Libri, dalla ‘Civitas romana’ alla ‘Fratelli tutti’ di Papa Francesco nel saggio storico del giusromanista Antonio Palma

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Identità, cittadinanza, globalizzazione, accoglienza dello straniero: sono i pilastri narrativi, di costante attualità, approfonditi dal giusromanista Antonio Palma nel saggio storico dal titolo “Civitas Romana, civitas mundi – Saggio sulla cittadinanza romana” (collana Diritto senza tempo, editore Giappichelli, 139 pagine, 14 euro).

Neopresidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ordinario nel dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Napoli Federico II, avvocato amministrativista e presidente del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, Palma affronta il tema attualissimo della cittadinanza e della fratellanza universale legato alla visione di Papa Francesco. Tutto questo nelle ore successive al viaggio apostolico in Iraq del Santo Padre, alla cui enciclica, “Fratelli tutti”, si riferisce implicitamente il libro, impreziosito dalla prefazione del presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi e dalla postfazione del presidente emerito della Corte costituzionale Francesco Paolo Casavola.

L’autore approfondisce l’analisi sulla civitas romana che si configura come uno status funzionale all’esercizio di diritti e potestà, come quella spettante al paterfamilias, e riconduce l’aspetto identitario unicamente all’idea di origo, nella sua accezione di appartenenza ad un luogo geograficamente limitato. Si pensi ai cittadini nati e residenti nell’Urbe rispetto a tutti agli altri stanziati negli sconfinati territori dell’impero, soprattutto dopo la concessione della cittadinanza per mano di Caracalla (212 d.C.) a tutti gli abitanti delle terre conquistate. In questa prospettiva si giustifica l’accoglienza del diverso che ha caratterizzato Roma sin dalle sue origini, contrariamente a quanto accadeva in Grecia dove una fortissima autoctonia respingeva quanti non fossero cittadini per nascita. Un saggio storico che consente all’autore di far emergere conflitti problematici che, ancora oggi, l’attualità ci rappresenta talvolta con viva drammaticità.