Le incertezze aumentano sempre di più. Meloni alla prova dei fatti

61

Venerdì pomeriggio si è riunito il terzo Consiglio dei Ministri dell’era Meloni. L’attesa del risultato è stata particolarmente caratterizzata da sana curiosità giornalistica e da interesse concreto dei diretti destinatari delle misure oggetto del vaglio di quella assise, tutti i cittadini italiani. È bene considerare per primo uno dei punti di maggior urgenza dell’ordine del giorno, l’approvazione della Nadef, la nota di adeguamento del documento di economia e finanza, propedeutico all’approvazione del Bilancio dello Stato. La finanza occorrente per la realizzazione di quelle decisioni ammonta a circa 32 miliardi.
Solo per completezza di informazione, i due terzi di quell’ importo andranno ricercati tra le pieghe dello stesso bilancio o attingendo a altri capitoli di spese. Con l’ auspicio che quelle operazioni riescano, perché sia contenuto al minimo il ricorso a ulteriore indebitamento. Tra l’altro nel corpo del provvedimento sono stati preannunciati gli strumenti ancora in attesa di definizione da affidare a aziende e famiglie che operano e vivono sul patrio suolo. Si può affermare che il risultato è stato positivo, stante il fatto che in quella sede è stata confermata la necessità del contenimento urgente del caro bollette. In prosieguo la premier Meloni, insieme ai ministri Giorgetti, Piantedosi e Pichetto Fratin, è stata impegnata in una conferenza stampa che, come accennato, era attesa con particolare voglia di sapere, sana e aliena da chiacchiericci, oltre che dai giornalisti di ogni tipo, anche dagli stessi destinatari degli effetti di quanto deciso, gli italiani e quanti nel Paese vivono e lavorano. La stanchezza e il noviziato della Signora Meloni non hanno aiutato la neo premier a tenere testa all’ impeto degli operatori dell’informazione presenti nell’ aula. Più volte le sue risposte sono state accompagnate da “se non ricordo male” oppure “non vorrei sbagliarmi” e precisazioni del genere, che certamente non hanno entusiasmato la platea né dato la buona notte a chi stava seguendo quell’incontro in TV o per radio. Vale la pena di ricordare  che la cultura contadina, in casi del genere è solita riportare alla mente un episodio di pura fantasia che i suoi depositari sono soliti ripetere come se fosse realmente accaduto. Precisamente che anni addietro due dei loro antenati, chiamati dal giudice a testimoniare in merito a una ruberia di pollame, a ogni domanda dello stesso rispondevano sottolineando che non erano certi di quanto stessero dicendo, con l’aggiunta di “mi sembra” o ” se non sbaglio”. Il giudice, alla fine del processo, decise di prosciogliere l’accusato del furto di quei pennuti e di condannare a un anno di carcere ciascuno dei due testimoni che più volte si erano contraddetti o quasi. Certamente l’episodio è uno dei tanti accaduti solamente nelle teste di quei villici, comunque non manca di una verosimiglianza. Ora il Governo è atteso al varco, alla prossima convocazione del CdM che si è impegnato a concretare fattivamente quanto ha appena stabilito. Tanti altri sono i nodi da sciogliere che aspettano da tempo di essere affrontati e più o meno altrettante sono le emergenze che si presentano all’ attenzione dell’esecutivo giorno per giorno. La sola operatività dei governi di Roma e Bruxelles, seppure in sintonia, non basta. L’Europa tutta, oltre l’Italia, ha bisogno di aiuti esterni e della massima coesione tra i paesi che la compongono. Non è con soddisfazione che gli europei e non solo loro stanno assistendo al comportamento del cancelliere tedesco Scholz. Negli ultimi mesi ha iniziato a agire di testa sua, tenendo in scarsa considerazione le ripercussioni dell’ operato suo e del resto del cancellierato su tutta la EU.  Il mese scorso quegli stessi politici hanno varato un programma di aiuti alle imprese e alle famiglie per un importo monstre da 200 miliardi, interamente a carico del bilancio dello stato del suo paese. Scholz venerdì, accompagnato da una nutrita delegazione di capi di grandi aziende e esponenti della finanza internazionale, ha fatto una visita lampo, appena undici ore, al presidente della Cina Xi Jinping a Pechino. Quella brigata, così come descritta, è tornata alla base con i carnieri pieni. Soprattutto Scholz, che ha verificato una generale e ampia conferma riguardo alla volontà di Xi di  proseguire, rinforzato se possibile, nel rapporto di collaborazione commerciale dei due paesi. Per completezza di informazione, per la Germania il Celeste Impero è il primo mercato estero, assorbendo il 25% del suo PIL. Il Cancelliere ha avuto assicurazione che quel paese non ha in programma di intraprendere nessuna forma di collaborazione militare alla Russia. I ruoli sono ruoli e vanno rispettati, pertanto, tornando a casa, gli ardimentosi trasvolatori delle Steppe non hanno trovato né il comitato di accoglienza né la banda musicale. A ben considerare, i comportamenti appena descritti di Scholtz, essi possono rientrare in una forma di sovranismo, seppure sui generis. Qualcosa che va vicino a un modo di intendere la leadership che al momento può piacere solo a una sparuta minoranza degli inquilini della Casa Comune. Rientrerebbe nella stessa logica che fece dire al re Luigi XV la frase, datata ma mai sconfessata, “dopo di me, il diluvio”. L’augurio è che i comportamenti appena descritti restino isolati e ben confinati. Di questi tempi, con il morale degli europei a un livello sottostante le ginocchia, sarebbero oltremodo di intralcio al percorso di ripresa delle normali condizioni di vita su tutto il pianeta.