Ci sono immagini così cariche di mistero e grazia e talmente ben stampate nell’immaginario collettivo che rendono affascinanti determinati oggetti al punto tale che, al solo pensarli, diventano evocativi di eleganza ed allure.
Si tratta di pezzi immediatamente “ricoperti”, ricolmi, avvolti da un’aurea di magico e mistico charme… cosa che li rende ancora più ammalianti ed incantevoli.
Parole che calzano a pennello per descrivere quell’enigmatica atmosfera di ieratico rigore e silenzioso splendore che accompagna il cosiddetto abito-peplo: drappeggi di tessuto fluido che accarezzano ed avvolgono la silhouette.
Sicuramente uno dei capi d’abbigliamento più antichi della storia visto che, sia nell’epoca romana che in quella pre-cristiana, erano già presenti nei primi affreschi nelle grotte rupestri o scolpiti su pietra indosso ad austere dee ellenistiche.
Chi non ricorda, ad esempio, le sontuose vesti drappeggiate delle Cariatidi dell’Eretteo di Atene? Antesignane di un vero e proprio stile d’abbigliamento che è passato attraverso secoli e secoli di storia ed, ancora oggi, è presente nelle collezioni delle grandi maison di moda.
Un po’ tutti i designer, per la verità, in ogni epoca e Continente hanno tratto la propria ispirazione dall’abito-peplo.
Impossibile citarli tutti ma, nell’era più vicina a noi -solo a titolo esemplificativo-, valga il contributo dato dall’ultima ed indimenticabile sfilata del compianto e sempre amato Gianni Versace che, in quella tragica estate del 1997, mandò in passerella diversi vestiti a pannello dal mood estremamente peplo-dress.
Ma negli anni, quante spose hanno indossato per il giorno più importante della vita un abito drappeggiato in questo stile?
O, per rimanere nel campo dell’arte quante statue ed anche quante Madonne (di varie epoche: da quelle bizantine a quelle neo-classiche fino alle maestose Madonne di Giotto e Cimabue) sono state pensate, ideate e costruite con indosso abiti-peplo?
Dunque, ecco la storia, le tendenze, i modelli che si ripetono ciclicamente.
Ebbene, anche per la corrente stagione primavera-estate 2023, non sono mancati capi di abbigliamento che hanno reso omaggio a questa tendenza.
Ecco le dee-moderne di bianco vestite mandate in passerella da Dior, l’abito in seta monospalla marrone di Tom Ford, quello in crepe glicine asimmetrico di Rick Owens, l’abito con scollatura intrecciata e copricapo arancio di Alberta Ferretti, le sofisticate e sensuali muse anni ’80 drappeggiate di Saint Laurent ecc… Solo un breve elenco di una lunga teoria di peplo-dress al quale hanno reso omaggio quasi tutti i più grandi stilisti del panorama internazionale.
Tributi ad un’arte vestiaria che ha segnato interi decenni e dettato mode, riuscendo sempre a riproporsi nei secoli sino a diventare, oramai, un grande classico.
Ma sarà proprio questo il segreto dell’abito-peplo, ovvero: essere semplice ma drammaticamente opulento? Forse sì, ma al di là della bellezza intrinseca, il successo di questo must-have deriva anche dal fatto che la maestria delle cuciture ed il gioco dei pannelli e dei tessuti che abbracciano letteralmente il corpo (o il capo), li ricopre di una sacralità quasi regale ma pur sempre misteriosa ed intrigante.
Capacità di “trasformazione” che hanno solo pochi abiti.
Un capo apparentemente semplice ma di rara ed inusitata eleganza che parla di un sussurrato glamour d’altri tempi.