Una cosa è certa. La pandemia probabilmente non riuscirà a cambiare del tutto i nostri stili di vita, anche se dobbiamo dire che ci sta seriamente provando, perché è naturale che si provi a tornare ai livelli di consumi di prima. Ma ai nostri e a quelli dei Paesi emergenti, prima o poi dovremo aggiungere anche quelli di un miliardo e mezzo di persone che nel mondo ancora attende di essere connesso all’energia elettrica.
La crescita dei consumi non è solo irreversibile, in un certo senso corrisponde anche a un diritto fondamentale dei viventi. Il tema vero, semmai, è come conciliare la crescita dei consumi globali con il contenimento delle emissioni nocive e climalteranti. Una sfida che è tecnologica, industriale, economica e, in definitiva, di civiltà.
PANDEMIA E TRANSIZIONE ENERGETICA
Ma restando ad oggi, cioè all’effetto Covid, due sono i trend assolutamente certi che si osservano. Primo. L’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) segnala che la domanda mondiale di energia dovrebbe calare del 5% a causa della pandemia. Secondo: il Covid sta dando un formidabile contributo a ridisegnare il futuro energetico del pianeta.
La spinta ad abbracciare altri modelli energetici, dando maggior e impulso alla elettrificazione, si avverte in maniera significativa in Europa (con il Green New Deal) e in Italia, la cui quota di elettricità è ancora solo un quinto dei consumi energetici. In tale ambito, la tendenza che si registra in maniera palese è allargare la quota dell’energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili, che al momento ci colloca al 32% dell’elettricità prodotta a livello nazionale.
Quindi supereremo “lo shock più importante osservato in settanta anni”, che è insieme sanitario, economico ed energetico. Dopo lo tsumani è molto verosimile che avremo un mondo in cui non fermerà la crescita delle rinnovabili, atteso che già quest’anno quasi il 90% della nuova potenza installata nel mondo quest’anno sarà green e solo il 10% a gas e carbone. “Petrolio e carbone quindi subiranno un drastico ridimensionamento e il solare diventerà il nuovo re dell’elettricità- si legge in un articolo di Vito De Ceglia per Affari & Finanza di Repubblica, che riprende il report dell’Aie – offrendo prezzi di produzione inferiori a quelli delle centrali a carbone o a gas». Alla fatidica domanda: “Cosa sarà domani?”, la risposta sulla quale concordano gli esperti è: “Gli impatti del Covid possono rappresentare quindi un’opportunità per accelerare modifiche strutturali all’industria di settore”. Anzi, è presumibile che la recessione da pandemia, amplificata dalla seconda ondata di contagi, continuerà ad avere un impatto pesante sulla domanda di energia nei prossimi anni e sugli nel settore.
LA RICETTA EUROPEA
Gli impatti del Covid possono rappresentare però un’opportunità per accelerare modifiche strutturali all’industria di settore ed anche per completare quel processo di liberalizzazione, da anni posticipato. E’ presumibile che il nostro Paese proverà ad accelerare nel processo di decarbonizzazione e digitalizzazione, sia in termini di efficienza energetica che di sviluppo delle rinnovabili, per cogliere le opportunità delle massicce risorse messe in campo dall’Europa con il Next Generation Fund, una ingente dotazione finanziaria (750 miliardi di euro) che dovrà essere per il 37% destinata a investimenti green. A spanne, significa che il nostro Paese avrà a disposizione non meno di 80 miliardi di euro da investire in progetti a vocazione green. “Numeri alla mano – si legge ancora dai giornali dei giorni scorsi – si tratta di una quantità di risorse 14 volte superiori ai fondi destinati dallo Stato alla tutela dell’ambiente e alla gestione delle risorse nel 2019”.
CALABRIA: COLTIVAZIONI GREEN
Il trend finirà con l’impattare anche il complesso e articolato mondo dell’agricoltura e dell’agroindustria. Ne parla un articolo del Corriere della Sera dello scorso 4 dicembre, a firma di Corinna De Cesare, in cui si preconizza il “matrimonio” tra agricoltura e fonti rinnovabili. Un esempio viene dalle coltivazioni del cedro, molto presenti lungo la costa calabra. Al centro di un progetto EF Solare Italia, società controllata al 21% dal fondo F21. Obiettivo? Sfruttare la capacità di mitigazione climatica del cedro per compensare le emissioni di C02 prodotte dalle fasi colturali e dalla perdita di carbonio dal suolo tramite l’assimilazione netta di carbonio. Ma anche produrre energia elettrica da fonte rinnovabile facendo contemporaneamente valorizzazione di comunità rurali e terreni agricoli.
EF Solare Italia si distingue per l’impegno nella costruzione di impianti in cui la produzione di energia si integra con le attività di coltura e/o pastorizia. Proprio nella riviera dei cedri, infatti, si registrava l’antagonismo tra produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e la produzione di prodotti agroalimentari sugli stessi terreni. L’alternativa tra dare spazio alla coltivazione oppure alle celle fotovoltaiche, è stata inconciliabile per molti anni. Ma più di recente è emersa una risposta più avanzata, che prende il nome di “agro-fotovoltaico” con Ef Solare che ha continuato a investire in un nuovo tipo di serre queste serre fotovoltaiche che coprono a oggi una superficie coltivata totale di 40 ettari e ospitano oltre 17.000 piante mantenendo una capacità installata di 32 Megawatt. Lo conferma l’azienda stessa: «Produciamo sì energia elettrica da fonte rinnovabile — afferma Mariangela Lancellotta, imprenditrice che gestisce le Green House di Ef — ma valorizziamo anche i terreni agricoli ottenendo anche ottimi risultati di prodotto” E aggiunge: “Le coltivazioni di limoni piantanti nelle serre fotovoltaiche presenti nel comune di Scalea in provincia di Cosenza, ad esempio, sono risultate, secondo il Centro di ricerca “Basile Caramia” di Locorotondo superiori agli standard qualitativi richiesti dai disciplinari di produzione dei migliori limoni IGP d’Italia».