Quanto è accaduto all’inizio di questa settimana nella EU, in maniera ancora meno lineare in Italia, molto probabilmente avrebbe attirato l’attenzione di Franz Kafka quale cultore emerito di quelle che potrebbero essere definite, con scarsa tema di smentita, verità distorte. Qualcosa del genere fu proposto da Cinecittà alla fine degli anni ’60, anche se in chiave ben più leggera, tipica delle commedie romantiche del tempo. Il film “Certo, certissimo, anzi probabile “, questo il titolo della pellicola, evidenzia di per sé molte analogie con le vicende attuali. Martedì e mercoledì gli italiani e gli europei che hanno in qualche modo rapporti con il Paese, hanno dovuto prendere atto, questa volta con rammarico, di quale sia l’effettivo stato dell’arte per quanto concerne la reale
tempistica necessaria perché la Eu possa procedere quanto prima all’ erogazione della terza e successivamente della quarta rata del Pnrr. Senza tralasciare il particolare importante che non sono sopravvenuti nuovi eventi di tale importanza che possano aver stravolto il contesto radicalmente. Le impostazioni del suo intero contenuto non sono state colpite da un fulmine a ciel sereno e le dinamiche di quella mastodontica operazione finanziaria straordinaria, quel Piano che può fregiarsi, esso si, a pieno titolo di tale definizione, avrebbe dovuto procedere senza intoppi e nei tempi preventivati. In effetti si è verificato che, seppure provenienti da ambienti diversi e collocati tra Roma e Bruxelles, l’ormai celebre eppure poco ricordato Ngeu, fonte unica di finanziamento di tutti i piani post pandemia per i paesi europei, in persona di chi ne coordina la gestione, l’italiano Paolo Gentiloni, commissario Eu per l’economia, abbia gettato la maschera per ricordare che, se la documentazione e quanto in essa sottinteso riguardo allo stato di attuazione delle opere non saranno approntate al più presto, non un euro in conto della terza rata lascerà Bruxelles con direzione Roma. Quanto è seguito da parte del governo non si sa se stia facendo ridere o piangere. Il ministro per l’Economia Giorgetti, contrariamente a quanto aveva fatto fin’ ora, ha dovuto ammettere ufficialmente che, per il Paese, nascerebbe un serio intoppo, se dovesse perdurare l’incaglio dell’ accredito della terza rata. Il suo incasso è stato appostata in bilancio tra le entrate certe. Il colmo della inadeguatezza dei comportamenti della politica, o almeno di buona parte di essa, viene fuori quando si apprende dai ministri competenti che gli stessi stanno già lavorando alacremente per predisporre gli adempimenti occorrenti per svincolare la quarta rata di quel programma. Che dire, la politica in generale non finirà mai di stupire, anche senza far ricorso a effetti speciali. Quanto fin qui riportato è solo un aspetto di quella che, già classificata l’ estate più calda “da sempre” (sic !), sembra essere sul punto di stupire anche per ben altro. Sarà che il mondo intero è alterato per effetto del cambiamento climatico che anche ora sta dando prove inequivocabili, saranno altri problemi molto più ruspanti, certo è che quanto avviene di normale è ormai visto come l’eccezione e viceversa accade per le stravaganze. Così, seppure accettata con brama dai cittadini, che altrimenti avrebbero avuto conferma che il Governo non ha a cura le esigenze spicciole ma cogenti, è stato varato un indefinibile provvedimento. È stata così introdotta una carta detta social molto simile a una di quelle prepagate, con delle caratteristiche esclusive. Una di esse è che permette di essere usata solo per l’acquisto di generi alimentari. Contiene circa 400 euro di spesa e sarebbe interessante conoscere quale algoritmo abbia elaborato una cifra pro capite che reca con sè, dopo la virgola, anche i 50 centesimi. È un intervento dello Stato una tantum, il cui utilizzo è limitato nel tempo e non è, per esplicita decisione dell’ esecutivo, assolutamente ripetibile. Arriverà graditissima ai beneficiari, che non saranno pochi, perchè è noto che il bisogno spinge uomini e donne, soprattutto quelli appartenenti alle fasce sociali più deboli, a soddisfare in qualsiasi modo la più ineludibile delle loro necessità, ovvero il reperimento di quanto occorre per il sostentamento personale e della famiglia. Tale necessità fa capire, ma non giustifica, l’adozione di un provvedimento tra l’altro poco dignitoso. In effetti è una mancia di stato e ricorda con buona approssimazione gli emolumenti di Eva Peron quando lanciava sulla folla che l’acclamava mazzette di banconote. Fa male proporre accostamenti di quegli episodi con quanto sta per accadere in ĺtalia e purtroppo ancor di più si è costretti a assistere alla spartizione sommaria e grossolana di quel pò di finanza disponibile a caro prezzo. Tutto ciò senza nemmeno tentare l’avvio concreto di programmi per creare nuova ricchezza. Sulle orme di Bruno Martino si sarebbe tentati di definire quanto innanzi riferito preceduto dal primo verso di una sua celebre canzone: “e la chiamano estate…”.