Lavoro e tecnologia: un futuro da inventare

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Il 2017 si apre con l’ennesimo record negativo del tasso di disoccupazione in Italia, che, secondo l’Istat, a novembre si è assestata all’11,9%, facendo registrare un +0,2% rispetto al mese precedente, peggior risultato dal giugno 2015, in cui eravamo al 12,2%. Oltre tre milioni i disoccupati in Italia. E tra i giovani in età compresa dai 15 ai 24 anni la percentuale di senza lavoro sale al 40,1%. Anche in questo caso si tratta della soglia più alta da metà 2015, quando eravamo al 42,2%. Tra costoro, i NEET, “Not in Education, Employment or Training”, un esercito di oltre due milioni di giovani, tra i 15 e i 29 anni, fuori da qualsiasi circuito formazione-lavoro, perchè non iscritti a scuola né all’università, non lavorano e non si aggiornano neanche attraverso corsi di formazione professionale. Un’amara condizione riassunta in un acronimo anglosassone che pesa quanto un macigno sulla ripresa economica e sociale del nostro Paese.

 

Ad accrescere la paura in un futuro incerto arriva, peraltro, un recente studio dell’European Centre for the Development of Vocational training (Cedefop) – Centro per lo sviluppo della formazione professionale dell’Unione Europea – dal quale emerge che nel 2025, delle 107 milioni di opportunità di lavoro, circa 46 milioni saranno lavori altamente qualificati, con una preparazione di livello post universitario o fortemente specializzata. Seguiti da 43 milioni di lavori mediamente qualificati e solo 10 milioni saranno le opportunità per le quali non serve una particolare formazione. Dunque occorre specializzarsi, ma in cosa? Secondo il Cedefop non si sa ancora quali settori o segmenti saranno davvero trainanti nei prossimi anni e allora i consigli sono di puntare su attitudine a imparare di continuo, capacità di mettersi in gioco e di inventare il proprio lavoro.

 

 

Argomento, quest’ultimo, di grande attualità come dimostra l’ultimo cortometraggio di Mario Vitale, “Al giorno d’oggi il lavoro te lo devi inventare”, semifinalista al Los Angeles Cinefest e in concorso al festival di Johannesburg di marzo. «Non volevo dare un messaggio univoco, ma suscitare suggestioni e far sorgere domande senza un punto di vista definitivo – dichiarava Vitale in una recente intervista, aggiungendo – in senso positivo o negativo ci si può inventare un modo per raggiungere quello che si vuole».

 

E’ quanto quotidianamente provano a fare tutti coloro, giovani e meno giovani, che, consapevoli del mutato contesto economico-sociale degli ultimi anni, si cimentano in attività innovative, alla ricerca di nuovi segmenti di mercato, avvalendosi di tecnologie e competenze all’avanguardia. Tra questi, Francesco Onorio, Francesco Maddalena, Anna Rana e Valentina Illiano, giovani under 35, partenopei, molto diversi tra loro, ma accomunati da una lunga amicizia e dalla passione per l’economia e il trading. Due ingegneri, una biologa e una economista, due in Italia e due negli Stati Uniti per lavoro, che nel luglio dello scorso anno decidono di dare vita a Passive Income, realtà imprenditoriale che, facendo leva sulla tecnologia, punta sulle nuova tendenza ad investire attraverso il cellulare o creare reti di network marketing. Con loro proveremo anche a fare un po’ di chiarezza sul trading on line e sulle reali prospettive di guadagno.

 

Ma partiamo dall’inizio. Ci spiegate cos’è Passive Income?

 

Passive Income è una società che si occupa di vendere corsi di formazione nell’ambito Forex trading e corsi su investimenti e rendite automatiche. Collaboriamo, inoltre, con società di Network Marketing e Web Marketing.

 

Perché il nome Passive Income?

 

Il nome della società letteralmente equivale a “entrate passive” e rappresenta il nostro intento di creare un’attività che possa far “lavorare i soldi” per generare altri soldi. Una fonte di ispirazione importante è stata Robert Kiyosaki, autore dei bestsellers “Padre Ricco, Padre Povero”, “I Quadranti del Cash Flow” e molti altri. Secondo Kiyosaki, ci sono quattro modi diversi per produrre reddito: 1) il lavoro da Dipendente, ovvero si guadagna lavorando per un’azienda di terzi; 2) il lavoro da Libero Professionista, ovvero si guadagna lavorando in proprio; 3) il Titolare di un’attività, ovvero si guadagna avendo altre persone che lavorano per sé; 4) l’Investitore, ovvero si guadagna avendo i soldi che lavorano per sé. Oltre che investire direttamente, il nostro intento è quello di far conoscere l’esistenza di altri sistemi per guadagnare, piuttosto che le classiche ore in ufficio a lavorare per altri. Non promettiamo l’esistenza di guadagni facili o immediati, ma proviamo a far conoscere l’esistenza di qualche “aggiunta” mensile e per fare ciò organizziamo anche corsi formativi sul Forex trading. Ci preme sottolineare questo punto: noi organizziamo corsi sul trading in cui un insegnante con anni di esperienza spiega i concetti teorici del Forex. Non forniamo suggerimenti di investimenti e non facciamo gestione del denaro per terzi.

 

Ma cos’è il Forex?

