di Ugo Righi
Chiunque trascura la verità
nelle cose di poco conto
non può essere degno di
fiducia con le questioni più importanti.
Albert Einstein
In questo ambiente,dove mi trovo ora, non ci sono regole scritte e condivise quindi ognuno a fronte di carenza di orientamenti o informazioni, interpreta.
Lo fa seguendo i suoi criteri di lettura e anche le proprie preferenze.
Tutto sommato è plausibile!
Questo determina confusione e facilita i conflitti,le finestre sono chiuse e non si crea collaborazione.
Ma quando un processo collaborativo, non si realizza il sistema, vale meno della somma delle sue parti,
mentre quando le prassi d’influenzamento reciproco creano un clima di fiducia, finalità comuni, responsabilità condivise, vale di più della somma perché le dinamiche sono moltiplicative.
Solo con la fiducia (sensazione di sicurezza basata sulla speranza o sulla stima riposta in qualcuno o qualcosa) le persone vivono intenzionalmente i processi sociali e operativi con atteggiamenti costruttivi, determinando il capitale sociale.
Ma questo non avviene spontaneamente : richiede che si realizzino alcune condizioni.
Ne vorrei indicare tre interdipendenti: la prima è la condivisione di valori, la seconda,appunto, costruzione di regole coerenti con i valori e la terza, il coinvolgimento delle persone che ne hanno parte nei processi che le riguardano.
Infatti, si collabora se si hanno buoni motivi di pensare che anche gli altri faranno lo stesso lavorando per lo stesso l’obiettivo e impegnandosi
per il raggiungimento di uno scopo desiderabile e sentito come comune all’interno di criteri di fondo conosciuti e ritenuti appropriati.
Il punto chiave è che si può credere che qualcuno si comporterà secondo le proprie attese solo in un ambiente prevedibile nel rispetto dei valori fondamentali.
L’aumento di prevedibilità in un ambiente di lavoro, o nelle relazioni in generale, può avvenire, anche, attraverso regole che siano al servizio del senso etico e pratico che definisce i comportamenti corretti
per ottenere valore.
Gli aspetti fondamentali sono: definirle, renderle comprensibili, condividerle e farle rispettare.
Ripeto, si ha fiducia nell’altro quando il suo comportamento etico è prevedibile, e aumenta se si sa che anche i meccanismi aiutano ad avere comportamenti “giusti”.
Certo, è vero che le regole in assenza di fiducia reciproca sono difficili che vengano (fatte) rispettare davvero, mentre la fiducia può compensare la loro assenza.
In sostanza possiamo affermare che quando esiste la fiducia in un sistema sociale il comportamento è di valore comune, sia alla presenza di regole sia in loro assenza (ma meglio se ci sono) .
La fiducia cresce con la stabilità e regolarità dei comportamenti e con l’integrità e condotta esemplare di tutti ma in particolare di chi occupa posizioni di potere nei sistemi che definiscono in modo esplicito” quello che vale”.
Con la diffidenza diminuiscono i contatti, aumentano i controlli fondati sul sospetto e si sviluppano dinamiche collusive e di corruzione.
Se si decide di non fidarsi si progetta
la sfiducia di altri verso noi con le conseguenze che i rapporti si chiudono e si chiude lo sviluppo umano ed economico correlato.