L’incubo di Noemi

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L’incubo di Noemi, bambina di quattro anni colpita da un proiettile la settimana scorsa, è finalmente finito grazie al magico risveglio avvenuto nell’ospedale pediatrico Santobono-Pausilipon. È una triste storia, per fortuna conclusa, che ha intaccato non solo l’animo dei genitori e dei suoi cari, ma è stata anche presa a cuore da ogni napoletano e non, mettendo in evidenza la crudeltà che affligge il nostro mondo.

Ricordo perfettamente, e me come altri, che quell’età crudeltà del genere erano vissute solo attraverso le storie raccontate dai libri o viste nei film. Dai libricini di ‘’piccoli incubi’’ a incubi reali è bastato solo qualche anno. Si guardava realtà come queste come a qualcosa di distante anni luce dalla nostra ‘’bolla di cristallo”: ci sentivamo invincibili, immortali e bastava una carezza da parte delle persone che ci amavano di più per farci sparire ogni minima preoccupazione, anche la più banale.

Ma questa realtà purtroppo esiste e ho avuto la fortuna di scoprirlo diventando grande e non come Noemi e altre bambine come lei che l’hanno vissuta in prima persona. Non è l’età per venire a conoscenza di fenomeni così cattivi; non c’è più spazio per la fanciulezza in un mondo affollato di tragedie, assassinii, sparatorie improvvise ecc.., dove vengono coinvolte persone innocenti, solo perché nel posto sbagliato al momento sbagliato.

La cosa peggiore probabilmente è l’assenza totale di senso di colpa da parte di chi compie queste indicibili azioni: mentre nel passato non era consentito toccare le donne e i bambini, ora, come possiamo vedere anche nella ormai nota serie ‘’Gomorra’’, questa distinzione non esiste più e nessuno può più sentirsi sicuro, nemmeno le persone inermi.

L’incubo di Noemi, ribadisco, è finalmente terminato, ma quanti altri incubi saremo costretti a vivere prima di poter riprendere a sognare?