 

Forex sta per Foreign Exchange Market, ovvero lo scambio di valuta estera. E’ sostanzialmente un mercato in cui si acquistano o si vendono valute scambiandole con altre. Gli ultimi dati aggiornati al 2016 riportano che il Forex è un mercato che ha raggiunto una dimensione media giornaliera di circa 5 trilioni di dollari. E’ un mercato estremamente liquido in quanto gli scambi avvengono non soltanto per motivi speculativi ma fanno spesso parte anche di alcune delle nostre attività. Viaggiare in un paese estero, dove non è presente l’euro, ad esempio, comporta che dobbiamo munirci di valuta locale. Lo stesso dicasi per le attività di import-export. Il prezzo dipende quindi dalla domanda ed offerta di quella specifica moneta, ma anche da altri aspetti, come i tassi di interesse, la performance economica del paese, il sentimento nei confronti della politica interna ed estera, così come la percezione della performance futura di quella moneta nei confronti di altre. E’ un mercato che vede coinvolti tutti i maggiori centri finanziari, quali Londra, New York, Parigi, Francoforte, Zurigo, Hong Kong, Singapore e Sydney, sostanzialmente uno per ogni fascia di fuso orario, con attività 24 ore al giorno, 5 giorni e mezzo a settimana.

 

Dunque una presenza costante che ci porta sempre più spesso a parlare di Forex?

 

Sì. La speculazione su questo mercato è sempre più diffusa, grazie alla tecnologia che consente di effettuare gli scambi con pochi click dal proprio smartphone. Storicamente, il mercato è dominato dai Governi e dalle Banche Centrali, seguito dalle banche commerciali ed altre istituzioni finanziarie, gli hedgers, come ad esempio una compagnia americana che compra turbine eoliche in Germania, ed infine dagli speculatori. Tra i più famosi speculatori in ambito Forex vi è George Soros, il multimiliardario balzato alla cronaca nel 1992 per aver speculato sul declino della Sterlina inglese. Una mossa che gli fruttò un miliardo di dollari in meno di un mese. Vi sono poi i piccoli speculatori, traders che cercano di sfruttare le oscillazioni valutarie per capitalizzare il proprio investimento. Oggi, tutto questo può avvenire semplicemente aprendo un conto con un broker e scaricando un’applicazione sul cellulare.

 

Quanto è rischioso il mercato del Forex e quali consigli possiamo dare a chi vuole cimentarsi in questa attività?

 

Il Forex trading è un’attività che può essere soddisfacente e fruttuosa, ma prima di cimentarsi su questo mercato occorre valutare per bene i propri obiettivi di investimento, il proprio livello di esperienza ed il rischio che si vuole correre. Un consiglio importante è di evitare di investire soldi che non ci si può permettere di perdere. Il Forex trading è un’attività che comporta rischi, con la possibilità di perdere interamente il proprio capitale, e potrebbe non essere adatta a tutti.

 

Quanto può essere utile un corso sul Forex?

 

E’ fondamentale. Si tratta di percorsi lunghi che partono dai concetti basilari come l’introduzione al trading online, la psicologia di trading, l’uso della leva finanziaria, i principi di domanda ed offerta, la gestione del proprio capitale, per arrivare a concetti più complessi come i livelli di Fibonacci, la Teoria delle Onde di Elliot, le Teorie di Gann, l’Antimartingala, il Trading Armonico, ecc. Corsi teorici devono essere affiancati da esperienze pratiche che consentano di applicare direttamente le strategie imparate su conti demo, con soldi virtuali.

 

E voi organizzate corsi di questo tipo?

 

Certo. I corsi di Passive Income durano trenta lezioni e sono tenuti da esperti in ambito nazionale, con all’attivo vari premi e qualifiche importanti a campionati di trading. Rimane, però, un’attività per pochi. Senza opportuna preparazione o profili specifici che possano seguirti, è facile perdere tutto. Il 95% delle persone perde soldi nel Forex, il 5% ci guadagna e solo una piccola percentuale di questi ultimi riesce a guadagnare davvero tanto.

 

Sembra quindi di capire che sono tante le opportunità di guadagno offerte dalla new economy e dalle nuove tecnologie?

 

Sicuramente e prevediamo nei prossimi anni una diffusione esponenziale del trading online e delle reti di marketing, semplicemente adoperando il proprio telefonino. Viviamo in un mondo globalizzato, delocalizzato, fortemente interconnesso. Ora come non mai bisogna stare al passo con i tempi e sfruttare le innumerevoli opportunità della rete.

 

Voi stessi ne siete un chiaro esempio.

 

Sì la nostra società è amministrata da due soci che vivono in Italia e due soci che vivono negli Stati Uniti. Distanza e fuso orario non sono un problema e, grazie alla tecnologia, ci confrontiamo costantemente e riusciamo senza problemi a portare avanti l’attività. L’online ha completamente stravolto il modo di intendere il lavoro: prima i giovani laureati del Meridione erano costretti a recarsi al Nord per ottenere gli impieghi migliori, date le minori possibilità presenti nel proprio tessuto economico di residenza. Oggi si possono creare società e reti di vendita con soci a Napoli, Milano, Londra, Sydney o in qualsiasi altro posto al mondo in cui vi sia connessione.

 

In conclusione quali ritenete siano gli strumenti utili per far fronte alla crisi economica?

 

E’ innegabile che il periodo della “Great Recession”, che ha avuto il suo picco dal 2007 al 2009, ha cancellato le sicurezze che avevamo prima e ha conseguenze che sentiamo ancora oggi. Ma riteniamo comunque che questo sia il momento storico migliore per creare start-up con la minore esposizione economica possibile, oppure investire nei mercati seguendo traders esperti. Ad esempio troviamo sul mercato ottimi robot di trading che prima erano prerogativa solo delle grandi banche d’affare. Ovviamente, lo ripetiamo, è necessario ricorrere ai consigli degli esperti e quindi ai lettori di Youth Opinion che volessero approfondire questi argomenti consigliamo di contattarci scrivendoci a stampa@passive-income.it.