Latin (lover), lingua immortale Così si impara a immaginare

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Il revival del latino è stato annunciato da The Economist il 27 luglio 2013: “A dead language is alive and kicking online and on the airwave”. Di seguito, alcuni dei fatti che secondo il settimanale inglese, attestano la resurrezione della lingua latina. Riandando alle radici culturali del liceo classico di Tampere in Finlandia, fondato nel 1901, in cui lo studio della lingua e della civiltà latina sono tuttora una delle sue principali caratteristiche, sin dal 1º settembre 1989, la Finlandia ha un notiziario settimanale in latino classico – Nuntii Latini trasmesso da YLE Radio 1 – con ascoltatori in più di 80 paesi. Analogamente, in Germania dal 2001, Radio Bremen trasmette un programma chiamato Nuntii Latini Septimanales. Google Translate fornisce un servizio in latino che registra più ascolti dell’esperanto. Nel 2004, una giornalista polacca ha creato Ephemeris, un giornale online in latino che ha corrispondenti in Germania, Colombia, Germania, Cile e Stati Uniti. Schola è una rete sociale in latino operativa dal 2008. Lanciato su Twitter nel gennaio 2013 da Benedetto XVI, l’account Pontifex Latin ha centinaia di migliaia di seguaci. Secondo David Butterfield, docente di latino dell’Università di Cambridge, il latino è ideale per chi volesse continuare a postar 140 caratteri su Twitter. “cinque parole in latino spesso possono dire più di dieci in inglese”, sostiene il docente. Google e Facebook offrono agli utenti l’impostazione della lingua in latino. Da dove trae nuova vitalità quella che era la lingua universale durante il Rinascimento? Tra le diverse forze in gioco a favore di quest’inedito “Latin Lover”, l’immaginazione è quella che qui vogliamo sottolineare. Nel Secondo Rinascimento, la produzione di una massa di beni materiali con l’ausilio delle tecnologie meccaniche cede il passo alla produzione di una massa di idee con il sostegno delle tecnologie digitali. Non solo fonte di idee, l’immaginazione agisce su di esse per combinarle insieme in modi diversi, alcuni dei quali sbocciano nel giardino del nuovo rinascimento imprenditoriale. Confrontarsi con il latino vuol dire innescare un processo culturale che ci riporta alle origini della civiltà. Affiorano così alla memoria simboli, metafore e concetti che sono il bagaglio della nostra conoscenza tacita. È da qui che l’immaginazione trae linfa vitale, allargando i suoi orizzonti tanto da essere indotti a interagire con altri che sono portatori di culture diverse dalla nostra. Immersi nelle tecnologie digitale, ci rendiamo conto che la tecnologia da sola non basta e noi da soli possiamo fare poco. Come auspicava Steve Jobs, siamo pronti ad avviare un processo d’apprendimento per coniugare la tecnologia con le arti liberali, i tecnologi con gli umanisti. Alienus Non Diutius, da solo non più, è il motto latino della Pixar University che ha assimilato la lezione di Jobs. Sulla stessa lunghezza d’onda, a Tampere, in Finlandia, è dalla parola latina trivium, punto d’incontro di tre strade, che trae fondamento il Trivium Centre dell’Università, inaugurato nel gennaio 2015, con la missione di incoraggiare il dialogo transdisciplinare e promuovere le culture medievale e rinascimentale. E dire che l’Ef Epi, il più ampio rapporto internazionale sulla competenza dell’inglese, piazza la Finlandia nell’alta classifica per la padronanza di quella lingua. E il Bazar che ha avuto nel latino la sua lingua madre?

piero.formica@gmail.com