Lava, porcellana e musica al museo di Capodimonte: l’arte di Napoli diventa un’esperienza multisensoriale

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di Fiorella Franchini

Punta sull’esperienza multisensoriale, la mostra inaugurata lo scorso 21 settembre e promossa dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, in collaborazione con il Teatro di San Carlo di Napoli, e il contributo di Gesac, la società di gestione dei servizi aeroportuali campani e di Giovanni Lombardi, capofila del mecenatismo istituzionale. Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica, dedicata al maestro Roberto De Simone, vuole ricreare la vita teatrale e quotidiana di Napoli, vivace per le emozioni della sua bellezza, tragica per le contraddizioni del suo vissuto e la continua minaccia delle eruzioni del Vesuvio. Un viaggio all’interno della Reggia borbonica, in un vero e proprio spettacolo nato dall’incontro tra la musica e le arti applicate. Un’esposizione con oltre 1000 oggetti, 600 porcellane delle Reali Fabbriche di Capodimonte, più di 100 costumi del Teatro San Carlo con firme prestigiose, da Ungaro e Odette Nicoletti, a Giusi Giustino, attuale direttrice della sartoria teatrale, strumenti musicali del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, dipinti, oggetti d’arte e di arredo e animali tassidermizzati oggi conservati al Museo Zoologico di Napoli poi confluito nel Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università Federico II. Le diciotto sale dell’Appartamento Reale, sono proposte in una coinvolgente scenografia ideata dall’artista e scenografo francese Hubert le Gall come la regia di un’opera musicale, il palcoscenico sul quale vanno in scena il Massimo napoletano e le collezioni di Capodimonte. Ed è un sognare ad occhi aperti, “rêverie”, lo definisce il direttore Sylvain Bellenger creatore del progetto. Una fantasticheria colta e raffinata dall’impatto immediato, dove l’erudizione e la cura dei dettagli si fondono con la spettacolarità dell’elemento visivo. L’allestimento racconta la storia della capitale del Regno nel corso del Settecento, dagli anni di Carlo di Borbone a quelli di Ferdinando II in fantasiosi e istrionici tableaux. Vita quotidiana e di corte per descrivere le caratteristiche del potere, i cambiamenti della storia, delle mode e dei gusti estetici.

Tantissimi i temi proposti, dalla tradizione musicale al Gran Tour, dall’Egittomania all’eruzione del Vesuvio, dalle Chinoiseries alle specie naturali, dal gioco alle feste. L’ultima sala ospita un videomapping dell’artista Stefano Gargiulo / Kaos Produzioni che riporta su quattro grandi monitor immagini della Napoli di ieri e di oggi, un’esplosione di colori e di suggestioni. Filo conduttore la musica e il suo potere, “il solo passaggio che unisca l’astratto al concreto”, affermava Antonin Artaud. Non solo l’esposizione dei pianoforti di Paisiello e Cimarosa e l’arpetta Stradivari ma la possibilità d’immergersi in un mondo sonoro impareggiabile, ascoltando, grazie all’uso di cuffie dinamiche, le melodie selezionate da Elsa Evangelista per i vari temi artistici di ciascuna sala, da Giovanni Pergolesi a Domenico Cimarosa, da Giovanni Pacini a Giovanni Paisiello, da Leonardo Leo a Niccolò Jommelli. La mostra è accompagnata da un catalogo in grande formato di oltre 200 pagine, pubblicato da Electa, riccamente illustrato e completato da fotografie della mostra, realizzate da Luciano Romano. I testi scientifici del volume approfondiscono, con contributi originali, i molteplici temi della Napoli illuminata, toccando, grazie alla penna di numerosi autori specializzati, gli aspetti musicali, il teatro, l’opera, la vulcanologia, le scienze naturali, le manifatture e le arti applicate, in un melting pot di punti vista che illustra la complessa atmosfera della corte dei Borbone. Una spiccata interazione tra sistemi sensoriali che favorisce l’attenzione, il riconoscimento di forme, oggetti o parole e l’elaborazione delle informazioni provenienti dal percorso espositivo. Una modalità dinamica e moderna che rende il visitatore fortemente partecipe, sviluppando le sue conoscenze e le sue possibilità di fruizione. I sensi si accordano. E’ innegabile che se “la musica induce in noi un senso di infinito e la contemplazione dell’invisibile”, la rappresentazione teatrale favorisce la partecipazione emotiva, la vista degli oggetti artistici, stuzzica l’immaginazione e la curiosità. Legami misteriosi che ci proiettano in un altro tempo e permettono di cogliere profondamente i significati. Ci riportano indietro per recuperare i contenuti della nostra storia, ci conducono in avanti, senza nostalgie, bensì con la consapevolezza di una forte tradizione da proteggere e la speranza di saper costruire ancora bellezza. Fino al 21 giugno 2020 a Capodimonte va in scena l’Arte di Napoli ed è un invito regale.