Roma, 26 mar. (Labitalia) – “Complessivamente desta perplessità la scelta di non tenere conto, nei testi all’esame, delle oggettive differenze tra le diverse tipologie contrattuali nella quantificazione del salario minimo orario sia pure nel medesimo ambito del lavoro subordinato. I contratti a causa mista, come, per esempio, l’apprendistato che ha avuto un certo sviluppo proprio grazie alla contrazione salariale che compensava l’impegno formativo del datore di lavoro”. Lo scrive Giuliano Cazzola, giuslavorista, sul Bollettino Adapt a proposito dei due disegni di legge, uno della opposizione di sinistra e uno presentato da Nunzia Catalfo del M5S, sul salario minimo orario.
Un’altra criticità, dice Cazzola “riguarda il tema del lavoro agricolo – ricompreso nel campo di applicazione dei due disegni di legge – che notoriamente è caratterizzato da dinamiche salariali molto legate agli ambiti territoriali e che potrebbero non armonizzarsi con un importo minimo unitario generalizzato su tutto il territorio nazionale”.
Fondamentale poi la quantificazione di carattere economico, e l’analisi degli effetti che un salario orario minimo di 9 euro (lordi o netti) determinerebbe sulle retribuzioni dei lavoratori a partire dai minimi tabellari previsti dai contratti collettivi di categoria.
Per l’Istat, scrive Cazzola “i lavoratori per i quali l’innalzamento della retribuzione oraria minima a 9 euro comporterebbe un incremento della retribuzione annuale sono 2,9 milioni cioè il 21% del totale dei lavoratori (2,4 milioni se si escludono gli apprendisti)”.
“Per questi lavoratori l’incremento medio annuale sarebbe pari a circa € 1.073 pro-capite, con un incremento complessivo del monte salari stimato in circa 3,2 miliardi di euro. L’adeguamento al salario minimo di € 9 determinerebbe un incremento sulla retribuzione media annuale dello 0,9% per il totale dei rapporti e del 12,7% per quelli interessati dall’intervento. L’incremento percentuale più significativo coinvolgerebbe i lavoratori occupati nelle altre attività di servizi (+8,8%), i giovani sotto i 29 anni (+3,2%) e gli apprendisti (+10%)”, aggiunge Cazzola.
“Anche l’Ocse ha detto la sua, facendo notare che, a 9 euro lordi all’ora, il salario minimo italiano sarebbe il più elevato tra i paesi aderenti”, spiega Cazzola che ricorda come anche il Cnel abbia citato l’esperienza dei voucher, di fatto un’introduzione ex lege di un minimo retributivo orario, il cui valore pari a 7,5 € “era di fatto superiore a gran parte dei salari minimi legali attualmente vigenti nei paesi europei”.