Lavoro, gli Scenari di Confindustria: Emergenza giovani, la fuga dei cervelli costa 1% di Pil all’annno

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“La bassa occupazione giovanile e’ il vero tallone d’Achille del sistema economico e sociale italiano”. È quanto si legge negli Scenari economici del Centro studi di Confindustria. “Nel rapporto con la popolazione di riferimento ha una distanza di 10-17 punti percentuali dalla media dell’area euro. Cio’ sta inducendo flussi crescenti di emigrazione che producono una perdita di capitale umano stimata dal Csc in un punto di Pil all’anno, abbassando cosi’ il potenziale di sviluppo. Rappresenta una vera e propria emergenza
Nel 2015 la perdita di capitale umano dei giovani italiani che sono emigrati all’estero e’ costata almeno 14 miliardi di euro, secondo le simulazioni calcolate dal Centro studi di Confindustria. “La scarsa occupazione giovanile abbassa il potenziale di crescita perche’ conduce all’emigrazione creando un circolo vizioso che e’ urgente spezzare. Dal 2008 al 2015, periodo in cui il tasso di disoccupazione in Italia e’ passato dal 6,7% al 11,9%, hanno spostato la residenza all’estero 509 mila italiani, di questi circa 260 mila avevano tra i 15 e i 39 anni”, spiega il Csc. Quindi “il 51% del totale degli immigrati: un’incidenza quasi doppia rispetto a quella della stessa classe di eta’ sulla popolazione”. Considerando che “la spesa familiare per la crescita e l’educazione di un figlio dalla nascita ai 25 anni puo’ essere stimata attorno ai 165 mila euro, e’ come se l’Italia con l’emigrazione dei giovani in questi anni avesse perso 42,8 miliardi di euro di investimenti in capitale umano. Per il solo 2015 con un picco di oltre 51 mila immigrati under 40 la perdita si aggira sugli 8,4 miliardi. A questi va aggiunta la perdita associata la spesa sostenuta dallo Stato per la formazione di quei giovani che hanno lasciato il paese: 5,6 miliardi se si considera la spesa media per studente della scuola primaria fino all’universita’. In totale 14 miliardi nel 2015. Una stima per difetto considerato che emigrano piu’ spesso giovani non solo particolarmente motivati ed intraprendenti, ma anche piu’ istruiti. L’esportazione di capitale intellettuale oltre a essere una perdita di persone e denaro speso per crescerli e formarle, abbassa il potenziale innovativo del paese che nel lungo periodo e’ il motore della produttivita’”.