Lavorare in Canada: le opportunità per lavoratori qualificati e professionisti

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La pandemia COVID-19 sta impattando sul mercato del lavoro canadese e sulla mobilità dei lavoratori stranieri. Tuttavia, anche nella prospettiva della ripresa, non dobbiamo dimenticare che l’Unione europea è il secondo partner commerciale ed economico del Canada. La forte crescita dell’economia canadese degli ultimi anni ha aumentato la domanda di lavoratori e professionisti stranieri con competenze specializzate.

Nadia Deisori, giornalista e consulente Digital Human, analizza per il Centro Studi Italia-Canada cosa devono aspettarsi i lavoratori qualificati italiani ed europei che voglio approcciarsi al mercato del lavoro canadese per la ripresa post COVID-19.

Attualmente le aziende canadesi si trovano ad avere trend economici adatti a politiche aziendali di espansione anche verso nuovi mercati non supportate però dalla disponibilità delle competenze sul mercato interno. Questo perché la crescita dell’economia in Canada degli ultimi 10 anni si è basata sulle competenze e le conoscenze specializzate di professionisti qualificati. Allo stesso tempo l’invecchiamento della popolazione lavorativa non ha permesso una crescita altrettanto importante della popolazione in età lavorativa. Molti sono andati in pensione e la nuova leva si sta ancora formando in percorsi educativi più lunghi che in passato.

Una delle soluzioni a disposizione delle imprese alle prese con questo dilemma è il mercato dei lavoratori stranieri: nonostante le regole per l’ingresso dei lavoratori in Canada non siano così semplici, negli ultimi anni, i lavoratori temporanei stranieri (TFW) hanno assunto un ruolo sempre più importante nel mercato del lavoro canadese.

L’Unione Europea è il secondo partner commerciale ed economico del Canada, dopo gli Stati Uniti d’America. Questa relazione privilegiata riguarda anche il flusso di persone qualificate.

La materia è toccata, nell’ambito del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), dal capitolo dedicato alla mobilità dei lavoratori, in cui si fornisce certezza giuridica ai lavoratori qualificati che si trasferiscono temporaneamente nell’UE o in Canada per svolgere un’attività imprenditoriale.

Tra le opzioni di ingresso in Canada per i lavoratori qualificati europei c’è anche la Global Skills Strategy, un programma federale ideato per fornire una corsia rapida a disposizione dei datori di lavoro che hanno bisogno di talenti altamente qualificati, soprattutto nel settore tech, e di ricercatori.

La corsia veloce è aperta anche per il flusso di lavoratori stranieri temporanei assunti con il Global Talent Stream. In questo caso non si è esenti dalla valutazione dell’impatto del mercato del lavoro (LMIA).

Per quanto riguarda le qualifiche professionali, Canada e UE hanno normative diverse.

C’è un capitolo, nel CETA, l’undicesimo, dedicato al Riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali (MRPQ) con l’obiettivo di stabilire chiaramente il processo da applicare nell’ambito della negoziazione di Mutual Recognition of Professional Qualifications (MRA), grazie al quale i membri degli organismi professionali coperti da un MRA negoziato tra il Canada e l’UE possono entrare in Canada per svolgere le loro attività, indipendentemente dal paese di istruzione o formazione.

Per facilitare l’accesso al mercato canadese delle imprese europee, la delegazione dell’UE in Canada ha commissionato una guida per orientarsi tra le opzioni di mobilità a disposizione dei professionisti europei nell’ambito dell’accordo CETA  che, oltre a descrivere le fasi amministrative che un cittadino dell’UE dovrebbe intraprendere per entrare in Canada e ottenere uno dei permessi di lavoro che rientra nell’ambito di applicazione del capitolo 10 del CETA, contiene informazioni molto interessanti sulle aree e i settori nei quali si registra una carenza di competenze più marcata.

Il Centro Studi Italia-Canada ha avuto accesso ai dati relativi ai permessi speciali rilasciati ai cittadini italiani negli ultimi 3 anni grazie alla previsione del CETA sulla mobilità dei professionisti.

Si conferma anche per l’Italia, la prevalenza di permessi T44, ovvero trasferimenti Infragruppo di Senior e specializzati.

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