirittura sono bagnati da entrambi. La posizione speciale conferisce alla regione latinoamericana il vantaggio geografico di realizzare una “cooperazione transpacifica” con la regione asiatica o di costruire un collegamento di “cooperazione transatlantica” con la regione europea, e grazie al Canale di Panamà, è il fondamentale hub per il commercio globale.
Oltre suo significato strategico per la sicurezza alimentare e la produzione di energia non inquinante (come abbiamo visto nel precedente articolo), la foresta pluviale amazzonica, conosciuta come il “polmone della terra”, ha un’area di oltre sei milioni di chilometri quadrati, rappresentando circa il 50% della foresta pluviale globale. Il 20% della superficie forestale globale e le vaste risorse che coprono 9 Paesi dell’America Latina sono diventati uno dei fattori importanti che influenzano il cambiamento climatico globale.
Infine, come realtà attiva nell’arena politica ed economica internazionale e regionale, l’America Latina è una nuova forza determinantre che non può essere ignorata nel campo della governance globale e regionale.
In primo luogo, in quanto membri di organizzazioni come le Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale del commercio, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, i principali Paesi latinoamericani sono al contempo partecipanti e creatori di regole internazionali.
Inoltre questi Paesi vanno considerati sotto ulteriori aspetti del multilateralismo.
I principali Stati dell’America Latina, in particolare le potenze regionali, come Brasile, Messico e Argentina sono membri del G20; il Brasile è rispettivamente in BRICS e BASIC; Messico, Cile e Perù nell’Asia-Pacific Economic Cooperation; Messico, Perù e Cile nella Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP); e Messico e Cile sono membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Per rispondere alla crisi economica e promuovere la riforma dei meccanismi di governance globale; favorire la conclusione di importanti accordi sul cambiamento climatico globale; far avanzare la cooperazione economica tra le diverse regioni; guidare la “cooperazione Sud-Sud” tra i Paesi in via di sviluppo; e dialogare sulle principali questioni attuali (opposizione all’unilateralismo, al protezionismo, alla salvaguardia del multilateralismo, ecc.), essi stanno svolgendo un ruolo insostituibile.
Va pure detto che i Paesi dell’America Latina naturalmente sono anche attivi in organizzazioni e istituzioni regionali: Organizzazione degli Stati americani, Banca interamericana di sviluppo, ecc. – in modo da poter partecipare direttamente e cercare di opporsi all’egemonismo statunitense.
All’interno della regione latinoamericana, tali Paesi hanno avviato in un primo tempo un processo di cooperazione e integrazione e successivamente hanno istituito varie organizzazioni subregionali –Mercosur (Mercado Común del Sur-Mercado Comum do Sul) e Alianza del Pacífico (Messico, Colombia, Cile e Perù) per cooperare con altre regioni del mondo, e scrollarsi di dosso la squallida definizione di cortile di casa degli USA.
Posti nell’emisfero occidentale, presente la nota superpotenza, i Paesi latinoamericani sono stati a lungo profondamente influenzati dagli Stati Uniti in politica, economia, società e cultura.
Nel 1823, gli Stati Uniti sostenevano la Dottrina Monroe e scacciarono i Paesi europei in America Latina con lo slogan “L’America agli americani”, diventando i padroni dell’emisfero occidentale.
La Dottrina Monroe diventò pure un pretesto per gli USA nell’interferire negli affari interni e nella diplomazia dei Paesi latinoamericani.
Nel 2013, 190 anni dopo la predetta dichiarazione, gli USA hanno dichiarato pubblicamente che l’era della Dottrina Monroe era finita e hanno sottolineato il rapporto paritario e la responsabilità condivisa tra USA e America Latina.
Tuttavia, la politica latinoamericana attuale mostra ancora una volta che la fine della cosiddetta èra della “Dottrina Monroe” non è altro che una leggenda metropolitana.