L’azienda fa il pieno di ordini, ma nessuno vuole comprarla

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AAA compratore cercasi disperatamente. Per non fallire. Anche se nel caso di Firema Trasporti Spa, se davvero ciò dovesse accadere – ma si fanno evidentemente i AAA compratore cercasi disperatamente. Per non fallire. Anche se nel caso di Firema Trasporti Spa, se davvero ciò dovesse accadere – ma si fanno evidentemente i debiti scongiuri, dal management alle maestranze, ai creditori – potrebbe parlarsi tranquillamente di delitto. Anzi, di delitto grave. E puntare l’indice accusatore nei confronti di una classe politica centrale e, perché no?, regionale che in questi anni, pure di drammatica crisi economica, non ha saputo sviluppare alcun progetto di politica industriale per il settore e più in generale per il Paese. Debiti azzerati Perché, paradossalmente, Firema Trasporti Spa, in amministrazione straordinaria da quattro anni, ora si presenta sul mercato completamente risanata e senza debiti, con ordini in portafoglio per oltre un anno di lavoro e un know how di assoluta eccellenza nella costruzione di treni per il trasporto locale. Treni che intanto mancano in Campania, per la mobilità all’interno della città metropolitana e delle aree interne, e che Firema sta costruendo per Expo 2015 (49 vetture sono destinate alla Lombardia). Oppure che sono in fase di collaudo, come sulla tratta Napoli-Benevento, cui è destinato Alfa2 – il primo treno interamente italiano – in attesa di un nome da parte della Regione Campania che pure lo ha acquistato per Metrocampania. Una cessione complessa Eppure, per Firema Trasporti Spa al momento compratori non ce ne sono ancora. “O meglio – si affretta a precisare il commissario straordinario Ernesto Stajano – in vista della scadenza del terzo ed ultimo bando, prevista per il prossimo 24 luglio, in pista ci sono tre cordate che hanno manifestato interesse: una in via di costituzione tra due società campane e altri soci non ancora meglio identificati (da qui il motivo del riserbo) la brasiliana TTrans e la torinese Magliola Spa. Di sicuro ci sarà una proroga di qualche mese, ma i tempi restano molto stretti e forse ci vorrebbe un atto di incoraggiamento da parte del governo”. Incalza, infatti, il direttore generale Giovanni De Felice, braccio destro del commissario straordinario: “Occorre definire la procedura al massimo entro il prossimo mese di ottobre, diversamente sarà difficile evitare la dichiarazione di fallimento in vista del 15 marzo 2015”. Da qui il motivo di convocare i giornalisti, mercoledì scorso, presso lo stabilimento di Caserta: per lanciare un appello, per accendere i riflettori su un caso aziendale che si propone come paradigmatico (se non addirittura paradossale) di una vicenda politica dove la grande assente è appunto la politica industriale del Paese, prima, della Regione, poi, a dispetto della drammatica congiuntura economica, della disoccupazione devastante, della desertificazione industriale incalzante soprattutto da queste parti. Insomma, per il commissario straordinario Stajano, professore incaricato di diritto commerciale e societario, ex magistrato e deputato (è stato presidente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni ai tempi del governo Prodi) l’intento è quello si suonare la squilla. Benché in crisi, infatti (si veda il caso di Ansaldo Breda) quello dei trasporti su ferro resta pur sempre un settore strategico per il Paese. “Sarebbe un delitto lasciarlo al suo destino”, dice Stajano. Appunto. Anche perché dal punto di vista della rete, al netto degli investimenti che pure andrebbero senz’altro fatti, il nostro – e al suo interno la Campania in particolare – è uno delle nazioni più dotate al mondo. “E dove, paradossalmente, mancano i treni che noi sappiamo costruire” aggiunge Stajano. “E sappiamo fare i treni per soddisfare proprio la domanda di mobilità del trasporto pubblico locale su ferro, dove ogni giorno viaggiano 6 milioni di utenti (contro gli 80-120 mila dell’Alta capacità) verso il quale l’Europa ci chiede, peraltro, di rimodulare l’offerta complessiva”. Ed è anche un segmento, questo, nel quale sempre dall’Europa ci arrivano fondi che la Regione tarda magari a spendere. “Ecco, se la Regione accelerasse le gare per ammodernare il materiale rotabile di Sepsa, Metropolitana, Circumvesuviana sarebbe già un buon segnale per tutti”, afferma Stajano “anche per noi che saremmo pronti a competere in attesa del compratore”.