Le anime di vetro di De Giovanni. Nuova avventura per Ricciardi

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Chi tene ‘o mare s’accorge ‘e tutto chello che succede po’ sta luntano e te fa’ senti comme coce chi tene ‘o mare ‘o ssaje porta ‘na croce. Chi tene ‘o mare cammina ca vocca salata chi tene ‘o mare ‘o sape ca? fesso e cuntento chi tene ‘o mare ‘o ssaje nun tene niente. Il mare che divide, il mare lontano che fa sperare in un mondo migliore, il mare delle attese e dei ritorni. Tanti artisti si sono ispirati grazie al mare per le loro meravigliose composizioni musicali e non solo. Non a caso un accostamento significativo tra due artisti partenopei, Pino Daniele cantava del mare negli anni ’70 una canzone malinconica. Enrica per trovare consolazione, un pomeriggio decide di fare una passeggiata presso il lungomare. Per caso incontra Ricciardi, parleranno e lei gli rivolgerà una domanda: “A che serve tutto questo mare, me lo sapete dire? a che serve il mare?”. Introspettivo e pregnante di solitudine è la narrazione del nuovo libro su Ricciardi di Maurizio de Giovanni “Anime di vetro. Falene per il commissario Ricciardi” edito da Enaudi stile libero. “Tiene mente ‘sta palomma, comme gira, comm’avota, comme torna n’ata vota sta ceròggena a tentá! Palummè’ chist’è nu lume, nun è rosa o giesummino… e tu, a forza, ccá vicino te vuó’ mettere a vulá!… Vatténn”a lloco! Vatténne, pazzarella! va’, palummella e torna, e torna a st’aria accussí fresca e bella!… ‘O bbi’ ca i’ pure mm’abbaglio chianu chiano, e che mm’abbrucio ‘a mano pe’ te ne vulé cacciá?..” Meravigliosa colonna sonora del libro è “Palomme e notte” La palomma è la falena. La canzone fu scritta da Salvatore di Giacomo nel 1906, è una lettera che Di Giacomo allora quarantacinquenne scrisse a Elisa Avigliano, una ragazza di 26 anni che si innamorò di lui. Il testo fa riferimento ad una farfalla che continua a girare intorno ad una candela accesa. Il poeta l’avverte del pericolo: quella che la farfalla insegue non è una rosa e nemmeno un gelsomino, ma una fiamma che può bruciare le sue tenere ali. Una chiara allusione alla travagliata storia d’amore tra Elisa, la farfalla, e il poeta stesso, Salvatore, colui che vorrebbe allontanarla ma si brucia la mano. I due si sposarono dopo undici anni di fidanzamento, rimasero uniti fino alla fine. Elisa assistette amorevolmente il poeta nel corso della lunga malattia che lo aveva ridotto all’immobilità. Elisa dopo la morte del poeta, impazzita per il dolore, distrusse tutte le lettere inviatele da Di Giacomo, eccetto alcune che rimasero incastrate dietro un cassetto. Negli anni ’50 fu restaurato il mobile e furono ritrovate le prime lettere e la canzone. La canzone napoletana è l’elemento che caratterizzerà questa storia, come dei prossimi due romanzi della serie ricciardiana. Ricorderemo che la canzone napoletana è presente anche nel penultimo romanzo “In fondo al tuo cuore” dove Livia canterà durante una festa “Passione”. Anime di vetro apre il nuovo ciclo della stagione dedicato alla canzone napoletana. “Palomme e notte” farà da colonna sonora alla narrazione. Anime di vetro perché sono fluidi contenuti in vetro; il vetro che nonostante la fragilità non permette loro di entrare in contatto. Il libro si apre con le irrinunciabili pagine in corsivo della penna degiovanniana. Ci introduce abilmente in una magica atmosfera, tra mobili antichi, pile di libri e una voce graffiante di un vecchio. Il ragazzo è talentuoso ma ha ancora tanto da imparare e per questo si rivolge al Maestro. Quest’ultimo romanzo registra un’evoluzione della raffinata penna di Maurizio de Giovanni. Un Ricciardi che torna ad essere protagonista della storia, introspettivo e solo. Tutti i personaggi faranno i conti con la realtà dei fatti, come lo scoprirsi fragili. Come sempre la suspance farà da regina alla narrazione con tratti di spionaggio. Ricciardi si sente ancora più solo dopo la scomparsa della tata Rosa, si immerge nel lavoro, ma non ci sono indagini in corso. “Vedete commissario, le anime sono fragili. Esseri bellissimi e fragili, di cristallo, lasciano passare la luce e il calore, ma non sono in grado di trattenerli. Le anime sono di vetro, e a strapazzarle troppo possono incrinarsi e dare riflessi sbagliati. Non sottovalutate l’anima, commissario.” Maione è preoccupato per il suo commissario. Ma un’occasione di “distrazione” dai tumulti personali è presentata da Bianca Borgatti, un nuovo personaggio, già incontrato in Febbre, la contessa gli chiede di indagare su un vecchio caso, nel quale è coinvolto il marito Romualdo di Roccaspina. La donna è convinta dell’innocenza del marito, reo confesso dell’omicidio dell’avvocato Piro, un usuraio che prestava soldi anche ai nobili decaduti. Romualdo aveva sperperato la sua fortuna col vizio del gioco. Il caso, di pochi mesi prima, si chiuse in fretta perché Romualdo confessò il delitto. Ricciardi insieme al suo fidato brigadiere Maione dovranno indagare su un caso chiuso; un’indagine non autorizzata che potrebbe metterli in pericolo. Questa volta però il commissario Ricciardi non si potrà avvalere del “Fatto” l’ultima frase pronunciata dal morto per cause violente, dato che l’omicidio non è recente. Questo è un ulteriore elemento di diversità rispetto agli altri della serie, e forse anche per questo rende il libro ancora più umano. Una narrazione struggente ma allo stesso tempo delicata. I personaggi dovranno fare delle rinunce e a volte si ricorre alle vendetta. “Il sacrificio, dice. La rinuncia. Quello che si vorrebbe, che si dovrebbe. Ma che non si riesce a fare. Per fortuna, non si riesce.”