Lavoro, Cisl Campania: Una cabina regia per le politiche sociali

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Una cabina di regia per progettare un sistema di monitoraggio e valutazione delle politiche sociali in Campania, con particolare riferimento alla offerta di servizi e di interventi sociali generati a partire dal Piano di zona, ma che si estende anche alle singole iniziative dei Comuni. E’ la proposta lanciata dalla Cisl Campania nel corso di un incontro, promosso dall’organizzazione sindacale, sul reddito di inclusione sociale, nuovo strumento di lotta alla povertà che diventerà operativo dal primo gennaio prossimo. Una misura che, per la Cisl, rischia di diventare l’ennesima riforma incompiuta “se – come sostenuto nel corso degli interventi – non si sostiene la sua attuazione a livello locale dato che saranno Comuni, Regioni, reti sociali a trasformare un sostegno economico da tampone per il bisogno a elemento chiave per uscire dalla povertà”.
Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente dovrà aderire a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni, coordinati a livello di Ambiti territoriali, in rete con gli altri servizi del territorio, come per esempio i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole, con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità. “Non è più possibile scindere il tema dello sviluppo e del rilancio dell’ economia con quello della tenuta del tessuto sociale e della capacità di inclusione – dice Doriana Buonavita, segretario generale della Cisl Campania -. Per il sindacato la priorità è creare più lavoro e di elevare e qualificare il lavoro che esiste, ma anche risorse e strutture per intervenire su chi è in stato di grave povertà”. “E’ necessario ripensare un nuovo tipo di welfare proprio a partire dalle persone – aggiunge – dalle loro capacità e potenzialità”.
Per la Cisl in Campania manca un coordinamento tra tutti i livelli, un sistema di monitoraggio in grado di individuare e risolvere le criticità che sono da attribuire agli ambiti territoriali, ai centri per l’impiego, alle agenzie per il lavoro, alla stessa Inps, alla Regione che dovrebbe garantire la governance del sistema e quindi garantire l’integrazione tra queste misure e gli interventi sociali e di attivazione delle politiche attive del lavoro. “Il Rei sarà credibile solo se i territori saranno in grado di costruire percorsi di integrazione personalizzati e duraturi – dice Melicia Comberiati, coordinatrice Cisl del protocollo sul welfare – altrimenti sarà solo un’altra norma in più”. “Bisogna determinare un clima di dialogo e confronto per far comprendere al Governo, alle rappresentanze delle Regioni ed Autonomie Locali e alle forze politiche che per realizzare un nuovo modello di welfare dell’inclusione sociale non basta la sola produzione normativa – conclude – ma serve un impegno e uno spirito straordinario e di visione strategica in quanto si tratta di avviare una vera e propria fase di costituente sociale”.