Leonora Carrington, l’eroina surrealista che ha viaggiato sfidando i dogmi del  Novecento

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La rassegna, completamente dedicata alla Carrington e curata da Tere Arcq e Carlos  Martìn ospitata al Palazzo Reale di Milano, è la prima in Italia. Nata in Inghilterra ed  approdata in Messico nel 1943, terra in cui resterà fino ai suoi ultimi giorni, Leonora ha  rappresentato il simbolo dell’artista libera e originale non limitandosi ad essere soltanto una musa ma lottando per diventare creatrice. Già negli anni Cinquanta si  interessava all’ecologia, all’evoluzione della coscienza, alla fisica quantistica, alle  spiritualità alternative, all’esoterismo, alla magia, all’alchimia, argomenti che oggi  stanno riscontrando un nuovo interesse soprattutto nella generazione dei più giovani.  La Carrington attraverso le sue creazioni artistiche riflette anche tematiche di grande  rilievo ed importanza come quella legata alla salute mentale sempre più riconosciuta ed indagata dalle nuove generazioni. Essendo stata lei stessa internata in un ospedale  psichiatrico, subendo trattamenti orribili, ha espresso e liberato nella sua arte anche  queste tensioni stagnate nel suo spirito per potersene liberare. Il femminismo è un altro tema a lei caro che emerge nella sua poetica artistica. Leonora Carrington ha affrontato  il viaggio della sua esistenza cercando la comprensione del sé, dell’universo e delle  forze inspiegabili del cosmo. La mostra guida lo spettatore nella vita e nell’attività  creativa dell’artista, iniziando dal suo periodo adolescenziale, dagli esordi nell’  Inghilterra post-vittoriana all’espulsione da diversi collegi cattolici: inizia il Grand Tour,  la sua ripartenza alla scoperta del sé attraverso un’introspezione in pieno stile  junghiano. Nel periodo italiano trascorso a Firenze entra in contatto con le tradizioni  pittoriche del Trecento e del Quattrocento unendo la componente fantastica,  mitologica ed esoterica che resterà caratteristica tipica dei suoi dipinti. Innamorata di  Max Ernst trascorrerà con lui un periodo idilliaco della sua vita nella casa francese di  Saint-Martin-d ’Ardèche definita un’“opera d’arte totale” che sarà bruscamente e  meschinamente interrotto dall’arrivo della Seconda guerra mondiale, dall’arresto di  Ernst e da una violenza sessuale che Leonor subirà in Spagna. Ricoverata in un  sanatorio a Santander questa tragica esperienza segnerà per sempre la sua esistenza e  la sua arte che assumerà un tratto più cupo ed ermetico. Durante gli anni a New York  rientra in contatto con la comunità surrealista in esilio tracciando il suo profondo  mutamento artistico. L’esposizione procede con il periodo messicano, ove la  Carrington crea opere dalle quali emergono memorie giovanili della sua vita in  Inghilterra, visioni di fantasmi, percezioni di spaesamento e ricordi oscuri. Proprio in  questa fase creativa viene mostrata l’influenza della pittura italiana e di una malinconia  introspettiva. Altri dipinti di cospicua rilevanza tecnica e visiva sono raccolti nella sala  dedicata ai misticismi delle religioni ed in quella dei “luoghi oscuri della conoscenza” relativi allo spiritismo, occultismo e alla magia con tele di grandi formati che rubano  l’occhio del fruitore: rituali, veggenti, sedute spiritiche, sigilli, diagrammi sono i protagonisti delle sue composizioni. La sala della “cucina alchemica” ospita tele con  colori accesi e ricchi di contrasti dalle quali riaffiorano simbolismi ed arcani legati alla  magia ed al mondo della preparazione di rituali di stregoneria. La cucina, luogo  tradizionalmente legato alla donna ed alla sua reclusione diventa il medium attraverso  il quale le eroine moderne riconquistano il potere perduto. L’attenzione al mondo alchemico si evince non solo dalle rappresentazioni presenti nelle sue opere ma anche  dalla tecnica pittorica: dipinge con la tempera all’uovo ottenendo colori pieni e brillanti  che caratterizzano e valorizzano la sua pittura. In Messico, infatti, l’artista resta  affascinata dalla cultura locale che influenzerà fortemente la sua arte conducendola  ad indagare temi come il misticismo e la stregoneria. Il suo operato creativo si colloca  sulla soglia tra conscio ed inconscio in un continuo stato liminale e transitivo tra sogno  e realtà, come un flusso temporale comunicante e sempre aperto tra coscienza ed  incanto. 

La sua arte, universo creativo-immaginifico, auspica alla salvezza in una realtà difficile,  tumultuosa, irriverente, quasi come un atto di resistenza alle crisi della vita: la guerra, i  traumi, la perdita, i ruoli imposti, le regole non condivise frutto di mentalità e dogmi del  passato fin troppo rigidi ed arcaici, vengono affrancati attraverso le creazioni di una donna che già viveva nel futuro. 

La mostra è stata organizzata dal Comune di Milano-Cultura ed è prodotta da Palazzo  Reale, MondoMostre, Civita Mostre e Musei ed Electa. L’iniziativa è stata realizzata con  il sostegno del Gruppo Unipol come main partner e di Pirola Pennuto Zei & Associati  come premium partner. L’evento è inserito nel programma dell’Olimpiade Culturale  Milano Cortina 2026