L’imprenditorialismo coltiva l’ignoranza creativa

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Soffriamo sia dei “reumatismi della vecchiaia” che dei “dolori crescenti provocati da cambiamenti eccessivamente rapidi”. John Maynard Keynes ripeterebbe oggi queste parole da lui scritte nel suo breve saggio Economic Possibilities for Our Grandchildren. Il movimento culturale dell’imprenditorialismo le fa sue aggregando scienziati e umanisti, insieme partecipi di un processo spontaneo di interazioni che superano usi e costumi esistenti. Così operando, quest’alleanza imprime una svolta ad “U” nella società e nell’imprenditoria. Progetti in cui si combinano approcci scientifici e umanistici sono innescati da idee che a prima vista possono apparire ridicole e improbabili. Quel movimento fa sua l’aristotelica opinione secondo cui è preferibile una probabile impossibilità rispetto a una possibilità poco convincente.

Se la conoscenza di oggi non dice cosa succederà domani, allora bisogna avere il coraggio di rischiare. Il rischio consiste nel predisporsi ad agire praticando la cultura dell’ignoranza creativa. L’imprenditorialismo recepisce tale cultura mirando all’obiettivo di ottenere nuove conoscenze per fare cose nuove. L’ignoranza creativa è conoscenza in azione – un processo cognitivo che sfocia in un nuovo dominio di conoscenza. Essa è autentica, deviante, consapevole, intenzionale, perspicace (coglie la natura interiore o nascosta delle cose o la percepisce intuitivamente), percettiva (capace di vedere ciò che gli altri non possono vedere) e generatrice d’innovazione. In breve, è creativa (si veda il TEDx Talk https://www.youtube.com/watch?v=pxj8o7m0a8s&app=desktop).