Libri, “Saffo e Carlo gemelli in amore”: le liriche di Carlo Vaino per il Rione Sanità

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Walter Iorio, recensione a Carlo Vaino, Saffo e Carlo gemelli in amore. Liriche in vernacolo al Rione Sanità, DE FREDE, Napoli, 2019. ISBN  978 88 999 2626 7  - € 13,00

di Walter Iorio

Sulle scaturigini sentimentali e sulla purezza cristallina della lirica saffica si sono scritti fiumi di parole da quando il suo canzoniere ha trovato idonea collocazione nella tradizione culturale ellenica e occidentale. Nel corso dei secoli, inoltre, l’esigenza di acquisire le raffinatezze e i valori di quell’arte naturalmente elegantissima ha sollecitato l’entusiasmo traslativo di prestigiosi epigoni e di non meno rinomati studiosi a partire, oltre che dal poeta romano Catullo del II-I secolo a.C., dagli intellettuali operanti, a più titoli, da almeno mezzo millennio a questa parte, nel corso del quale dalle sabbie custodi dell’Egitto sono stati recuperati alla conoscenza importanti reperti e testimoni di quella materia lirica sopraffina. Hanno preso corpo, infatti, traduzioni innumerevoli nelle principali lingue europee come l’inglese il tedesco, lo svedese, lo spagnolo, il francese, la portoghese e, naturalmente – e soprattutto – l’italiano; ed ancora oggi – e forse anche domani – se ne leggeranno altre. Eppure ad esclusione forse di qualche sporadica e assai circoscritta eccezione, mai prima d’ora, si è pensato a una rilettura e a una trasposizione di quei versi fortunatissimi nell’idioma vernacolare partenopeo. Qualcuno però ci ha pensato: è proprio in questo infatti l’originalità della raccolta poetica di Carlo Vaino che, ancora suggestionato dal fascino delle reminiscenze liceali, pubblica ora, più che ottantenne, una minuscola antologia lirica nell’espressione materna napoletana che accoglie quelle monodie che maggiormente sentiva, già nel lontano 1956 e fresco di maturità classica, consentanee alla sua esperienza dell’amore e al suo immaginario poetico-sentimentale.

Non si tratta di traduzioni letterali né della riproduzione pedissequa di echi antichissimi ma di vere e proprie rielaborazioni poetiche confrontate e confortate dal vissuto personale dell’Autore che, sulla base di sentimenti comuni, le rivive in accodo con la sensibilità del momento e il dato reale del vissuto autobiografico: di qui l’impostazione al maschile dei suoi versi in risposta all’indole femminile della monodia saffica; l’opzione di una cromatografia psico-somatica  alternativa a quella dell’exemplum antico e l’impiego di un’espressione, la lingua natia appunto, ma epurata dalla presenza di elementi spuri del parlato contemporaneo.