L’Anicav: Conserve di pomodoro, giovani più attenti alle etichette. Ma c’è ancora molta disinformazione

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Le abitudini d’acquisto e la conoscenza dei derivati del pomodoro dei giovani consumatori e l’importanza della sostenibilità nella filiera del pomodoro da industria. Sono questi i temi al centro dell’Assemblea pubblica di Anicav, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione del pomodoro al mondo, tenutasi oggi nel corso dell’annuale appuntamento, “Il Filo Rosso del Pomodoro”, una manifestazione interamente dedicata alla filiera del pomodoro da industria giunta alla sua nona edizione. “Quella appena trascorsa è stata una campagna certamente lunga e intensa – ha detto Marco Serafini, presidente di Anicav – Con oltre 6 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato l’Italia è tornata ad essere il secondo paese produttore al mondo, superando la Cina, e si è confermata prima per produzione ed esportazione di derivati destinati direttamente al consumatore finale. Nonostante i positivi risultati produttivi, le aziende hanno dovuto far fronte ad una serie di criticità legate, in particolare, ai rincari che hanno riguardato i costi di produzione: dal packaging primario a quello secondario, dai noli, all’energia”.
Durante l’assemblea è stata presentata una ricerca commissionata dall’Anicav a Swg e a Laboratorio Adolescenza per fotografare le abitudini di acquisto e le reali conoscenze dei derivati del pomodoro dei giovani consumatori. Secondo l’indagine, il coinvolgimento dei giovani nell’attività di acquisto di beni alimentari è piuttosto diffuso. Le conserve di pomodoro costituiscono una parte importante della spesa alimentare per il 76% dei giovani intervistati, che mostrano un significativo ingaggio nelle scelte di acquisto, anche quando abitano ancora all’interno del nucleo famigliare. Alle conserve di pomodoro vengono riconosciuti aspetti positivi, rispetto ai prodotti freschi, come praticità, facilità di consumo e prezzo più basso. Un dato interessante è quello secondo cui per oltre la metà degli intervistati, il 54%, il consumo di alimenti conservati possa contribuire in maniera importante alla lotta contro lo spreco alimentare. La confezione è fondamentale anche come veicolo di informazioni: più di 6 intervistati su 10 affermano, infatti, di leggere sempre o abbastanza spesso la provenienza ed il luogo di confezionamento del prodotto da acquistare, con i più attenti che mostrano una maggiore propensione alla scelta dell’italianità come sinonimo di qualità e sicurezza. Nonostante questo è scarsa la consapevolezza sull’origine della materia prima usata per le conserve di pomodoro prodotte in Italia: solo 4 intervistati su 10 sanno che è al 100% italiana. Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav, commenta: “il fatto che 6 consumatori su 10 siano attenti all’etichetta e alle informazioni riportate ci conferma che il nostro impegno a favore della trasparenza e della tracciabilità va nella giusta direzione. Eppure bisogna fare ancora di più: se 4 intervistati su 10 credono che nelle conserve a scaffale possa esserci pomodoro non italiano, sarà necessario lavorare per combattere la disinformazione generata da continui attacchi e polemiche pretestuose che confondono i consumatori”.