Lavoro e pensione, le emergenze del Paese nel libro di Tridico presentato da Cutolo (Mcl)

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“L’INPS è un presidio di legalità perché presente in tutto il Paese. Ma è possibile che l’Istituto implementi i servizi alla persona su settori collegati alla prevenzione?”. È la domanda con cui Michele Cutolo, vicepresidente nazionale di Mcl (Movimento Cristiano Lavoratori), ha concluso il suo intervento all’evento a Napoli (Aula Pessina dell’Università Federico II) della presentazione del libro del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico (scritto con Enrico Marro) dal titolo ‘Il lavoro di oggi, la pensione di domani’.

Tridico: Il Reddito di cittadinanza non va tutto al Sud
“Il reddito non va tutto al Sud, quota solo 8 mld e non va tutto al Mezzogiorno, eppure anche i meridionali a volte sostengono questa tesi”. Ha esordito il presidente Tridico. “Il Reddito di cittadinanza è riconosciuto da tutte le grandi organizzazioni statistiche nazionali ed internazionali come essere uno strumento di grande sostegno al reddito e di contrasto alla povertà. Lo ha fatto anche l’Ue di recente. Quello che bisogna fare su questo strumento è migliorare ciò che sta attorno ad esso. Ovvero le politiche attive, i Centri per l’impiego, l’inclusione nei progetti di utilità alla comunità. Su questo bisognerebbe concentrare le principali risorse”. Il “nostro welfare nasce quando il lavoro era prevalente”, ha aggiunto. “Oggi invece abbiamo una quota di salario sul Pil molto più bassa, abbiamo perso 150 mld di euro che sono andati da un’altra parte”. Per Tridico le aziende che hanno fatturati più elevati utilizzano meno lavoro. Quindi “nel lungo periodo non è più sostenibile tassare solo i lavoratori”. Di qui Tridico ha concluso: “Oggi dobbiamo capire una cosa, il lavoro si crea attraverso gli investimenti. Non possiamo pensare che i decreti, oppure la flessibilità o anche le stesse politiche attive creino lavoro. Sono strumenti che fluidificano il mercato del lavoro, che favoriscono l’incontro fra la domanda e l’offerta, ma non creano lavoro. Se vogliamo aumentare l’occupazione è necessario un maggiore investimento”. “Il nostro paese – ha ricordato Tridico – è grande più o meno come la Francia, ci sono 60 milioni di abitanti, ma la differenza con la Francia sta esattamente nel tasso di occupazione. In Francia ci sono 30 milioni di lavoratori circa, da noi 23 milioni. Ne mancano 7. Tre milioni e mezzo sono a nero e questo non è un alveo ma un aggravante e comunque anche al netto di questo nero ne mancano ancora 3 o 4. È li che bisogna concentrare il maggiore sforzo soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno”. I principali gap tra Nord e Sud, secondo Tridico, sono, secondo Tridico, “soprattutto in alcuni settori del manifatturiero, nel settore industriale e non possiamo pensare che la nostra economia si trasferisca tutta al turismo e ai servizi. Dobbiamo anche realizzare maggiormente che siamo una grande economia manifatturiera, che il nostro sviluppo, il valore aggiunto, la produttività si realizza attraverso i guadagni di produttività che avvengono soprattutto nei settori ad alto contenuto tecnologico, quindi nei settori industriali sviluppati”.

Occupazione femminile e migrazioni
“Bisogna un po’ terrorizzare la gente per affrontare temi che sorgono come un’edizione vulcanica. La natalità sta calando, considerando che nel 1964 un milione di nati, oggi circa 300mila nati. Bisogna ripensare ai vari fenomeni che abbiamo. Cosa accade pensando al calo della popolazione attiva? Se noi pensiamo da qui a 2070 ad un calo di popolazione attiva il reddito calerà del 30 per cento a fronte di un calo del 19 per cento, un calo del reddito del 46 per cento. Sei noi togliamo i 6 milioni popolazione immigrati Pil del nord calerebbe del 46 per cento, un po’ meno al sud”, ha spiegato Delio Miotti di Svimez. Di qui ha aggiunto: “Se invece noi riuscissimo ad aumentare tasso occupazione delle donne, fisso al sud da trent’anni, nel sud sarebbe 18 per cento di prodotto se noi occupassimo queste donne”. Per l’Italia “sono un affare le migrazioni”.

Per Guglielmo Borri, presidente nazionale del patronato Sias, uno dei passi in avanti “che ha fatto l’INPS è quello della condivisione dei dati, anche in relazione a quella che può essere la conoscenza del Paese rispetto agli elementi attuali del nostro sistema di welfare”. Poi un passaggio su reddito di cittadinanza e salario minimo. “C’è una visione prospettica, il contributo che questo libro ci dà è relativa non soltanto alla gestione della previdenza ma ad una visione che serve al Paese”. Il riferimento è alla formazione, al sistema dei navigator, all’assenza delle politiche industriali. “Nella prospettiva di riforma del nuovo welfare, quello del 2023, che non c’è più un concetto risarcitorio come quello degli anni 40”. Infine, una considerazione sulla flessibilità che “non si è rivelata una spinta per il mercato del lavoro”.

“Come aziende abbiamo un obbligo per partecipare a gare che è l’adesione ad indici Esg, la cosa più difficile è l’impegno sociale e la governance, non l’ambiente. La gestione di questi contratti furbi non porta a niente, si immagina che riducendo il costo del lavoro si aumentano i ricavi ma non è così. Dare ai giovani certezze, creare un ambiente sano, fa aumentare la paura dei giovani.  Si sfruttano ragazzi con tutte queste forme molto precarie. Bisogna dare un lavoro dignitoso, serve ecologia e soprattutto egologia, il datore deve assicurare un lavoro dignitoso e ragazzi imparino a restituire un lavoro dignitoso, perché aumenta tutta quanta la produttività”, ha dichiarato Stefania Brancaccio, vicepresidente nazionale Ucid.