1.
In questo mondo di turpitudini, di violenze e di mediocrità diffusa, leggere di storie straordinarie è doppiamente emozionante ed apre il cuore alla speranza: un poco di luce c’è ancora e forse potrà diventare sempre più intensa. Se solo degli esempi riuscissero a diventare contagiosi. Ci racconta Massimo Gramellini, sul Corriere della sera di sabato 30 di settembre, di una madre di Treviso condannata da un tumore rarissimo a lasciare orfana la sua bambina di appena un anno. Nota Gramellini: “Solo la morte di tua figlia ti apparirebbe più insopportabile del saperla condannata a vivere senza di te”. Epperò questa madre ineguagliabile non si è fatta travolgere dalla disperazione, come pure sarebbe stato più che comprensibile. Ha fatto prevalere l’amore ed ha voluto essere “presente” per sempre nella vita della figlia. Ha affidato al marito diciotto regali, uno per ogni anno, fino al compimento del diciottesimo anno della figlia: dalle bambole, dai giochi fino ai vestiti della adolescenza. Ultimo regalo, quello il diciottesimo anno: un mappamondo di sughero sul quale quella mamma ha segnato i luoghi del Mondo che avrebbe voluto visitare con la figlia. Questo sentimento mi piace definirlo una meraviglia del Creato. Anche una Meraviglia come questa può partorire la mente e l’animo dell’uomo ed aprire il cuore alla speranza di un tempo migliore.
2.
E’ difficile parlare di Politica quando prevalgono, senza ombra di dubbio, risentimenti ed interessi personali. Spesso di pura sopravvivenza sulla scena. Questa formazione MDP-Articolo 1, del trio D’Alema-Bersani-Speranza, ha solo un obbiettivo: non far vincere Matteo Renzi, meglio, il PD di Matteo Renzi, che pure è stato eletto leader democraticamente. A prescindere dall’impegno di Giuliano Pisapia, che pare più responsabile e sicuramente non interessato a quello obbiettivo, come si può pensare di battere le destre ed i populismi di ogni risma con quelle premesse?! Sono lo specchio delle eterne divisioni e contraddizioni della Sinistra, che camminano, oggi più che mai, sulle gambe degli uomini e della loro capacità di odiare ed invidiare. Pisapia, sceso in campo per riunire, per allargare il campo, si trova stretto fra Renzi e l’eterno ritorno di D’Alema Massimo. Il quale sta facendo collezione di “scalpi” da mostrare a mo’ di trofei. Gli ultimi: l’ex magistrato rozzo ed incolto, ed ora anche pentito, e l’incauto Bobo Craxi. Così racconta Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera di mercoledì 4 ottobre. Se così fosse, parlo per Bobo, qualcuno dovrebbe promuovere una sorta di “class action” per privarlo del cognome. Che è suo solo anagraficamente, perché, per il resto, appartiene alla Storia del Socialismo italiano ed europeo. Intanto Bettino, dalla sua tomba Hammamet, orgogliosamente rivolta verso la “ingrata Patria”, avrà di che riflettere. E magari si sarà più volte rivoltato ad apprendere “tanta” notizia. Né si sarà consolato al pensiero che a Giulio Cesare capitò di peggio. Il punto, e vale anche per le prime illusioni di Giuliano Pisapia, è che molti, dell’antica nomenklatura, si affidano ancora a D’Alema Massimo, a prescindere dai guasti che ha provocato alla Sinistra ed al Paese, a cominciare dalla caduta del primo Governo Prodi. Nel 1998. Senza dimenticare le capriole delle sue posizioni, una volta, al tempo della “terza via”, sicuramente subalterne a quelle di Clinton e di Blair. Pur di avere la impressione di essere diventato un leader mondiale. Ohibò! Lo stesso Pisapia ne sapeva qualcosa, essendosi schierato più volte, da parlamentare di Rifondazione Comunista, contro D’Alema e le sue scelte in Kosovo, al tempo in cui era Presidente del Consiglio. Eppure, il “nostro” ci aveva promesso che si sarebbe dedicato solo alla sua produzione di vini in Umbria: pur di non vederlo più in circolazione nel campo della Politica, sono certo che tanti produttori di vino, compresi quelli dell’Isola d’Ischia, volentieri avrebbero sopportato la sua concorrenza invadente. Invadente, e non solo, come fu sperimentato proprio dalle nostre parti: quella sarebbe una storia da raccontare perbene! In questa Sinistra frantumata, in questa Italia divisa e spezzettata già è tanto che non ci siano movimenti di piazza. E non solo a seguito dell’imminente referendum nordista, ma soprattutto per la dilagante disoccupazione giovanile, di cui anche alla fuga dei migliori. Un quadro disperante, certo, ma è lo specchio di quanto vive il Paese. Non solo a causa della inadeguatezza dei così detti politici. Intanto l’attesa che la strombazzata Società Civile si manifesti, si faccia riconoscere, faccia un passo avanti, si misuri sul campo rischia di diventare eterna. Sempre che questa Società Civile esista davvero.