Le paparacchie, il Pd e la classe dirigente

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1.

… “Le paparacchie non producono uva”, recita un antico adagio del mio paese. Cosa potesse produrre di diverso il cosiddetto gruppo dirigente del Pd a Napoli, e nel rissosissimo “contado”, non si capisce: disastro annunciato. Ampiamente. Che poi Bassolino si tiri fuori, ed accusi, mi sembra esilarante: la “produzione” di questa “classe dirigente” la si deve in massima parte a lui. “Paparacchie” e nulla più: deputati che non esistono, se non al tempo della primarie, loro. Certamente non in Parlamento, così come Consiglieri regionali, Consiglieri Comunali e pletora di yes man. Tutti gratificati di qualche carica da parte del Presidente del Consiglio-Segretario. Sarebbe utile conoscere anche l’apporto dei nuovi arrivati in quel Partito, Deputati compresi, tutti ansiosi di salire sul carro di Matteo Renzi, che solo qualche mese fa sembrava imbattibile. Naturalmente, e mi meraviglio di lui, la soluzione del solo commissariamento, mi sembra quanto meno vecchia e tradizionale, non “degna” di un rottamatore della sua possanza. Continuo a ritenere che il PD, qui da noi, è composto, prevalentemente e salvo le dovute eccezioni, da capi-bastone, portatori di soli voti di preferenze. La Politica è altra cosa. Le critiche anche al Presidente De Luca sul Salerno-centrismo mi sembrano fuori luogo: è Napoli che non esprime classe dirigente, neppure nella società civile, nelle professioni, nell’impresa, tanto da non suscitare attenzione di sorta: non è un caso che non esprima neppure un Ministro nel Governo. Che in questi giorni, con il sangue che scorre a fiumi nella città, nessuno, del PD, a cominciare dai Parlamentari, si ponga il problema della tragedia della invadenza totalizzante della criminalità organizzata, è un altro segno dei tempi. Una volta proprio da quell’area veniva il più forte contrasto e la più decisa denuncia. Che non ne parli neppure il Sindaco ed il centrodestra, non può essere un alibi, nella maniera più assoluta. Alla prossima.

2.

Assegnate, in questo profluvio di commenti, di analisi, di “lettura” di parte perfino dei numeri, le responsabilità, la prima delle quali “spetta” a Matteo Renzi, cerchiamo di esaminare le cose con un minimo raziocino. Continuo a ritenere, lo dico da mesi, che Renzi avrebbe fatto bene a lasciare il Governo per dedicarsi alla costruzione del Partito, per lo più inesistente, soprattutto nel Mezzogiorno. Detto questo, mi domando dove sono le responsabilità di Renzi in due realtà come quelle di Torino e Bologna. A Torino è candidato il Sindaco uscente, il triste Piero Fassino: dirigente di antico rango, perfino Segretario del Partito e Ministro, dotato di struttura autonoma. Il risultato,deludente per molti versi, lo si “deve” solo a lui ed alla sua capacità di amministrare. Pare non troppo in sintonia con la Città ed i bisogni delle persone. Per giunta in controtendenza, proprio a Torino, con il risultato conseguito, solo qualche anno fa, da Sergio Chiamparino nella sua corsa vittoriosa alle Elezioni Regionali. A Bologna, Virginio Merola, anche lui Sindaco uscente, per giunta in polemica con Matteo Renzi, contro le cui scelte si è addirittura schierato, firmando il Referendum contro il Jobs Act, deve ascrivere solo a se stesso il più che deludente risultato. Dico questo, perché, alla fine, la qualità dei candidati ha il suo peso, ovviamente non solo per il PD, a prescindere da Renzi. O da Berlusconi, come accadeva una volta: leader carismatici, quanto si vuole, ma non nella condizione di trasformare uomini, che, alla prova dei fatti, si rivelano modesti o incapaci. O che non riescono ad arrivare al cuore delle persone. A Torino, a Bologna, o anche a Milano, dove Sala viene fuori per la rinuncia preventiva del Sindaco Pisapia. Sul risultato, proprio di Milano, pesa il disimpegno di Francesca Balzani, già vice di Pisapia, che pure, aveva partecipato alle primarie: le aveva perse e quindi aveva rinunciato addirittura a capeggiare una lista, come pure aveva promesso. Come Bassolino, anche lei, “irata ai patri numi”, ha fatto ben altro di quello che prevede lo spirito, e la lettera, delle primarie: impegnarsi in campagna elettorale, battendosi per il vincitore. Milano come Napoli, con un po di stile in più: la Balzani ci ha risparmiato, come non ha fatto Bassolino, critiche forti in campagna elettorale allo schieramento… di appartenenza. A Milano, comunque, Sala è a forte rischio, in favore del vecchio socialista Parisi, già Capo di Gabinetto di Giuliano Amato, a quel tempo Presidente del Consiglio. Tutto questo per dire che non tutte le colpe possono essere attribuite a Matteo Renzi. Come non tutti i meriti, quando le cose vanno bene.

3.

A Serrara Fontana è stata confermata la squadra uscente, Sindaco Rosario Caruso, Vice Sindaco Cesare Mattera, Sindaco e contadino antico, insieme a donne e giovani di buona volontà: un giusto mix tra esperienza ed innovazione. Così come anche per gli eletti della opposizione, la cui critica e propositiva presenza costituisce il sale della Democrazia. Al Consiglio Comunale, al Sindaco Caruso, al Vice Sindaco Mattera, anche da orgoglioso cittadino onorario di quel Comune, affido, ancora una volta, il mio sogno antico: fare dell’Eremo dell’Epomeo, appena ristrutturato, una sorta di Erice, (la località della Sicilia resa celebre quale sede delle iniziative dello scienziato Antonino Zichichi) della Campania. Un Osservatorio, affidato a prestigiose Istituzioni di Studi, delle Politiche rurali ed ambientali della Campania in una ottica Mediterranea, in collegamento stretto con le altre, così dette, Isole Minori. La storia di quel sito fascinoso merita di vivere in questa dimensione.