Libia, Moavero: “Rischio riemersione terrorismo”

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Roma, 24 apr. (Aki) – Dalla crisi libica rischiano di “riemergere fenomeni terroristici. Il terrorismo internazionale non cessa di colpire, come vediamo. Anche per questo sosteniamo gli sforzi” dell’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé. E’ quanto ha detto il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero, nel corso di una conferenza stampa congiunta alla Farnesina con l’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé. C’è “preoccupazione per il flusso di profughi” dalla Libia, “un elemento di importanza per l’Europa”. “Nei giorni scorsi ho scritto alle autorità europee per chiedere che si tenga pronta l’iniziativa europea se ci saranno flussi di profughi dalla Libia, è una questione che va affrontata a livello europeo”. Secondo il titolare della Farnesina, è necessario che “la commissione predisponga o sia pronta a predisporre tutti gli atti necessari qualora si verificassero questi flussi anomali”. “Auspichiamo che sia poi la realtà, ovvero che non si verifichi questa eventualità”, ha concluso Moavero riferendosi alla possibilità che non ci siano flussi dalla Libia.

L’inviato Onu per la Libia Ghassan Salamé si è detto “preoccupato per questi combattimenti a terra e per le divisioni nella comunità internazionale”. “I libici sono divisi e sarebbe stato auspicabile una comunità internazionale più unita”. Secondo Salamé, “una de-escalation della situazione è sempre possibile”, ma per raggiungere questo obiettivo è necessario “impedire l’arrivo di nuovi armamenti a queste milizie e dobbiamo evitare che ci siano ingerenza dirette di alcuni Paesi in Libia”. Dall’inizio delle ostilità in Libia, lo scorso 4 aprile, la missione Unsmil è molto “attiva” e i suoi uomini “stanno aiutando centinaia di migranti, che vengono spostati dai centri di detenzione a quelli più sicuri”. A oggi in Libia ci sono “34mila persone sfollate, molte di queste hanno trovato una nuova sistemazione grazie all’Onu” e a quei Paesi che hanno voluto dare il loro contributo per affrontare l’emergenza. L’incontro di Moavero e Salamé si è tenuto nel giorno in cui a Roma c’è stato il vertice sulla Libia dei direttori politici nel formato ‘3+3’ (Francia, Gran Bretagna, Usa, Italia, Emirati, Egitto). A causa dei combattimenti delle ultime settimane in Libia, dice l’inviato Onu per la Libia, “siamo stati obbligati a sospendere le iniziative che avevano portato progressi nel Paese”, come gli accordi per la sicurezza a Tripoli e la “conferenza nazionale” che si sarebbe dovuta tenere a metà aprile a Ghadames. “Ciò non vuol dire che queste iniziative siano state cancellate. Ci stiamo impegnando per salvare il salvabile, ma ci vuole tempo, una certa creatività da tutte le parti e anche il sostegno della comunità internazionale”. “Quando si sentono le armi di solito la diplomazia è silente, ma non e così nel nostro caso” conclude l’inviato Onu.

“Sosteniamo come governo italiano l’azione delle Nazioni Unite”. Si tratta di un'”azione importante, in particolare in questo periodo in cui si sono riaccesi gli scontri armati. Non c’è strada per una soluzione militare per la Libia”. E’ necessario “evitare di restare in una deriva di crescita del livello degli scontri in atto”, ha sottolineato Moavero, evidenziando come “la popolazione civile è sottoposta a un rischio costante di pericoli crescenti”.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), intanto, ha aggiornato a 272 morti il bilancio dei combattimenti nel Paese. Un tweet diffuso nella notte precisa che i feriti sono 1.282, mentre gli sfollati sono più di 30mila. “L’Oms e i suoi partner lavorano per garantire che le strutture sanitarie di base abbiano forniture e risorse per assistere le famiglie sfollate”, precisa l’agenzia delle Nazioni Unite.